REFERENDUM NO GREEN PASS: I CITTADINI GARANTI DELLA COSTITUZIONE.
L’impegno dei promotori è supportato da un Comitato organizzativo e da un Comitato di Garanti
Comitato organizzativo
avv. Olga Milanese avvocato del Foro di Salerno prof. Luca Marini docente di diritto internazionale alla Sapienza di Roma, già vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica prof. Francesco Benozzo docente di filologia romanza all’Università di Bologna e responsabile scientifico di centri di ricerca internazionali di antropologia, linguistica e consapevolezza civica
Comitato dei Garanti
prof. Paolo Sceusa presidente emerito di sezione della Corte di Cassazione e fondatore della Scuola superiore di diritto e protezione dei minori prof. Ugo Mattei docente di diritto civile all’Università di Torino dott. Carlo Freccero giornalista, già consigliere di amministrazione della RAI prof. Alberto Contri Past president della Fondazione Pubblicità Progresso e docente di comunicazione sociale
LE RAGIONI DEL NO
I cittadini italiani hanno gradualmente preso coscienza del fatto che il Green Pass costituisce un palese strumento di discriminazione che collide con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, considerati intangibili dalla Costituzione repubblicana.
Il Green Pass, infatti, esclude dalla vita economica e sociale della nazione quei cittadini che sostengono convinzioni ed evidenze diverse da quelle imposte dal Governo. Per questo motivo, la normativa che istituisce il Green Pass si pone in netto contrasto con l’art. 3 della Costituzione, secondo cui “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Il Green Pass, inoltre, spingendo surrettiziamente i cittadini alla vaccinazione, aggira il divieto sancito dall’art. 32 della Costituzione, secondo cui “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario obbligatorio se non per disposizione di legge”. E se anche una legge del genere fosse adottata dal Governo (sotto le spoglie di un Decreto Legge) o autonomamente dal Parlamento, questa legge, sempre ai sensi dell’art. 32 della Costituzione, non potrebbe “in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
Sul piano internazionale, il Green Pass si pone in contrasto con alcune dichiarazioni di principio sancite da strumenti giuridici di natura programmatica, quali la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, secondo cui “Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”. Analoghe dichiarazioni si rinvengono in accordi internazionali giuridicamente vincolanti, di cui l’Italia è parte contraente, quali la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 1950, secondo cui “Il godimento dei diritti e delle libertà riconosciuti nella presente Convenzione deve essere assicurato senza nessuna discriminazione, in particolare quelle fondate sul sesso, la razza, il colore, la lingua, la religione, le opinioni politiche o quelle di altro genere, l’origine nazionale o sociale, l’appartenenza a una minoranza nazionale, la ricchezza, la nascita od ogni altra condizione”.
Di fronte a violazioni così gravi ed evidenti dello stato di diritto, come quelle introdotte e avallate dalle stesse istituzioni mediante il Green Pass, è il popolo che deve farsi garante della Costituzione e rendersi parte attiva per ripristinare i principi di uguaglianza e di parità tra cittadini su cui si fonda la nostra civiltà giuridica.
È quindi giunto il momento di proporre il referendum popolare abrogativo delle disposizioni legislative in materia di Green Pass, allo scopo di porre fine a un subdolo strumento di discriminazione che mira a creare fazioni e schieramenti, a instillare l’odio sociale, a distruggere le fondamenta stessa della Costituzione repubblicana.
QUESITI REFERENDARI
QUESITO 1
“Volete che sia abrogato il DECRETO-LEGGE 22 aprile 2021, n. 52 (Misure urgenti per la graduale ripresa delle attivita’ economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell’epidemia da COVID-19) convertito con modificazioni dalla L. 17 giugno 2021, n. 87, limitatamente all’art. 9 (Certificazioni verdi COVID-19) e successive modifiche ed integrazioni?”
