Roma. Finisce male, dell’incontro di ieri tra l’Avvocatura e il ministro della giustizia Severino, un esito totalmente inaspettato, dichiara il consigliere segretario Mascherin: “Registriamo una chiusura irrispettosa nei confronti di tutti gli avvocati e delle prerogative del Parlamento” . Senza lo stralcio della professione forense dal regolamento professioni e senza una legge di riforma approvata dal Parlamento vengono meno le condizioni preliminari per avviare un dialogo costruttivo con il Governo. Prendiamo atto della chiusura del ministro guardasigilli su entrambi i fronti: chiusura irrispettosa dell’Avvocatura e delle prerogative del Parlamento”.
La Severino da parte sua dichiara di prendere atto della chiusura pregiudiziale dei suoi colleghi: “Ho manifestato la mia disponibilità a partecipare attivamente alla stesura della legge di riforma della professione forense che ne valorizzasse la specificità e di volerlo fare in tempi ristrettissimi, durante il periodo estivo, senza quindi che ciò ritardasse l’itinerario parlamentare e consentendo al governo di esprimere un parere più meditato sulla richiesta di sede deliberante in Commissione Giustizia della Camera. Ho preso atto di questa chiusura pregiudiziale. Sottoporrò la questione al prossimo Consiglio dei ministri che assumerà le conseguenti decisioni”. E continua: “Avevo convocato un incontro per discutere del tema di un possibile contributo allo smaltimento dell’arretrato civile. I miei interlocutori – prosegue il ministro – hanno ritenuto però che fosse pregiudiziale alla trattazione di questo tema sciogliere il nodo della legge professionale, preceduta dallo stralcio della posizione degli avvocati da quella di altre categorie professionali dal regolamento sugli ordini di prossima emanazione”.
Il Cnf, ha iniziato l’incontro con le richieste annunciate: “Senza lo stralcio della professione forense dal regolamento professioni e senza una legge di riforma approvata dal Parlamento vengono meno le condizioni preliminari per avviare un dialogo costruttivo con il Governo. Prendiamo atto della chiusura del guardasigilli su entrambi i fronti: chiusura irrispettosa dell’Avvocatura e delle prerogative del Parlamento”. È questa la dura presa di posizione di Andrea Mascherin, consigliere segretario del Consiglio nazionale forense, al termine dell’incontro. “Consideriamo questo uno schiaffo – ha proseguito – e riteniamo che chi all’interno dell’esecutivo sta perseguendo un disegno ideologicamente mirato a mortificare il ruolo costituzionale dell’avvocatura e quello delle altre professioni si assume una grave responsabilità nei confronti del sistema Paese”.
Il Cnf – secondo cui “’Esecutivo, in questo modo, sta erodendo le stesse prerogative del Parlamento che formalmente ha manifestato la volontà di andare avanti sulla riforma in tempi rapidi” – prima di trarre conclusioni attende il Consiglio dei ministri di venerdì, ma “non considera perseguibile qualsiasi soluzione che sottragga di fatto alla discussione parlamentare la formazione dello Statuto dell’avvocatura affidandolo al governo, che per Costituzione può contribuire alla formazione delle leggi ma non certo imporre i suoi contenuti al Parlamento e alle parti sociali”.
Nella vertenza “giudiziaria” interviene, dall’esterno, anche l’Oua (Organismo unitario dell’avvocatura) annunciando l’astensione dalle udienze il 20 e 21 settembre “contro l’incostituzionale chiusura di 1.000 uffici giudiziari, la rottamazione del processo civile, la delegificazione della professione forense, il fallimento della mediaconciliazione obbligatoria”. Secondo il presidente Maurizio De Tilla “finora non si è voluto dialogare su nulla e non sono accettabili compromessi sui diritti dei cittadini. Non possiamo che proclamare altre due giornate di astensione dalle udienze. Al ministro Severino abbiamo confermato la disponibilità al confronto su proposte concrete per riformare la giustizia e la professione forense. No, però, alla rottamazione dei diritti e dei processi pendenti e al mantenimento del fallimentare esperimento della mediaconciliazione obbligatoria. Si riparta dal decalogo presentato dall’Oua: dal processo telematico all’estensione delle prassi positive, dai tribunali tecnologici, all’autogestione delle risorse e la riorganizzazione degli uffici”.