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OGM: la Francia chiede il divieto per il mais MON810. Dossier OGM

Per la prima volta nel mondo è stata dimostrata la tossicità degli OGM (http://www.testbiotech.de/sites/default/files/Testbiotech_comment_MON88107.pdf).

Il Committee for Independent Research and Information on Genetic Engineering (Università di Caen-Francia) ha pubblicato sulla rivista International Journal of Biological Sciences uno studio dove si evince chiaramente che gli OGM non sono sicuri e quindi non devono essere commercializzati.

Contemporaneamente, si affianca alla ricerca francese, un’altro studio, stavolta tedesco, che conferma la tossicità del mais OGM MON810 di Monsanto. Christoph Then che dirige la Testbiotech a Monaco di Baviera spiega che ci sono prove che il mais OGM produce una tossina dannosa per gli esseri umani e che entra nella catena alimentare attraverso i mangimi animali contaminando anche il suolo e le acque.

A condurre gli esperimenti presso l’Università di Caen il professore Gilles-Eric Séralini che ha supervisionato lo studio e che spiega: “…questi esperimenti dimostrano che i rischi di tossine Bt e di Roundup sono stati sottovalutati”. Inoltre, il combinato anche a dosi estremamente basse di formulazioni a base di glifosato ossia il pesticida Roundup, usato assieme al MON810 può danneggiare le cellule umane; questi risultati confermano altre diverse indagini che evidenziano rischi per la salute connessi con le preparazioni di glifosato.

Il mais OGM che ebbe parere positivo nel 2008 dall’EFSA non è ammesso alla coltivazione in Austria, Germania, Grecia, Ungheria e Lussemburgo, mentre la Francia minaccia di re-imporre il proprio divieto, nonostante la moratoria del 2008 confermata anche per quest’anno se non dovesse intervenire l’Ue.

La Monsanto si difende sostenendo che il MON810 così come altre colture geneticamente modificate siano sicure e rispettose dell’ambiente producendo rendimenti più elevati. Ciò grazie al fatto che richiedono meno pesticidi e meno acqua rispetto alle sementi convenzionali.

 

DOSSIER OGM

Ma cosa sono gli OGM

Gli OGM – Organismi Geneticamente Modificati – sono organismi artificiali, ottenuti con le tecniche della biotecnologia che permettono di inserire nel DNA di un organismo vivente (piante, animali) geni appartenenti al DNA di altri organismi che in natura non potrebbero in alcun modo scambiarsi il patrimonio genetico. Gli OGM sono brevettabili e dunque di proprietà privata dell’azienda che li produce.

La diffusione in Europa

I cibi modificati geneticamente sono sulle nostre tavole da parecchi anni e noi li mangiamo senza saperlo e senza volerlo, in quanto il Regolamento Europeo non prevede l’obbligo di indicare nell’etichetta degli alimenti la presenza di OGM, quando non supera la soglia dello 0,9%. Soia, mais e colza modificati geneticamente sono sulle nostre tavole, anche e soprattutto sotto forma di derivati: olio di soia, olio di mais, olio di colza (spesso contenuti negli “oli di semi” e “oli di semi vari”), amido di mais, sciroppo di mais, destrosio e lecitina di soia (E322), mono e digliceridi (E471), maltodestrine, sorbitolo (E420). Probabilmente oltre il 60% dei cibi che mangi contiene OGM?

Prove scientifiche della pericolosità dell’OGM per la salute
Già prima che i cibi OGM fossero immessi nel mercato americano, esistevano prove scientifiche che questi prodotti erano pericolosi per la salute. Gli scienziati della FDA (Agenzia statale statunitense per il controllo di alimenti e farmaci), negli anni ‘90 – ‘92, hanno ripetutamente segnalato che la biotecnologia, alterando l’attività cellulare, può condurre alla produzione di tossine inaspettate, allergeni e sostanze cancerogene. I cibi modificati geneticamemente possono quindi provocare allergie, cancro, nuove malattie ed altri effetti sconosciuti e imprevedibili sui nostri organismi.

Test su topi da laboratorio nutriti con patate transgeniche
Nel 1998 il microbiologo Prof. Arpad Pusztai (Scozia), ha effettuato test su topi da laboratorio nutriti con patate transgeniche. I risultati dello studio del Prof. Pusztai hanno evidenziato depressione del sistema immunitario ed alterazioni nello sviluppo degli organi vitali dei topi nutriti con patate transgeniche. È particolarmente allarmante la parziale atrofia del fegato sviluppata in appena dieci giorni della nuova dieta.

