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Spending review: tra caos normativo, emendamenti e sconcertanti dichiarazioni

di Carlo Rapicavoli – E’ francamente sconcertante leggere le dichiarazioni di alcuni Ministri in risposta agli allarmi lanciati dagli Enti Locali a seguito dei tagli previsti dal decreto sulla spending review.

Nei giorni scorsi il Ministro Giarda aveva ampiamente condiviso l’allarme lanciato da Comuni e Province sugli effetti dei tagli sull’erogazione dei servizi: “Ho cercato invano di far cambiare quella norma. È contraria a tutto quello che ho sempre pensato in materia di finanza locale. Speriamo che il Senato sia più saggio del governo”.

Il Ministro aveva così voluto sottolineare la troppa fretta nel mettere a punto il capitolo che nel decreto legge sulla spending review tratta della riduzione dei trasferimenti a comuni e province, in particolare nel passaggio relativo alla clausola di salvaguardia che scatterebbe qualora comuni, province e regioni non riuscissero a trovare un accordo.

Tali dichiarazioni avevano fatto ben sperare in un mutato atteggiamento nei confronti di Regioni e Autonomie Locali in sede di conversione in legge del decreto con alcuni emendamenti correttivi che potevano, almeno in parte, correggere le distorsioni contenute nel decreto e che abbiamo già trattato nel precedente intervento sull’argomento https://www.quotidianolegale.it/1338/notizie/la-spending-review-tagli-ai-servizi-pubblici.htlm

Le Province avevano in particolare sottolineato i rischi per la efficiente erogazione di tutti i servizi collegati all’edilizia scolastica superiore per quanto di competenza.

Va ricordato che è a carico delle province italiane non solo la manutenzione ordinaria e straordinaria delle scuole superiori, ma anche la loro illuminazione e riscaldamento e diversi servizi essenziali per i ragazzi con disabilità. Il dissesto finanziario degli enti locali a seguito dei tagli ad esercizio finanziario già inoltrato, costituirebbe una vera e propria disarticolazione dello Stato e il venir meno di servizi e diritti fondamentali.

A tale appello delle Province aveva prontamente risposto il Ministro Profumo convocando un incontro immediato al Ministero.

Finalmente una risposta tempestiva!

Da qui lo sconcerto per le dichiarazioni che ne sono seguite.

Riportiamo testualmente il comunicato stampa del Ministero del 25 luglio:

“Il ministro Francesco Profumo ha incontrato oggi pomeriggio al Miur il presidente dell’UPI, Giuseppe Castiglione, e altri rappresentanti delle Province italiane.

Nel corso dell’incontro, che si è svolto in un clima positivo e di collaborazione, sono stati affrontati i temi della dell’edilizia scolastica e delle risorse a disposizione delle province per la gestione ordinaria delle scuole, alla luce del programma di revisione della spesa proposta dal governo.

Ascoltate le preoccupazioni espresse dall’UPI, il ministro si è impegnato a rappresentarle in Consiglio dei Ministri.

Parallelamente, Profumo ha espresso l’impegno del Ministero a trovare le soluzioni più adeguate per velocizzare l’iter di trasferimento alle Province dei fondi già disponibili e deliberati.

Durante la discussione, Profumo ha ribadito che la sicurezza delle scuole rappresenta un elemento di assoluta importanza per il Paese e per le famiglie, da affrontare con un intervento organico e strutturale che potrà determinare anche occasioni di crescita per il Paese. La partita per la modernizzazione degli istituti e per la definizione di un progetto scolastico di più ampio respiro e rivolto al futuro – ha sottolineato il ministro – permetterà di investire parte delle risorse oggi impegnate per le spese correnti in servizi per gli studenti, in edifici più moderni che potranno assumere, in futuro, il ruolo di centri civici aperti ai cittadini e ai territori”.

Affermazioni istituzionali e con senso di responsabilità.

Ma leggiamo oggi le dichiarazioni dello stesso Ministro riportate dall’ANSA: “Ischia (Napoli) 26 luglio, ore 16.25 – “Il loro vero obiettivo è conservare alcune delle cose allo status quo. E’ chiaro che per loro mantenere la delega sulle scuole, sulle proprietà delle scuole, dà la forza di dire ‘noi dobbiamo esistere’. Obiettivo concreto del Ministero è invece quello di far gestire direttamente ai Comuni le scuole tagliando fuori quella che è la gestione di un organo intermedio, appunto la Provincia”. Così il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha risposto – a margine di un convegno – ai cronisti in merito agli allarmi lanciati dalle Province sul rischio apertura dell’anno scolastico in seguito ai tagli della spending review. (ANSA)”.

Appunto, sconcertante.

Come fa il Ministro a fare di un problema reale e di enorme portata per i servizi ai cittadini una questione di “mantenimento dello status quo”?

Porre il problema dell’insufficienza delle risorse significa per un amministratore pubblico, democraticamente eletto, affermare il “proprio diritto all’esistenza” o è senso di responsabilità istituzionale?

Appare incredibile leggere tali dichiarazioni da un Ministro della Repubblica!

Ci limitiamo solo ad osservare: con quali fondi i Comuni potrebbero sopperire alla gestione degli istituti scolastici di istruzione secondaria superiore? Indichi il Ministro con quali risorse ed allora potremmo dargli ragione!

Nessun altro commento.

Il tema è molto più complesso per essere ricondotto al mantenimento dello “status quo” di qualche amministratore pubblico.

Rinviamo solo ai dati resi pubblici dall’UPI e consegnati al Ministro il 25 luglio in occasione dell’incontro il cui esito è riportato nel comunicato stampa del Ministero sopra riportato e su cui il Ministro si è impegnato a trovare soluzioni per rendersi conto dell’entità del problema:
http://www.upinet.it/docs/contenuti/2012/07/dossier%20province%20scuole%2025%20luglio%202012.pdf

Dati indiscutibili per lo stesso Ministro perché provenienti dallo stesso Ministero e dai bilanci pubblici certificati.

Vogliamo pensare dunque che – come spesso accadeva ai politici e forse ora anche ai tecnici – le dichiarazioni del Ministro sono state fraintese dalla stampa…

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