Contrariamente alle attese, il governo non ha licenziato oggi il decreto legislativo sul taglio delle circoscrizioni giudiziarie, che confluirà nel decreto legge sulla spending review, secondo quanto riferisce una fonte di via Arenula.
Nell’agenda del Consiglio dei ministri c’erà anche la deliberazione per il ricorso di fronte alla Consulta contro la legge regionale veneta sulle tariffe idriche.
Nel decreto legge potrebbero confluire anche le risorse necessarie a finanziare le spese del 2013 non iscritte a bilancio ma di fatto inderogabili: cinque per mille, missioni militari all’estero e i finanziamenti a Anas e Ferrovie dello Stato. Probabilmente sarà rimandata al 2013, se non eliminata, l’aumento dell’Iva previsto a ottobre, blindare i saldi di finanza pubblica evitando rischi di aumento del deficit dovuti alla recessione e trovare ulteriori risorse per la ricostruzione delle zone terremotate in Emilia Romagna. A condizione di trovare tutte le risorse necessarie, si intende.
Il Consiglio dei ministri si riunirà nuovamente venerdì 6 luglio, in quella occasione probabilmente sarà varato il decreto definitivo sulla spending review.
Tra i principali capitoli a cui stanno lavorando i tecnici risalta il pubblico impiego. Il ministero dell’Economia vuole arrivare a una corposa riduzione della pianta organica, attraverso la messa in mobilità fino a 24 mesi e con l’80% dello stipendio, dei dipendenti in esubero. Non è chiaro se la riduzione del personale avverrà anche con deroghe alla riforma delle pensioni voluta dal ministro del Welfare Elsa Fornero.
Pare che si applicherà a tutta la pubblica amministrazione quanto già deciso dal governo il 15 giugno per Palazzo Chigi e Tesoro, ovvero un taglio secco del 20% di tutti i dirigenti e del 10% di tutti gli altri organici.
Anche la sanità subirà il suo taglio, pari a circa 1 miliardo nel 2012 e a 1,6 miliardi nel 2013.
Mentre la giustizia, subirà il taglio dei tribunali legato alla revisione delle circoscrizioni giudiziarie. La discussione sul decreto di attuazione della legge delega 148 del 2011, potrebbe comportare la cancellazione o l’accorpamento di centinaia tra tribunali, sezioni distaccate e sedi dei giudici di pace.
Mentre l’Italia rischia il default, non si parla di tagli veri e netti alle spese militari, non se ne parla della legge anticorruzione nella P.A. oltre 70 miliardi, non si mette il famoso tetto massimo agli stipendi “d’oro” o al cumolo di cariche, non si riducono drasticamente gli stipendi dei nostri parlamentari, dei magistrati, dei professori universitari, dei primari ecc. ecc., insomma dei privilegiati che credono di poter tirare la corda ancora per molto.