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Di Stefano Nespor. La diminuzione del numero degli iscritti alle Law School, i gravosi indebitamenti di coloro che ne escono e la crescente difficoltà di riuscire a ripagarli, la ristrutturazione di molti grandi studi con uso intensivo di outsourcing e delle nuove tecnologie per l’attività di ricerca e documentazione  sta provocando un intrecciarsi di proposte di modifica del settore. La convinzione generale degli esperti del settore è che l’attuale sistema di educazione legale e di training degli avvocati necessiti di riforme profonde e che le Law School da sole non siano in grado di progettarle anche per la resistenza dei docenti ad abbandonare l’impostazione tradizionale.
Il compito dovrebbe quindi spettare agli organi giudiziari di vertice dei vari Stati, preposti nella massima parte dei casi al controllo delle Scuole di legge e alla regolamentazione degli esami per accedere alla professione, una volta conclusi positivamente gli studi.
Una delle proposte che sinora trova più sostegno è la riduzione degli anni di studi da tre a due. Questo ridurrebbe di un terzo i costi che gli studenti di legge devono sostenere per concludere gli studi. Non va dimenticato che allo studio della legge si perviene dopo aver ottenuto una laurea in una disciplina a scelta, seguendo un corso che è in genere triennale. Comporterebbe però anche la riduzione dei compensi dei docenti e, come prevedibile, sono proprio questi che si oppongono più fermamente alla proposta.
Altri sostengono che sarebbe preferibile mantenere tre anni di studi  ma eliminare la necessità della previa laurea, evitando così di imporre al futuro avvocato una preparazione universitaria in materie non rilevanti per la futura pratica. Altri ancora suggeriscono di rendere più facili gli esami di abilitazione, introducendo un periodo di pratica obbligatorio presso uno studio legale.
Tutte queste proposte in realtà produrrebbero l’effetto, se accolte, di incrementare il numero di avvocati sul territorio nazionale. Molti però ritengono che l’obiettivo dovrebbe essere quello opposto. In proposito  The American Bar Foundation’s Lawyer Statistical Report ricorda che nel 1951 c’erano 220,000 avvocati; nel 2000 il numero era quintuplicato, superando il milione. Il fenomeno ha creato effetti simili a quelli che si verificano nel nostro paese: scarsità di posti per soddisfare i giovani avvocati, incremento abnorme delle cause, riduzione dei compensi da parte dei grandi studi, agevolati in questo dall’aumento della domanda di lavoro.
Di fronte all’accumularsi di pareri contrastanti e al crescere del dibattito, è stata costituita la scorsa estate una Task Force presieduta dal presidente emerito della Corte Suprema dello Stato dell’Indiana con il compito di predisporre un progetto da sottoporre all’esame di tutti gli Stati . Il programma è di esaminare ogni possibile proposta e di pervenire a un progetto compiuto entro 24 mesi.

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