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S.O.S. Mediterraneo: smaltimento di rifiuti militari cancerogeni, tossici, radioattivi.

di Fulvio Conti Guglia. La notizia, apparsa poco o niente sui maggiori organi di stampa, rischia di passare sottobanco. Al Sud dovrà essere realizzato un mega impianto di smaltimento di prodotti chimici e idrocarburi, agenti inquinanti e cancerogeni, rifiuti radioattivi, tossici e speciali, da smaltire, stoccare, maneggiare, trattare e “bonificare”, a due passi dal centro urbano di Messina. In Sicilia, e precisamente nel cuore dello Stretto, l’Arsenale militare messinese è destinato a trasformarsi in “Centro di eccellenza” per la “demilitarizzazione e lo smaltimento” delle unità navali dell’Alleanza Atlantica fino a duemila tonnellate (il cosiddetto “naviglio sottile”). Lo ha deciso l’Agenzia Industrie e Difesa, l’ente di diritto pubblico istituito nel 1999 per razionalizzare le strutture industriali del Ministero della Difesa in vista della loro privatizzazione. Partner del progetto sarà la NATO Maintenance and Supply Agency (NAMSA), l’agenzia logistica dell’Alleanza con sede a Capellen (Lussemburgo) che assiste i paesi membri negli acquisti comuni e nella manutenzione dei sistemi d’arma, dal primo luglio di quest’anno sotto il controllo della neo costituita NATO Support Agency (NSPA).

L’immensa discarica di navi da guerra dismesse dalle marine dei paesi membri della NATO sarà creata in uno degli ecosistemi più fragili e delicati dell’intera Europa. La maledizione sullo Stretto di Messina continua: dopo il tentativo del ponte, la discarica di navi militari.

Nel nuovo Centro d’eccellenza (così viene chiamato) sarà necessario realizzare gli “impianti per garantire la sicurezza ambientale” e le “aree per l’accumulo di materiali da smaltire”. La città di Messina, la Sicilia e l’intero Sud, se il progetto dovesse realizzarsi, sarà destinata a trasformarsi da località turistica a località da evitare. In caso d’incidente, le forti correnti che attraversano, stabilmente, il canale di Sicilia impiegherebbero poco tempo ad infettare l’intero mediterraneo e renderlo inidoneo alla pesca, al turismo e alla vita in genere. Si potrebbe ipotizzare, (e forse senza commettere grandi errori) che solo pochi trarrebbero dei vantaggi da questo progetto (diciamo così) malamente localizzato: la mafia, alcuni politici e qualche appartenente alle forze militari.

 

Caratteristiche fisiche del Mar Mediterraneo

Il mar Mediterraneo è un bacino semichiuso con una forte evaporazione e un ridotto apporto di acque dolci fluviali, apporto influenzato da attività umane (dighe e sbarramenti).
Nei mesi estivi l’evaporazione è relativamente ridotta a causa dei venti non eccessivamente frequenti e dell’elevata umidità, al contrario nei mesi invernali l’evaporazione è molto elevata a causa dell’aria fredda e della prevalenza di venti secchi di origine continentale (Bora, Maestrale, Vardarac, Scirocco e Meltemi).
Evaporazione e ridotto apporto di acque fluviali fanno sì che il Mediterraneo sia in costante deficit idrico. Questo viene compensato dall’oceano Atlantico che annualmente riversa nel Mediterraneo, attraverso lo Stretto di Gibilterra, tra i 36.000 e i 38.000 km³ d’acqua. Questo apporto di grandi quantità d’acqua, provoca forti correnti durante tutto l’anno, favorendo la pulizia dei bassi fondali dello Stretto che, diversamente, nel corso dei millenni si sarebbe inevitabilmente chiuso.
Le correnti superficiali