Studi ed esperimenti che provano la pericolosità dei cibi OGM
Numerosi studi ed esperimenti che provano la pericolosità dei cibi OGM per la salute sono stati pubblicati anche negli anni successivi da altri ricercatori indipendenti che hanno confermato che i cibi OGM causano alterazioni e lesioni agli organi (fegato, cuore, milza, pancreas, cervello) e possono condurre a cancro, leucemia, infezioni ecc.

Morte delle api collegata agli OGM e deficit nell’attività di impollinazione
Il “Department of Biological Sciences, Simon Fraser University” della  British Columbia in Canada, studiando  il comportamento delle api nei campi coltivati con colza OGM, ha scoperto che in questi campi si è verificata una forte riduzione del numero delle api presenti e un altrettanto forte deficit nell’attività di impollinazione (correva l’anno 2007). La ricerca canadese è una nuova prova che si aggiunge ad altri studi in cui la morte di un numero crescente di api risulta collegata agli OGM. Le analisi dell’Università di Iena in Germania confermano che le api muoiono a causa di un gene utilizzato nella modificazione della colza OGM.

 

Tentativi di bloccare gli OGM

Scienziati indipendenti di sei Paesi e alcuni membri del Parlamento Europeo si incontrano il 12 giugno del 2007 a Bruxelles, al Parlamento Europeo, per proporre un’Europa libera da colture geneticamente modificate. L’incontro, (organizzato dall’Istituto per la Scienza e la Società (ISIS) di Londra, UK, la Rete del Terzo Mondo (TWN) e la Rete Verde (GN), ospitati dal vicepresidente della Commissione per l’Agricoltura e Sviluppo Rurale per l’Unione Europea, Janusz Wojciechowski) ha coinciso con la pubblicazione di nuovi e importanti lavori scientifici. Le pubblicazioni sono state presentate all’incontro insieme ad un dossier complessivo di oltre 160 articoli ampiamente citati dalla rivista scientifica “Science in Society”, i quali documentano rischi, frode scientifica, falsità dei responsabili e violazione dei diritti degli agricoltori. Gli interventi dei partecipanti hanno messo in evidenza come i responsabili nazionali ed internazionali, complici dell’industria biotech, hanno ignorato le prove schiaccianti della pericolosità degli alimenti OGM presentate dagli scienziati indipendenti. Durante questo incontro la Dr. Mae-Wan Ho, direttore dell’ISIS ha tracciato in grandi linee il quadro delle ragioni per cui il mondo deve essere libero dagli OGM. Il suo principale messaggio è stato: “Gli OGM non sono solo una minaccia per la salute e l’ambiente, essi danneggeranno gravemente le nostre opportunità di sopravvivere al riscaldamento globale. Le colture OGM hanno bisogno di più combustibili fossili e acqua per crescere, entrambi in rapida diminuzione. L’Europa non può più permettersi di sprecare altro tempo e risorse sugli OGM, ora deve, invece, cominciare a investire in cibo e sistemi d’energia sostenibili. Dopo 30 anni di OGM, non c’è stato un aumento di produzione, nessuna riduzione in pesticidi, mentre lo svuotamento delle foreste che continua per fare posto alle colture OGM ora include anche quelle per produrre biocarburanti. Al di sopra di tutto, in India, tra il 1993 ed il 2003, 100.000 agricoltori si sono uccisi, in concomitanza con l’introduzione di colture OGM e da allora ci sono stati altri 16.000 morti all’anno. Gli OGM sono un crimine contro l’umanità.

Il 12 marzo del 2010 la Commissione Europea pone fine, dopo dodici anni, alla moratoria sulla coltivazione di piante OGM in Europa, autorizzando (oltre alla commercializzazione di altri tre mais OGM destinati all’alimentazione umana e animale) la coltivazione della patata transgenica Amflora, prodotta dalla BASF, leader dell’industria chimica tedesca.
La patata è stata modificata geneticamente per ottenere una maggiore resa nella produzione di amido ed è stata autorizzata per uso industriale, per l’alimentazione animale e come fertilizzante. Nel suo DNA è stato inserito un gene che conferisce la resistenza ad alcuni antibiotici; per questo motivo, sin dal 1998 la patata Amflora è stata al centro di una controversia fra l’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) che ha dato il suo via libera ‘tecnico’, e le due autorità sanitarie, europea e mondiale, l’EMEA (Agenzia Europea del Farmaco) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Con l’autorizzazione della patata Amflora è stato violato non solo il principio di precauzione nei confronti delle colture geneticamente modificate, che aveva motivato la moratoria, ma anche la direttiva Ue 2001/18 che proibisce espressamente l’autorizzazione per gli OGM che contengono geni di resistenza agli antibiotici.
GLI OGM NEL PIATTO

