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Roma. Il Consiglio nazionale forense chiede di rivedere lo schema di decreto delegato che taglia 37 tribunali e 220 sezioni distaccate: aleatorie le previsioni sui risparmi e recupero di efficienza tutto da provare.
Rivedere la geografia giudiziaria è una operazione necessaria ma il Governo deve riscrivere il decreto delegato tenendo conto di tutti i criteri, compresi quelli legati alle specificità territoriali che ha totalmente trascurato. Così com’è, infatti, non garantisce né risparmi né efficienza. L’assetto della giustizia sarebbe fragile e il provvedimento del Governo esposto a rischio di incostituzionalità.

L’avvocatura, dal canto suo, insieme con l’Associazione nazionale comuni italiani con la quale è in vigore un Protocollo d’intesa, predisporrà a disposizione di Governo e Parlamento, una Banca dati inserendo voce per voce le spese sostenute dai Comuni per i tribunali in via di soppressione e quelle che sosterrebbero i Comuni dei tribunali superstiti e i necessari studi sulla viabilità locale e la struttura morfologica dei territori. Il tempo c’è, visto che la riforma entrerà in vigore non prima del 2014. E per evitare slittamenti dilatori, si potrà prevedere poi in 12 mesi e non in 18 la sua entrata in vigore.

E’ questa la posizione che il Consiglio nazionale forense ha espresso oggi nelle audizioni che si sono tenute nelle commissione giustizia di camera e senato sullo schema di decreto delegato che attua la legge di Stabilità 2012 sul taglio dei tribunali. Erano presenti il consigliere segretario Andrea Mascherin e il coordinatore della commissione revisione della geografia giudiziaria, Enrico Merli.
Mascherin ha evidenziato come il Governo non ha tenuto conto dell’impatto che le sue scelte provocano sulle comunità locali, in allarme per le conseguenze negative anche sul tessuto economico e sociale che tali scelte comportano. Merli, da parte sua, ha illustrato i numerosi casi in cui i Comuni che dovrebbero accorpare i presidi giudiziari destinati ad essere soppressi, assorbendone le attività e il personale, hanno già dichiarato di non essere nelle condizioni di sostenere gli oneri aggiuntivi di spesa che ne deriverebbero.

Per il Cnf, che ha consegnato un documento dettagliato, non vi saranno né i risparmi attesi né il recupero di efficienza.
Accesso alla giustizia. Mascherin ha evidenziato che le scelte di riallocazioni compiute possono trovare il consenso dell’avvocatura solo se ciascuna di esse, distretto per distretto, appare in linea con la superiore esigenza di consentire ai cittadini un accesso alla giustizia pieno ed effettivo
Aleatorie le previsioni di risparmio. Prova ne è la circostanza che:
-l’esecutivo stima il maturare della prima tranche di risparmi sin dal 2012 laddove il decreto delegato entrerà in vigore non prima del 2014;
-prevede l’eventuale sopravvivenza degli uffici che il ministero indicherà per altri cinque anni , con un risultato di grande confusione;
-del tutto imprevisti sono gli oneri relativi all’accorpamenti.
Recupero di efficienza tutto da dimostrare. Il modello di tribunale preso come unità di misura dal governo si basa solo su alcuni dei criteri della legge delega, che lo stesso governo definisce “pubblici e incontrovertibili” ma ne tralascia altri, propri quelli legati alle specificità dei territori. Minando anche la tenuta giuridica del decreto delegato. Senza contare che il taglio lineare delle 220 sezioni distaccate, laddove la delega parlava anche di riduzione, non consente di apprezzare se ve ne sono alcune necessarie sul territorio.
Mancata applicazione della spending review. Il Governo ha proceduto con tagli lineari, senza applicare il metodo virtuoso del calcolo dei costi standard, della revisione della spesa, del taglio della sola spesa inefficiente, come previsto dal decreto legge sulla spending review.
Claudia Morelli
Responsabile Comunicazione e rapporti con i Media

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