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Sancita dalla Consulta la violazione della riservatezza del capo dello Stato in merito alle intercettazioni telefoniche c.d. indirette ottenute dalla Procura di Palermo ed intercorse tra il Presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano e l’ex ministro dell’interno Nicola Mancino.

Un laconico comunicato: “La Corte costituzionale in accoglimento del ricorso per conflitto proposto dal Presidente della Repubblica ha dichiarato che non spettava alla Procura della Repubblica presso il Tribunale ordinario di Palermo di valutare la rilevanza della documentazione relativa alle intercettazioni delle conversazioni telefoniche del Presidente della Repubblica, captate nell’ambito del procedimento penale n. 11609/08 e neppure spettava di omettere di chiederne al giudice l’immediata distruzione ai sensi dell’articolo 271, 3 comma, c.p.p. e con modalità idonee ad assicurare la segretezza del loro contenuto, esclusa comunque la sottoposizione della stessa al contraddittorio delle parti”.

Nessuna polemica dal capo della Procura di Palermo: “Ne prendiamo atto”, ha commentato Francesco Messineo, aggiungendo: “in ogni caso dovremo leggere le motivazioni”, che verranno depositate a gennaio. Mentre il pm Nino Di Matteo continua a ritenere di aver agito correttamente, nel rispetto della legge e della Costituzione.

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