Possono contenere OGM tutti i prodotti derivati dalla soia: prodotti di pasticceria, le merendine, il cioccolato, i gelati, lo yogurt, salatini e chips vari, le margarine, le salse, i cibi precotti o surgelati, ecc….
Non tutti sanno che, per le sue particolari caratteristiche, la farina di soia è diventata un ingrediente molto comune dell’impasto per pizza. Anche il lievito è quasi tutto modificato geneticamente per aumentarne il potere di lievitazione. Inoltre si utilizzano enzimi transgenici per la produzione di formaggi, birra e vino.

Anche latte, caffè, grano, riso, orzo, segale, miglio, fagioli, piselli, melone, anguria, uva, mela, arancia, banana, lattuga, radicchio, pomodoro, patata, cipolla, cavolo e canna da zucchero sono stati modificati geneticamente per modificare anche noi, per farci diventare geneticamente malati. E noi rischiamo di mangiarli se verranno anch’essi, come la soia e il mais, autorizzati ad essere immessi nel mercato europeo.
Nei laboratori di tutto il mondo si sta lavorando alla creazione di 500 piante alimentari transgeniche dalle quali possono derivare migliaia di cibi e prodotti modificati geneticamente.

Può essere interessante sapere che nei ristoranti del Parlamento Europeo sono stati banditi gli alimenti transgenici. Nasce spontanea una domanda. Se i parlamentari europei ritengono pericolosi per la loro salute i cibi transgenici perché hanno autorizzato la loro entrata nei mercati europei? Anche nelle mense aziendali della Monsanto, la più potente multinazionale biotecnologica, produttrice di numerose varietà di piante transgeniche, sono stati banditi gli alimenti OGM. Come mai?

I CIBI OGM SONO PERICOLOSI PER LA SALUTE?
Già prima che i cibi transgenici fossero immessi nel mercato americano, esistevano prove scientifiche che questi prodotti sono pericolosi per la salute. Gli scienziati della FDA (Agenzia statale statunitense per il controllo di alimenti e farmaci), negli anni ‘90 – ‘92, hanno ripetutamente segnalato che la bioingegneria, alterando l’attività cellulare, può condurre alla produzione di tossine inaspettate, allergeni e sostanze cancerogene. I cibi modificati geneticamemente possono quindi provocare allergie, cancro, nuove malattie ed altri effetti sconosciuti e imprevedibili sui nostri organismi.

Numerosi studi ed esperimenti che provano la pericolosità dei cibi OGM per la salute sono stati pubblicati anche negli anni successivi da ricercatori indipendenti.

Nel 1998 il Prof. Arpad Pusztai, microbiologo, ex ricercatore del “Rowett Research Institute” (Scozia) ha effettuati test su topi da laboratorio nutriti con patate transgeniche. I risultati dello studio del Prof. Pusztai hanno evidenziato depressione del sistema immunitario ed alterazioni nello sviluppo degli organi vitali dei topi nutriti con patate transgeniche. È particolarmente allarmante la parziale atrofia del fegato sviluppata in appena dieci giorni della nuova dieta. Le conclusioni del ricercatore vennero decisamente respinte dalla comunità scientifica britannica, gli esperimenti furono interrotti e il responsabile della ricerca, il Prof. Pusztai, fu licenziato.

Altri ricercatori indipendenti hanno denunciato la pericolosità delle tossine Bt, presenti nelle piante modificate geneticamente con il gene del Bacillus thuringiensis, che possono provocare allergie e alterare il sistema immunitario. Alcuni ricercatori cubani, nel corso dei loro esperimenti, hanno osservato che la tossina Bt produce nei topi una risposta immunologica simile a quella provocata dalla tossina del colera. Inoltre il mais Bt, come molte altre piante transgeniche, contiene un gene del virus del mosaico del cavolfiore (usato per attivare il gene estraneo inserito nel DNA della pianta) che è altamente cancerogeno, come è stato più volte denunciato pubblicamente dalla Dott.ssa Mae Wan Ho.

Il 10 giugno 2005, il tribunale di Colonia, in Germania, su richiesta di Greenpeace, ha ordinato alla Monsanto di rendere pubblico un rapporto confidenziale relativo al mais OGM Mon863, modificato con il Bacillus thuringiensis dal quale risulta che topi nutriti con mangimi a base di mais transgenico hanno sviluppato gravissime anomalie agli organi interni e nei valori sanguigni, confermando così i risultati degli esperimenti condotti dal Prof. Pusztai. L’azienda aveva cercato di tenerlo nascosto, ma il 23 maggio 2005 un quotidiano inglese, “The Independent”, ha pubblicato stralci del Rapporto Monsanto ed è scoppiato lo scandalo. La Monsanto ha definito insignificanti le variazioni nelle condizioni di salute dei topi nutriti con mais OGM, ma diversi scienziati europei, che hanno potuto visionare lo studio, hanno espresso preoccupazione circa le conseguenze di questo mais OGM sulla salute e sulla sicurezza dei consumatori. Nonostante questo, l’8 agosto dello stesso anno, la Commissione Europea, approfittando del periodo estivo, ha dato il via libera all’importazione e alla vendita del mais OGM Mon 863 destinato all’alimentazione animale. Nel 2007 il mais Mon863 è stato autorizzato anche per l’alimentazione umana.

I cibi OGM espongono la nostra salute a rischi molto gravi, come dimostra anche una ricerca condotta in Svezia dagli oncologi Lennart Hardell e Mikael Eriksson. I risultati di questa ricerca, pubblicata sul Journal of American Cancer Society, evidenziano chiare connessioni fra l’erbicida Roundup, utilizzato nella coltivazione di molte piante OGM, ed una forma di cancro che colpisce le ghiandole linfatiche, il linfoma non-Hodgkin’s.

LA SOIA TRANSGENICA
La soia, un prodotto oggi molto ricercato e utilizzato da un numero crescente di persone anche per le sue proprietà terapeutiche, se non è biologica, può causare gravi danni alla salute.
La soia é in assoluto il prodotto transgenico più coltivato nel mondo, (87% della soia coltivata negli Stati Uniti e 60% a livello globale, nel 2005) ed è anche il cibo OGM che più facilmente rischiamo di trovarci nel piatto.
È stata prodotta nel 1995 negli USA dalla multinazionale Monsanto ed è stata la prima pianta Roundup Ready cioè progettata per tollerare l’erbicida “Roundup” a base di glifosato, prodotto dalla stessa Monsanto. La soia RR è stata autorizzata alla commercializzazione su tutto il territorio dell’Unione Europea nel 1996 ed è l’unica varietà di soia OGM in commercio in Europa.
Inizialmente il DNA della soia è stato modificato con il gene della noce del Brasile, ma quando furono effettuati appositi studi su questo tipo di soia (Università del Nebraska) si scoprì che la capacità di scatenare reazioni allergiche era stata trasferita dalle noci brasiliane alla soia provocando shock anafilattico (reazione gravissima che blocca il respiro e che porta spesso alla morte) nelle persone allergiche alle noci del Brasile. Il gene delle noci del Brasile è stato quindi rimosso a causa di queste reazioni, ma il rischio di allergie è sempre presente nei prodotti OGM perché “modificazioni anche piccole nella struttura proteica (DNA) possono scatenare nuove allergie”. (Fonte: www.greenpeace.it)
Il DNA della soia Roundup Ready attualmente coltivata e commercializzata è modificato con parti del genoma di un virus (il virus del mosaico del cavolfiore), di un batterio (Agrobacterium sp.) e della petunia (Petunia hybrida).
La soia transgenica è stata dichiarata sicura per l’alimentazione, sia negli Stati Uniti che in Europa, sulla base dei risultati di analisi fornite dalla Monsanto, la quale ha definito la soia modificata geneticamente sostanzialmente equivalente alla soia non OGM. In realtà la composizione chimica della soia OGM è ovviamente diversa da quella delle varietà non-OGM perché, altrimenti, la linea transgenica non sarebbe resistente all’erbicida e non potrebbe essere brevettabile. È abbastanza semplice distinguere in laboratorio le caratteristiche biochimiche che rendono la soia OGM diversa dalla soia tradizionale, ma essa è stata dichiarata sostanzialmente equivalente alla soia non-OGM per semplificare la procedura di autorizzazione. Inoltre alcuni scienziati indipendenti hanno scoperto che la Monsanto ha  effettuato le analisi su soia OGM non trattata con l’erbicida Roundup, mentre i consumatori mangiano soia coltivata in campi irrorati con questo erbicida altamente tossico. Questa notizia è stata pubblicata il 24 Maggio ’99 sul quotidiano inglese The Guardian.  Neanche la Food and Drug Administration (FDA), organismo di controllo dei prodotti alimentari e farmaceutici negli USA, ha provveduto ad effettuare i test sulla soia transgenica trattata con il Roundup senza i quali non poteva avere gli elementi per dichiarare sicuro questo prodotto. Nessuna delle autorità preposte ai controlli negli USA ha analizzato e valutato gli effetti della soia transgenica trattata con il Roundup sulla salute degli animali e degli esseri umani prima di metterla in vendita. Un esempio di quanto le “autorità di controllo” proteggano la salute dei cittadini.
Già nel 1988 una ricerca condotta in Germania dai ricercatori Sandermann e Wellman aveva evidenziato che il Roundup può scatenare notevoli mutamenti chimici nella soia, in particolare esso fa aumentare i livelli dei fitoestrogeni che, quando vengono introdotti nell’organismo dei mammiferi attraverso il cibo, agiscono come ormoni causando gravi squilibri ormonali. (Fonte: Biosafety, p. 285-292, edito dal Ministero della Ricerca e della Tecnologia della Germania nel 1988)
Oltre ai rischi per la salute comuni a tutti i cibi OGM e a tutte le piante trattate con l’erbicida Roundup, la soia OGM può quindi causare anche disturbi all’apparato riproduttivo.
Per questo motivo il 13 Ottobre ’97 il Gruppo di lavoro sulla Biosicurezza dell’Assemblea delle Nazioni Unite sulla Biodiversità, composto da sette scienziati, ha lanciato attraverso un comuni comunicato stampa un “Appello urgente a tutti i governi di revocare l’autorizzazione alla commercializzazione della soia RR della Monsanto”. Nessun governo ha ascoltato questo appello e la soia OGM ha continuato a diffondersi in tutto il mondo.
Altre prove scientifiche sulla pericolosità della soia OGM sono state fornite nel 2005 dalla scienziata russa Irina Ermakova che, studiando gli effetti  dell’alimentazione contenente soia OGM nei topi, si è concentrata sui discendenti degli animali nutriti con soia OGM, un punto trascurato dalla maggioranza delle ricerche sugli OGM, ed ha riscontrato che moltissimi cuccioli sono morti oppure sono cresciuti poco. Inoltre i cuccioli, figli di madri nutrite con OGM, una volta diventati adulti, non sono assolutamente riusciti a riprodursi. Questo si è verificato sia nel gruppo che ha continuato a mangiare la soia OGM ininterrottamente, sia in quello che ha smesso di mangiarla prima dell’accoppiamento. I topi femmina nutriti con soia OGM hanno potuto avere nipoti solo attraverso le figlie femmine accoppiate con maschi provenienti dal gruppo di controllo nutrito con mangime convenzionale di laboratorio, non OGM. (Fonte: www.greenplanet.net).

