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Ogni anno nell’UE si sprecano circa 88 milioni di tonnellate di cibo – indicativamente il 20 % di tutti gli alimenti prodotti – con conseguenti costi stimati in 143 miliardi di euro. Cosa si sta facendo per ridurli? Si tentano tutte le strade per prevenire la produzione dei rifiuti alimentari e rafforzare la sostenibilità del sistema alimentare?

 

Che cosa sono i rifiuti alimentari?

I rifiuti alimentari sono i rifiuti che si generano durante la produzione, la distribuzione e il consumo degli alimenti. Per contrastare questo fenomeno dobbiamo capire dove avvengono le perdite, in quali quantità e per quali motivi. A questo scopo, nell’ambito del pacchetto sull’economia circolare adottato nel 2015, la Commissione intende elaborare una metodologia per la quantificazione dei rifiuti alimentari. Questa metodologia stabilirà, sulla base delle definizioni di “alimenti” e “rifiuti” usate in ambito UE, quali materiali sono considerati rifiuti alimentari e quali no a ogni fase della filiera alimentare. Una quantificazione e una comunicazione coerenti dei livelli di rifiuti alimentari nell’UE consentiranno agli Stati membri e agli attori della catena del valore nel settore alimentare di confrontare e monitorare tali livelli e quindi di valutare l’efficacia delle iniziative adottate per prevenire la produzione di tali rifiuti.

 

Qual è la portata del problema?

I rifiuti alimentari destano serie preoccupazioni in Europa: si stima che ogni anno nell’UE si sprechino circa 88 milioni di tonnellate di cibo – indicativamente il 20 % di tutti gli alimenti prodotti – con conseguenti costi stimati a 143 miliardi di euro[1]. Gli alimenti vengono persi o sprecati lungo l’intera filiera alimentare: nell’azienda agricola, durante la trasformazione e la fabbricazione, nei negozi, nei ristoranti e nelle mense e in ambito domestico. I rifiuti alimentari esercitano una pressione indebita sulle risorse naturali limitate e sull’ambiente. Secondo l’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura circa un terzo di tutti gli alimenti prodotti a livello mondiale va perso o sprecato; la produzione di tale quantitativo di alimenti necessita di una superficie coltivata della grandezza della Cina e genera circa l’8 % delle emissioni di gas serra globali. Oltre al notevole impatto economico e ambientale, i rifiuti alimentari presentano anche un importante aspetto socioeconomico: in un mondo in cui oltre 800 milioni di persone soffrono la fame, si dovrebbero agevolare il recupero e la ridistribuzione delle eccedenze alimentari affinché chi ne ha maggiormente bisogno possa ricevere alimenti sicuri e idonei al consumo.

 

L’UE sta già facendo qualcosa al riguardo? E le politiche nazionali?

Dal 2012 la Commissione si impegna e collabora attivamente con tutti gli attori per individuare gli sprechi alimentari lungo la filiera alimentare, gli ostacoli che si frappongono alla prevenzione dei rifiuti alimentari e i settori in cui sono necessarie azioni a livello dell’UE. Su questa base è stato elaborato un piano d’azione integrato per la gestione del problema dei rifiuti alimentari, presentato nell’ambito del pacchetto sull’economia circolare.

Per essere efficace, la prevenzione dei rifiuti alimentari richiede interventi a tutti i livelli (globale, dell’UE, nazionale, regionale e locale) e l’impegno di tutti i principali soggetti coinvolti nell’elaborazione dei programmi integrati necessari per attuare il cambiamento lungo tutta la catena del valore del settore alimentare. A livello nazionale alcuni Stati membri hanno sviluppato programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti alimentari che hanno già prodotto risultati concreti[2]. Nel 2016 anche due Stati membri dell’UE (Francia[3] e Italia[4]) hanno adottato una normativa specifica per promuovere e facilitare l’attuazione delle misure di prevenzione dei rifiuti alimentari e la cooperazione tra i principali soggetti coinvolti.

Nel settembre 2015 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030, che includono il dimezzamento dei rifiuti alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatore e la riduzione delle perdite alimentari lungo le filiere di produzione e di approvvigionamento. L’UE e i suoi Stati membri sono impegnati a raggiungere questo obiettivo.

 

Che cosa propone la Commissione per rilanciare l’azione dell’UE in questo settore?

Il pacchetto della Commissione sull’economia circolare ha individuato nella prevenzione dei rifiuti alimentari uno dei settori prioritari di azione e invita gli Stati membri a ridurre la produzione di rifiuti alimentari in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. La nuova proposta legislativa sui rifiuti prescrive agli Stati membri di ridurre gli sprechi alimentari in ogni fase della filiera alimentare, di monitorare i livelli di tali sprechi e di riferirne in merito al fine di agevolare lo scambio fra gli operatori sui progressi compiuti.