Le correnti superficiali mediterranee originano tutte dall’afflusso di acqua atlantica e seguono in prevalenza degli andamenti di tipo ciclonico, cioè antiorario. L’acqua atlantica, più fredda ma meno salata (motivo per cui rimane in superficie) entra nel Mediterraneo dopo aver lambito le coste del Marocco.
Una volta varcato lo stretto di Gibilterra viene spinta a sud dalla forza di Coriolis e segue prevalentemente la costa nordafricana dando origine alla corrente algerina, una parte della massa d’acqua, scontrandosi con la corrente anticiclonica del mare di Alborán, si biforca verso nord in direzione delle isole Baleari.
La corrente algerina, nel prosieguo del suo corso, si biforca nuovamente: una parte prosegue verso il canale di Sicilia, un’altra invece risale verso la Corsica e unendosi alla parte che fin dall’inizio si era diretta verso le Baleari dà origine alla corrente ligure provenzale catalana che scorre verso ovest lambendo le coste liguri, francesi e catalane e attraversando il Golfo del Leone.
I bassi fondali del canale di Sicilia fanno sì che la corrente algerina si biforchi nuovamente, una parte risale infatti verso il Tirreno dando origine ad una corrente ciclonica che in parte lambisce le coste liguri e si riunisce con la corrente ligure-provenzale catalana.
La parte di corrente algerina che riesce a valicare il canale di Sicilia attraversa dapprima un’area prospiciente le coste della Tunisia e della Libia caratterizzata da correnti anticicloniche (il Golfo della Sirte) e poi forma la corrente africana che scorre lungo il mare di Levante dando origine alla corrente dell’Asia Minore che lambisce la costa Turca fino a Rodi.
Nell’Adriatico, nello Ionio e nell’Egeo vi sono altre correnti minori di tipo ciclonico.
Oltre alle citate correnti costiere vi è la corrente centro-mediterranea che scorre sopra la dorsale mediterranea in direzione Creta e Cipro.

Le correnti intermedie

Lo strato d’acqua compreso fra i 200 e i 600 metri è interessato da un movimento in senso opposto a quello delle correnti di superficie. Origina infatti dal mar di Levante, il tratto di Mediterraneo con i più elevati valori di salinità, (si raggiunge qui il 39,1 per mille di salinità). D’inverno, con il calo della temperatura si ha un aumento della densità dello strato superficiale che “comprime” lo strato d’acqua inferiore dando origine alla corrente intermedia.
Questa corrente è divisa in un ramo principale che percorre l’intero Mediterraneo e due rami secondari che attraversano l’uno il Golfo della Sirte e l’altro, più cospicuo, lo Ionio fino a entrare nell’Adriatico dove incontra le fredde acque invernali per poi uscire nuovamente dallo stretto di Otranto.
Il ramo principale si dirige invece verso il canale di Sicilia dove, a causa dei fondali bassi e della portata della corrente di superficie, deve dividersi in due stretti passaggi laterali situati a quote diverse. L’acqua proveniente dal più settentrionale si dirige verso il Tirreno dove fa un lungo giro antiorario e in gran parte esce per ricongiungersi col ramo secondario e risalire verso la Sardegna per poi seguire la costa francese e spagnola e uscire dallo Stretto di Gibilterra.
Dalle analisi degli oceanografi pare che una goccia d’acqua entrata dallo stretto di Gibilterra impieghi circa 150 anni per compiere tutto il “giro” e ritornare, profondamente modificata nella composizione, all’oceano Atlantico.

La circolazione profonda

Le correnti di profondità interessano due aree del Mediterraneo, il bacino ligure provenzale e lo Ionio. In entrambi i casi le correnti originano nella stagione invernale in seguito ad un rapido raffreddamento delle acque provocato dal vento.
Nel primo caso il maestrale raffredda rapidamente le acque al centro del Golfo del Leone. In seguito all’aumento di densità l’acqua si dirige verso il fondo, sino ai 2000 metri di profondità, contribuendo al lento ricambio delle acque profonde.
Nel bacino orientale è la Bora che abbassando la temperatura delle acque nel mare Adriatico origina una corrente diretta verso sud che si inabissa oltre il canale di Otranto e contribuisce al ricambio delle acque profonde dello Ionio.

Tratto da http://it.wikipedia.org/wiki/Mediterraneo

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