Ma c’è un’altra notizia molto preoccupante che riguarda la soia OGM. 

Nel luglio 2001 le equipe di ricercatori di tre Università e istituti scientifici, nell’ambito di un programma finanziato dal governo belga, hanno trovato “DNA di origine sconosciuta” in campioni di soia RR. Questo significa che il genoma della soia analizzata era differente da quello descritto e brevettato dalla Monsanto e autorizzato alla commercializzazione nel 1996. La Monsanto era già al corrente di questo e i suoi responsabili l’avevano comunicato all’autorità di controllo britannica ACNFP. Sono state fatte diverse ipotesi per spiegare la presenza di nuove e impreviste sequenze geniche nella soia RR, fra queste anche la possibilità che la soia transgenica abbia iniziato a mutare. E’ un’ipotesi molto probabile in quanto molti scienziati e ricercatori indipendenti hanno da tempo denunciato che la manipolazione genetica può portare a conseguenze inaspettate e imprevedibili. A causa della complessità degli organismi viventi, ogni modifica del DNA di un organismo può avere effetti a catena, impossibili da prevedere e da controllare. Essi possono mettere a rischio sia la salute di chi mangia cibi OGM, sia gli equilibri dell’ecosistema in cui gli OGM vengono immessi.

Altre informazioni sui cibi modificati geneticamente sono disponibili sul sito www.associazionesum.it Associazione S.U.M. – Stati Uniti del Mondo

VIRUS TRANSGENICI GRAVE RISCHIO PER LA SALUTE

Da “La minaccia OGM” di Dr. G. Nacci e Prof. G. Altieri Fonte: www.greenplanet.net

Il cibo OGM, contenendo retro-virus transgenici, può provocare tumori maligni come il cancro o la leucemia.

I virus transgenici con cui oggi si fanno gli Organismi Geneticamente Modificati (O.G.M.) entrano nel DNA della pianta, modificandola in maniera a noi sconosciuta. Questi virus dovrebbero restare latenti, ma nulla può escludere che possano anche riattivarsi in maniera analoga ai ben noti virus tumorali a RNA (Oncornavirus) o come i virus tumorali a DNA (entrambi induttori di leucemie, sarcomi, carcinomi, gliomi…).

Questi virus possono anche essere portatori di malattie nuove o di malattie abbastanza simili a ben note sindromi purtroppo ancora poco comprese nella loro dinamica: AIDS, Mucca Pazza, etc…(Gli OGM sono presenti non solo nei prodotti per l’alimentazione umana, ma anche nei mangimi per animali – n.d.r.), e di cui è ancora molto vaga l’origine (forse virus trangenici ?). (….)

E’ ben noto che il CaMV (Virus del Mosaico del Cavolfiore) è usato oggi per guidare la replicazione di retrovirus introdotti nelle piante dalle Multinazionali OGM per modificare il DNA delle piante (piante OGM). (…) . L’utilizzo di questo particolare virus dalle Multinazionali OGM per modificare geneticamente le piante è dovuto ai particolari promoters (“motori” di attivazione genetica) contenuti in esso. (….)
Il promoter CaMV è il preferito fra tutti i promoters impiegati dalle Multinazionali OGM per modificare le piante, perché non è influenzato dalle diverse condizioni dei tipi di tessuto cellulare vegetale, e dove ha così modo di agire. Purtroppo, esso è in grado di penetrare e di replicarsi anche nelle cellule degli animali, comprese quelle dei mammiferi e anche quelle umane, come ben dimostrato dal lavoro di Vlasak, del 2003. (…)

Il grande e rischioso azzardo dell’utilizzo del CaMV in piante da utilizzare per l’alimentazione animale e/o umana è caratterizzato dalla ricombina-zione genetica dei cromosomi (DNA) delle piante, ma questo determina la possibile ricombinazione dello stesso promoter CaMV anche con il DNA dell’animale o della persona che ha ingerito il frutto, la verdura, la pasta o la soia OGM e contenenti appunto tali para-retrovirus artificiali.

Nella ricombinazione genetica, i virus possono anche incorporare dei geni cellulari presenti nella pianta o nell’animale che si è nutrito precedentemente di tale pianta OGM, per passare poi all’uomo (che si era nutrito dell’animale), con effetti genetici assolutamente sconosciuti. Una delle conseguenze più probabili è l’insorgenza di cancri e di leucemie. Un’altra conseguenza è quella delle modificazioni genetiche sulla discendenza. (…)

La tossicità epatorenale della varietà di mais OGM
di J. S. de Vendômois, F. Roullier, D. Cellier, G.-E. Séralini* – 23/08/2010

Laddove un “segno di tossicità” può solo potenzialmente causare una reazione, una patologia o un avvelenamento, un cosiddetto “effetto tossico” è senza dubbio deleterio sul breve o lungo termine. Ovviamente gli effetti significativi dal punto di vista statistico osservati in tutte e tre le varietà di mais OGM analizzate sono segni di tossicità piuttosto che prove di tossicità. E questo essenzialmente per tre ragioni. In primo luogo i trial alimentari sono stati condotti solo una volta per ogni caso, e solo su una specie mammifera. Occorre senza dubbio ripetere gli esperimenti, preferibilmente con più di una specie animale. In secondo luogo, il periodo di alimentazione è durato al massimo tre mesi, permettendo così l’osservazione soltanto di eventuali effetti relativamente gravi e a medio termine, simili a quelli che possono insorgere in un processo come la carcinogenesi o in seguito a una disfunzione endocrina negli adulti. La prova di tossicità è difficile da stabilire sulla base di queste condizioni. Esperimenti alimentari a più lungo termine (fino a 2 anni) sono chiaramente giustificabili e quindi necessari. Questa necessità è resa ancora più fondata dal fatto che il cancro, le malattie del sistema nervoso e del sistema immunitario e perfino i disordini riproduttivi possono per esempio manifestarsi solo dopo uno o due anni dall’inizio di un determinato trattamento analizzato, e in ogni caso non andranno a manifestarsi dopo tre mesi di somministrazione, allorché è possibile osservare i primi segni di tossicità. Inoltre, effetti importanti (per es. l’aumento del 40% dei trigliceridi) con ogni probabilità non potranno essere considerati usando il protocollo degli studi attuali, essendo limitati dal numero degli animali usati in ogni gruppo sottoposto al trial alimentare e dalla natura dei parametri studiati. In terzo luogo, il potere statistico dei test svolti è esiguo (30%) a causa del modello sperimentale di Monsanto (vd. Materiali e metodi). Tuttavia, è importante notare che questi trial alimentari per ratti a breve termine (3 mesi) sono gli unici test svolti in materia, sulla base dei quali i legislatori determinano se queste varietà di colture/cibo OGM sono sicure come quelle convenzionali. Dato che queste colture OGM potenzialmente possono essere mangiate da miliardi di persone e animali in tutto il mondo, è importante discutere se il modello sperimentale, le analisi statistiche e le interpretazioni adottati originariamente siano adeguati e sufficienti.
Qualsiasi differenza osservata rispetto alla varietà isogenica deve essere considerata come una potenziale disfunzione fisiologica. Ciò è particolarmente vero in quanto un’eventuale differenza statistica osservata ha pochissime probabilità di derivare dalla variazione di una popolazione come quella umana, a causa dell’omogeneità genetica del ceppo di ratto usato in questi studi. Inoltre, le condizioni standardizzate impiegate per il mantenimento dei ratti, dichiarate essere in conformità con gli standard OCSE, considerano la dieta l’unico fattore di variazione del protocollo. In questo modo il componente mais OGM del regime alimentare del test viene a essere il principale fattore di differenza qualora si effettui un confronto diretto tra ratti trattati e controlli. Ciò viene indicato dalle stelline nelle Tabelle che mostrano le caratteristiche totali dei profili fisio-patologici relativi agli OGM. Gli altri risultati incorniciati da riquadri nelle Tabelle evidenziano che gli effetti derivanti dal mais OGM non comprendono quelli osservati per nessuna delle sei diverse diete. Non comprendono, per esempio, un effetto osservato con una dieta più ricca di sale o zucchero durante il periodo di alimentazione di 3 mesi. Si sarebbero potute evitare queste ulteriori diete di “controllo” seguendo un modello sperimentale che davvero si concentrasse sulla questione generale della tossicità degli OGM.
La nostra prima osservazione è stata che esiste una buona coincidenza generale tra i nostri dati e i risultati della Monsanto presentati nei suoi primi report riservati, in particolare riguardo alla quantità di osservazioni significative dal punto di vista statistico. Tuttavia, la metodologia che abbiamo impiegato ha rivelato effetti diversi, che hanno cambiato completamente l’interpretazione dei risultati sperimentali. Per esempio, il nostro studio, diversamente dai primi commenti pubblicati relativi a questi dati, considera attentamente le differenze sesso-specifiche. Abbiamo valutato e registrato le differenze nella reazione dei ratti maschi e femmine ai test alimentari sul mais OGM, che si basano su conoscenze accettate e oggi classiche dell’endocrinologia, dell’embriologia, della fisiologia, dell’enzimologia o dell’epatologia, e che hanno dimostrato effetti fisio-patologici sesso-specifici. Inoltre, i nostri attuali risultati hanno pienamente confermato la distribuzione sesso-specifica degli effetti sui parametri renali ed epatici per tutti i ratti in tutti e tre gli studi analizzati in questa sede. Un effetto identico in entrambi i sessi sarebbe stato insolito, come nei casi di forte o grave tossicità. Ovviamente non è questo il caso. Inoltre, abbiamo ritenuto di pari importanza gli effetti che non erano ascrivibili né al tempo né alla dose, pur elencandoli dettagliatamente se osservati nei risultati. La prova di dipendenza lineare da dose, come richiesto da Doull e colleghi per determinare l’importanza degli effetti, risulta impossibile da ottenere con solo due punti di alimentazione e senza una standardizzazione precedente. Inoltre, una reazione metabolica di tipo fisiologico o patologico non è necessariamente lineare nella sua risposta. Si ribadisce che ciò non invalida una descrizione degli effetti che si manifestano con dosi alimentari OGM più alte.