Il piano d’azione della Commissione per la prevenzione dei rifiuti alimentari nell’UE comprende:

  • lo sviluppo di una metodologia comune dell’UE per quantificare i rifiuti alimentari e la definizione degli indicatori pertinenti (atto di esecuzione che sarà presentato dopo l’adozione della proposta della Commissione relativa alla revisione della direttiva quadro sui rifiuti);
  • la creazione di una piattaforma dell’UE sulle perdite e sui rifiuti alimentari che riunisce gli Stati membri e tutti gli attori della filiera alimentare per aiutarli a definire le misure necessarie a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile in materia di rifiuti alimentari e condividere le migliori pratiche e i risultati ottenuti;
  • l’adozione di misure volte a chiarire la legislazione dell’UE relativa ai rifiuti, agli alimenti e ai mangimi e facilitare le donazioni alimentari nonché la valorizzazione come mangimi dei prodotti alimentari e dei sottoprodotti non più destinati al consumo umano senza compromettere la sicurezza degli alimenti e dei mangimi;
  • l’esame di modi per migliorare l’uso, da parte degli operatori della filiera alimentare, dell’indicazione della data di consumo e della sua comprensibilità per i consumatori, in particolare per quanto riguarda la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro il”.

 

Cosa intende fare la Commissione per evitare lo scarto di alimenti commestibili?

La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri e le parti interessate, svilupperà orientamenti dell’UE sulle donazioni alimentari per aiutare i donatori di alimenti, le banche alimentari e altre organizzazioni di beneficenza a rispettare la pertinente legislazione dell’UE (sicurezza alimentare, tracciabilità, igiene alimentare, etichettatura ecc.). L’adozione di tali orientamenti è prevista per la fine del 2017.

La Commissione elaborerà inoltre orientamenti per l’utilizzo nei mangimi dei prodotti alimentari non più destinati al consumo umano e ha già chiaramente escluso dal campo di applicazione della proposta legislativa sui rifiuti le materie prime per mangimi. In questo modo si garantirà che i prodotti alimentari non più idonei al consumo umano (per esempio i biscotti sbriciolati o il pane secco), che sono sicuri ma che non possono entrare nella filiera alimentare per ragioni commerciali, non siano considerate rifiuti nell’UE e possano quindi fungere da risorsa per produrre mangimi.

 

Che cos’è la piattaforma dell’UE sulle perdite e sui rifiuti alimentari?

La piattaforma, che si riunisce per la prima volta il 29 novembre 2016, sarà il principale forum a livello di UE inteso ad aiutare tutti i soggetti coinvolti a individuare e ad attuare soluzioni di prevenzione dei rifiuti alimentari e a raggiungere i relativi obiettivi di sviluppo sostenibile. La piattaforma promuoverà soprattutto la cooperazione intersettoriale e la condivisione di migliori pratiche e risultati. La piattaforma dell’UE sulle perdite e sui rifiuti alimentari ha lo scopo di sostenere tutti gli attori nel ripensare una catena del valore del settore alimentare in cui gli sprechi alimentari siano ridotti al minimo e il valore aggiunto degli alimenti prodotti sia massimizzato, facilitando in tal modo la transizione verso un’economia circolare e sistemi alimentari più sostenibili.

Per la composizione della piattaforma la Commissione ha cercato di assicurare non soltanto un alto livello di professionalità ma anche una rappresentanza equilibrata di competenze e di settori di interesse nella catena del valore del settore alimentare, tenendo conto del mandato della piattaforma e di futuri settori di attività.

La piattaforma sarà costituita da un numero complessivo di 70 membri. Saranno rappresentati 33 enti pubblici – gli Stati membri dell’UE, i paesi dell’EFTA, gli organismi dell’UE (Comitato delle regioni, Comitato economico e sociale europeo), organizzazioni internazionali [OCSE, Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) e programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP)] – e 37 rappresentanti del settore privato, selezionati a seguito di un invito pubblico a presentare candidature.

I membri, nominati per il mandato dell’attuale Commissione (ossia fino al 31 novembre 2019), si riuniranno a scadenze regolari (due riunioni sono già previste per il 2017).

Sono anche previsti lo scambio e il dialogo con le organizzazioni non rappresentate nella piattaforma attraverso reti e strumenti di consultazione, riunioni e conferenze pubbliche.

La Commissione può anche invitare di volta in volta altre organizzazioni alle riunioni della piattaforma e dei suoi sottogruppi al fine di fornire ulteriori competenze in settori tematici specifici.

La Commissione pubblicherà regolarmente sul suo sito web le informazioni sui lavori della piattaforma e intende trasmetterne in webstreaming le riunioni per estenderne l’influenza.

 

E l’indicazione della data di consumo? È un metodo efficace per risolvere il problema?

Un sondaggio Eurobarometro [5] condotto nel 2015 rivela che, benché la maggioranza dei consumatori (58 %) dichiari di verificare sempre le date di consumo indicate (“da consumarsi entro il” e “da consumarsi preferibilmente entro il” sull’etichetta degli alimenti) al momento dell’acquisto e della preparazione dei pasti, meno della metà ne comprende il significato. Si ritiene che l’erronea interpretazione da parte dei consumatori del significato di queste indicazioni abbia un’incidenza rilevante sui rifiuti alimentari in ambito domestico (tra il 15 e il 33 % a seconda dello studio).