QUESITO 2
“Volete che sia abrogato il Decreto-Legge 23 luglio 2021, n.105, (Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l’esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche)?”
QUESITO 3
“Volete che sia abrogato il DECRETO-LEGGE 6 agosto 2021, n. 111 (Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti)?”
QUESITO 4
“Volete che sia abrogato il DECRETO-LEGGE 10 settembre 2021, n. 122 (Misure urgenti per fronteggiare l’emergenza da COVID-19 in ambito scolastico, della formazione superiore e socio sanitario-assistenziale.)?”
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COLLABORA ATTIVANDO LA RACCOLTA FIRME NEL TUO COMUNE
Per attivare la raccolta firme, la prima attività richiesta è la VIDIMAZIONE dei moduli referendari. I moduli possono essere vidimati da: – i Dirigenti della cancelleria della Corte d’Appello o un cancelliere delegato; – il Cancelliere capo del Tribunale o funzionario delegato; – il Segretario Comunale capo o un funzionario della segreteria comunale. Scarica i moduli cliccando sul pulsante “Download Moduli”, stampali e consegnali presso uno degli uffici sopra indicati, che dovrà provvedere gratuitamente alla vidimazione entro 48 ore. I moduli così vidimati possono essere consegnati presso l’Ufficio Elettorale del Comune in cui si intende avviare la raccolta firme, oppure possono essere utilizzati direttamente dai volontari per organizzare un tavolo o un punto di raccolta delle firme, secondo le indicazioni seguenti.
ORGANIZZA UN TAVOLO O UN PUNTO DI RACCOLTA DELLE FIRME
Organizza un tavolo o un punto di raccolta firme nel tuo Comune, anche in occasione di eventi pubblici.
Per aprire un tavolo o un punto di raccolta firme devi chiedere il permesso al tuo Comune, specificando che la superficie occupata sarà inferiore ai 10mq. In tal modo, non dovrai pagare alcuna tassa per l’occupazione di spazi e aree pubbliche, ex L. 549/1995.
Se sei un professionista, puoi procedere alla raccolta delle firme anche presso il tuo studio, indicando indirizzo, giorni e orari di ricevimento.
Attenzione! Predisponi due moduli per ogni quesito: uno per raccogliere le firme dei cittadini residenti nello stesso Comune in cui firmano e uno per raccogliere le firme dei cittadini residenti in Comuni diversi da quello in cui firmano.
Per agevolare il nostro lavoro, chiedi ai cittadini che vogliono firmare presso il tuo tavolo o punto di raccolta, ma che non sono residenti nel tuo Comune, di inviarti il loro certificato telematico di iscrizione alle liste elettorali, che possono richiedere al proprio Comune di residenza.
Durante la raccolta delle firme, la normativa vigente prevede la presenza di un autenticatore (v. punto successivo).
DIVENTA AUTENTICATORE
RICHIEDI LA CERTIFICAZIONE
Competente all’autenticazione delle firme è l’Ufficio Anagrafe del Comune del firmatario.
Se le firme presenti sui moduli referendari appartengono a cittadini residenti nello stesso Comune in cui firmano, è sufficiente portare i moduli in questione presso il Comune medesimo, che provvederà alla certificazione cumulativa delle firme raccolte.
Se le firme presenti sui moduli referendari appartengono a cittadini residenti in Comuni diversi da quello in cui firmano, i volontari possono aiutare i promotori chiedendo, a ciascun Comune di residenza, i certificati telematici di iscrizione alle liste elettorali dei firmatari (a meno che questi ultimi non abbiano già provveduto a inviare ai volontari i propri certificati dopo avere firmato).
I moduli firmati presso gli uffici comunali, unitamente a quelli firmati presso i tavoli o i punti di raccolta (come gli gli studi professionali), possono essere ritirati dai volontari ed inviati a mezzo raccomandata, ai promotori del referendum, completi di autentica e certificazione.
PER INFORMAZIONI SCRIVERE A: