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Uruguay di Jose Mujica: Chi consegna un’arma ricevà computer e biciclette.

Pepe Jose Mujica

Il suo motto è “povero non è chi possiede poco ma chi desidera di più” (un pensiero di Seneca), vive insieme alla moglie, la senatrice Lucía Topolansky, con circa 800 euro al mese,  in un’intervista il presidente ha dichiarato: “Questi soldi mi devono bastare perché ci sono molti Uruguaiani che vivono con molto meno!”. Jose Mujica, presidente dell’Uruguay dona da sempre il 90% della sua indennità a un fondo per costruire abitazioni ai più poveri. Il Presidente, classe 1935 nasce da Demetrio Mujica, discendente da antenati baschi, e Lucia Cordano, originaria di un paesino della Val Fontanabuona, in provincia di Genova.

Ha 79 anni e nel 2009 diventa capo di Stato ma la sua vita dal punto di vista di agi e lusso non è per niente cambiata, lui ha deciso di continuare a vivere in campagna, coltivando l’orto e conducendo una vita semplice e spartana. Questo Presidente-contadino, non ha auto blu, si sposta su un decrepito Maggiolino Volkswagen che non vuole dismettere, perché “funziona sempre”, poi c’è pure affezionato e comunque afferma con sicurezza gli basta. Parla con i cittadini, si ferma a salutare il contadino o l’impiegato, il lattaio o l’artigiano lo trovi in giro per le strade o in campagna. Uno che, appena eletto, ha riservato un’ala del palazzo presidenziale ai diseredati. Inevitabile sia adorato dalla gente.

In passato ha fatto parte dei Tupamaros, un’organizzazione radicale marxista alla Robin Hood: rapinavano banche ed i soldi ricavati venivano donati ai poveri. Proprio per questa sua attività illecita ha trascorso quasi 12 anni in carcere (la maggior parte dei quali passati in completo isolamento in un pozzo sotterraneo).

Questa la filosofia di vita del presidente uruguayano: “ho vissuto in questo modo la maggior parte della mia vita. Posso vivere con quello che ho. Dicono che sono il presidente più povero, ma io non mi sento povero. Le persone povere  sono quelle che lavorano solo per mantenere uno stile di vita agiato e costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non possedete molto, non avete bisogno di lavorare come uno schiavo tutta la vostra vita per mantenere tutto quel che avete. E quindi avete più tempo per dedicarvi a voi stessi”.

Questo presidente così diverso dagli odierni suoi colleghi fa sempre parlare di sè, molto amato e ricorda, per tanti versi, un ex partigiano italiano con la pipa che tutti chiamavano “Sandro”.

Adesso ci stupisce con una nuova iniziativa. In Uruguay si stima che un cittadino su tre possegga un’arma e solo la metà risulta regolarmente registrata. La popolazione armata è un pericolo, feriti e decessi causati da armi da fuoco sono in aumento.

La singolare iniziativa consiste nel fatto che: il cittadino che consegna un’arma riceverà, in cambio, un’arma per la vita. Un’arma di conoscenza come lo è un computer portatile o un’altra, per l’esercizio o il lavoro, come è la bicicletta. Una rivoluzione culturale nell’importante intento di disarmare la società uruguayana, traghettandola verso una convivenza più armoniosa e pacifica, risolvendo le differenze attraverso il dialogo e il negoziato e non con la violenza.

Non si finanziano le industrie belliche, non si fanno guerre per vendere armi. La campagna prende spunto da un’idea simile attuata nel paese dal precedente governo che regalò un computer ad ogni bambino, proprio per far entrare nelle case l’informazione: l’arma vera per affrontare la vita! Anche questa volta un messaggio vero e concreto rivolto ai cittadini per dissuaderli dall’utilizzo delle armi come risposta alle difficoltà della vita!

Il tempo per compiere questa sorta di baratto è di sei mesi, in seguito entrerà in vigore una legge che prevede una pena da 1 a 12 anni per chi possiede un’arma illegalmente, ancora una volta soluzioni creative e significative messe in atto per risolvere i grandi problemi della nostra società!

 

 

Alcuni suoi pensieri:
La mia idea di vita è la sobrietà. Concetto ben diverso da austerità, termine che avete prostituito in Europa, tagliando tutto e lasciando la gente senza lavoro. Io consumo il necessario ma non accetto lo spreco. Perché quando compro qualcosa non la compro con i soldi, ma con il tempo della mia vita che è servito per guadagnarli.