Anche le modalità di utilizzo dell’indicazione della data di consumo da parte degli operatori del settore alimentare e delle autorità di regolamentazione per gestire la filiera alimentare possono avere un impatto significativo sugli sprechi alimentari.

La Commissione sta pertanto valutando come far comprendere e utilizzare meglio questo strumento a tutti gli attori per impedire che vengano gettati alimenti sicuri e ancora commestibili, in ciascuna fase della filiera alimentare.

La Commissione ha predisposto un opuscolo informativo in tutte le lingue dell’UE e un’infografica per spiegare la differenza tra queste due date indicate sugli imballaggi degli alimenti.

 

Cosa intende fare la Commissione per risolvere il problema della confusione generata dalle date sulle etichette?

Per raccogliere dati su cui basare le attività future in materia di indicazione delle date di consumo, la Commissione ha incaricato una società esterna di analizzare l’uso di questo strumento nel mercato da parte degli operatori del settore alimentare e delle autorità di controllo. I risultati di questa indagine, previsti per la fine del 2017, aiuteranno a definire le politiche relative all’indicazione della data di consumo e alla prevenzione dei rifiuti alimentari.

Dato che i responsabili della gestione dell’indicazione della data di consumo sono gli operatori del settore alimentare, in futuro la Commissione potrà anche elaborare orientamenti per sostenere l’industria e favorire un uso più coerente delle date, basato su una comprensione condivisa della terminologia.

Per quanto riguarda le norme in materia di etichettatura, la Commissione sta valutando varie opzioni per semplificare l’indicazione della data di consumo sui prodotti alimentari, per esempio ampliando l’elenco degli alimenti esentati dall’obbligo di presentare l’indicazione “da consumarsi preferibilmente entro il” sull’etichetta. Attualmente questi alimenti sono per esempio l’aceto, lo zucchero, il sale e la gomma da masticare, ma ve ne potrebbero essere altri per cui l’eliminazione dell’indicazione della data di consumo non rappresenterebbe un rischio per la sicurezza.

La Commissione può inoltre proporre di modificare la terminologia utilizzata per l’indicazione della data di consumo sull’etichetta dei prodotti alimentari se è dimostrato che una formulazione alternativa è più chiara e più utile per i consumatori.

La Commissione discuterà queste opzioni in modo approfondito con gli Stati membri e le parti interessate, assicurandosi che le eventuali modifiche proposte contribuiscano alla prevenzione dei rifiuti alimentari, soddisfino le esigenze di informazione dei consumatori e, aspetto ancora più importante, non ne compromettano la sicurezza.

La Commissione continuerà inoltre a informare sul significato dell’indicazione della data di consumo sui prodotti alimentari per integrare le iniziative condotte dalle autorità pubbliche e dalle parti interessate a livello nazionale. In questo contesto la piattaforma dell’UE sulle perdite e sui rifiuti alimentari permetterà ai membri di disporre di un’importante sede per condividere le esperienze e identificare le migliori pratiche per migliorare la comprensione dell’indicazione della data di consumo presso i consumatori.

 

Che cosa posso fare come consumatore dell’UE per contribuire alla riduzione dei rifiuti alimentari?

Possiamo compiere piccoli gesti quotidiani per non sprecare gli alimenti e risparmiare sulla spesa. La Commissione ha pubblicato un semplice elenco di dieci suggerimenti per aiutare i consumatori a combattere gli sprechi alimentari: Consigli per non sprecare i prodotti alimentari nella vita quotidiana.

Sul sito web della Commissione dedicato al tema dei rifiuti alimentari sono riportati vari esempi di campagne antispreco rivolte ai consumatori e organizzate a livello locale, regionale, nazionale e mondiale. Tra queste l’iniziativa Love Food Hate Waste promossa dal Regno Unito, che ha contribuito a una riduzione del volume dei rifiuti alimentari domestici del 15 % tra il 2007 e il 2012, e altre campagne mondiali lanciate da più organizzazioni come Think.Eat.Save, realizzata dall’UNEP, dalla FAO e da altri partner nell’ambito dell’iniziativa SAVE FOOD.

 

Per maggiori informazioni

http://ec.europa.eu/food/safety/food_waste_en

 

[1] Stime sui livelli europei di rifiuti alimentari, FUSIONS, marzo 2016

[2] EU FUSIONS – Relazioni per paese: http://www.eu-fusions.org/index.php/country-reports

[3] LOI n° 2016-138 du 11 février 2016 relative à la lutte contre le gaspillage alimentaire

[4] Legge sugli sprechi alimentari (Legge 19 agosto 2016 n.166).http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2016/08/30/16G00179/sg

[5] Flash Eurobarometro 425 sui rifiuti alimentari e l’indicazione della data di consumo, ottobre 2015

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