E il tempo della vita è un bene nei confronti del quale bisogna essere avari. Bisogna conservarlo per le cose che ci piacciono e ci motivano. Questo tempo per se stessi io lo chiamo libertà. E se vuoi essere libero devi essere sobrio nei consumi. L’alternativa è farti schiavizzare dal lavoro per permetterti consumi cospicui, che però ti tolgono il tempo per vivere.

Stiamo governando la globalizzazione o è la globalizzazione che ci governa? E’ possibile parlare di solidarietà ed unità in un’economia basata sulla concorrenza spietata? Fino a dove arriva la nostra fratellanza?

E la vita… perché non veniamo al mondo per svilupparci in termini generali, veniamo alla vita cercando di essere felici, perché la vita è corta e se ne va, e nessun altro bene vale come la vita… ed è fondamentale, ma se la vita se ne va lavorando e lavorando per consumare e consumare… e se la società del consumo è il motore… […] quell’iperconsumo che a sua volta sta aggredendo il pianeta. […] Dobbiamo pensare ad un’altra cultura, non si tratta di tornare all’epoca delle caverne, o di erigere un monumento alla povertà, semplicemente non possiamo continuare ad essere governati dal mercato ma dobbiamo governare il mercato.

Perché antichi pensatori come Epicuro, Seneca, gli Aymara definivano povero non colui che ha poco, ma colui che ha bisogno di infinitamente molto e vuole e vuole sempre di più.

La crisi dell’acqua, la crisi dell’aggressione all’ambiente, non è una causa, la causa è il modello della nostra civilizzazione che abbiamo creato, dobbiamo ripensare il nostro modo di vivere.

Nel mio paese i lavoratori ottennero la giornata di 8 ore, ora stanno ottenendo 6 ore; ma alla fine hanno due impieghi e lavorano di più di prima, per pagare le rate della moto o della macchina… […] ed alla fine è un vecchio con i reumatismi e la vita se n’è andata. […] E’ questo il destino della vita umana?

Lo sviluppo non può andare contro la felicità. Deve essere a favore della felicità, […] della cura dei figli, delle amicizie […] perché questo è il tesoro più importante. Quando lottiamo per l’ambiente, il primo elemento dell’ambiente è la felicità umana”.

Veniamo alla luce per essere felici. Perché la vita è corta e se ne va via rapidamente. E nessun bene vale come la vita, questo è elementare. Ma se la vita mi scappa via, lavorando e lavorando per consumare un plus e la societá di consumo è il motore, perché, in definitiva, se si paralizza il consumo, si ferma l’economia, e se si ferma l’economia, appare il fantasma del ristagno per ognuno di noi. Ma questo iper consumo è lo stesso che sta aggredendo il pianeta.

Però loro devono generare questo iper consumo, producono le cose che durano poco, perché devono vendere tanto. Una lampadina elettrica, quindi, non puó durare piú di 1000 ore accesa. Però esistono lampadine che possono durare 100mila ore accese!

Ma questo non si può fare perché il problema è il mercato, perché dobbiamo lavorare e dobbiamo sostenere una civilizzazione dell’usa e getta, e cosí rimaniamo in un circolo vizioso.

Questi sono problemi di carattere politico che ci stanno indicando che è ora di cominciare a lottare per un’altra cultura.

Non si tratta di immaginarci il ritorno all’epoca dell’uomo delle caverne, né di avere un monumento all’arretratezza. Peró non possiamo continuare, indefinitamente, governati dal mercato, dobbiamo cominciare a governare il mercato.
Altro su Pepe:
Da presidente i giornalisti raccontano di episodi che lo descrivono come una persona del popolo che umilmente svolge il suo lavoro al servizio della gente dell’Uruguay. Un episodio ad esempio è avvenuto in un negozio di ferramenta del quartiere di Paso de la Arena a Montevideo dove Mujica aveva acquistato un coperchio di WC. Alcuni ragazzi che l’avevano riconosciuto l’hanno invitato nel Club della squadra di football di seconda divisione Hurricane. Senza scorta, quindi senza sicurezza e senza eufemismi, Mujica ha improvvisato un discorso di incoraggiamento per i giocatori che dovevano affrontare una partita, con in mano il sedile del water, appena comprato.

Da presidente ha proposto di donare le cifre astronomiche delle pensioni presidenziali che continuano a prendere gli ex presidenti dell’Uruguay.

 

 

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