Anche se le differenze significative si aggirano intono al 5% di tutti i confronti per ciascuna coltura OGM, crediamo che esse possano molto probabilmente rappresentare segni di tossicità, o che per lo meno dovrebbero essere considerate come prove abbastanza forti da giustificare una ripetizione degli esperimenti, includendo tempi di alimentazione più lunghi. Tutto ciò per molteplici ragioni. In primis, le argomentazioni di Hammond e colleghi di Monsanto e di Doull e coll. non possono dimostrare che le differenze ascrivibili all’alimentazione OGM importanti dal punto di vista statistico non sono rilevanti a livello fisiologico. In secondo luogo, pochissimi effetti ascrivibili all’alimentazione OGM appaiono a dosi basse o dopo il periodo di alimentazione più breve (5 settimane): 8,6% per NK 603, 6,6% per MON 810, 14,7% per MON 863 (Tabelle 1, 2 e bibl.). In terzo luogo, i vistosi effetti sesso-specifici osservati nei gruppi alimentati con mais OGM in molti casi sono stati riscontrati nei marker fisiologici di tutti i ratti. È poco probabile, quindi, che questi effetti siano stati casuali e accidentali. Inoltre i nostri rigorosi strumenti statistici hanno permesso di differenziare le reazioni ascrivibili all’alimentazione OGM dalle differenze derivanti dalla variazione della composizione di un’altra dieta di riferimento. Un’analisi del genere non era mai stata svolta prima. Vi è inoltre una mancanza di dati relativi a marker funzionali cancerogeni, ormonali o epatici (per esempio, espressione oncogene, livelli di ormone steroideo sessuale, livelli di citocromo P450), che avrebbero potuto spiegare i risultati. La mancata disponibilità di questo tipo di dati può essere utile a coloro che dubitano che le attuali osservazioni forniscano la prova di potenziali segni di tossicità. Oltre al fatto che i parametri fisiologici e biochimici risultati non nella norma in questi studi alimentari forniscono frequentemente un quadro degli eventi coerente e OGM-specifico, che corrisponde e supporta il presupposto generalmente accettato e sostenuto dall’industria e dai legislatori secondo il quale le colture e il cibo OGM dovrebbero essere considerati caso per caso. Oltre a ciò, numerosi risultati evidenziati con un doppio riquadro includono tutti gli effetti relativi alla dieta dopo solo 3 mesi di periodo di alimentazione. Infine, gli effetti più forti e numerosi interessano organi coinvolti nella detossicazione, come i reni e il fegato, generalmente colpiti in seguito a eventi di tossicità alimentare.
Per esempio, nello studio sulla varietà NK 603, forti e statisticamente rilevanti scompensi ionici delle urine e i marcatori renali implicano un perdita renale. Ciò include la creatinina (aumento della clearance urinaria), in concomitanza con la sua diminuzione nel sangue, e la diminuzione dell’azoto ureico. La riduzione di creatinina nel sangue in alcuni casi è risultata essere associata a problemi muscolari. È quindi forse degno di nota il fatto che nei gruppi nutriti con OGM a essere colpito è stato il cuore, un ottimo esempio di organo muscolare. La possibilità di porosità renale, come dimostrato da questi dati, può essere causata dalla presenza di residui dell’erbicida Roundup, presenti nelle varietà di colture OGM come il mais NK 603 analizzato. Abbiamo dimostrato in precedenza che gli erbicidi a base di glifosate, come il Roundup, anche in concentrazioni molto basse sono altamente tossici per le cellule renali embrionali dell’uomo, e inducono una diminuzione della vitalità, soprattutto tramite l’inibizione della deidrogenasi succinica mitocondriale.
La deficienza funzionale renale che osserviamo nei ratti maschi è diversa tra gli animali nutriti con NK 603 e quelli nutriti con MON 863. Quest’ultimo è caratterizzato da un aumento dei livelli di creatinina nel plasma e della ritenzione degli ioni, che erano associati a una nefropatia interstiziale cronica, come ammesso originariamente nel report di Monsanto MON 863 e da Hammond e colleghi. Tuttavia, questo disturbo funzionale dei reni è stato accantonato nelle loro conclusioni in quanto il ceppo di ratto usato negli studi alimentari è apparentemente sensibile a questo tipo di patologia, specialmente durante l’invecchiamento, cosa che non caratterizzava il caso preso in analisi. Tuttavia, questo ragionamento è stato sostenuto da varie autorità regolatrici (EFSA, CGB in Francia). Queste argomentazioni appaiono nuovamente invalidate in quanto i ratti erano ancora relativamente giovani, sarebbero stati di 5 mesi entro la fine dell’esperimento, e quindi al di sotto dell’età a cui potrebbero sviluppare spontaneamente patologie renali. Ancora più importante è il fatto che questi effetti sui reni dipendono chiaramente da MON 863 in quanto non vengono osservati con le altre tre varietà di mais OGM e i gruppi di controllo, e di conseguenza non sarebbero potuti derivare da una predisposizione genetica del ceppo di ratto usato, che inoltre era lo stesso in tutti i casi. In generale, negli animali maschi i parametri relativi ai reni non risultano fuori dalla norma nel gruppo nutrito con MON 810, anche se la sensibilità alle sostanze tossiche sembra generalmente più alta in questo sesso. Un ulteriore fattore che contribuisce a compromettere le funzionalità renali potrebbe derivare sia da un nuovo, imprevedibile effetto tossico causato a sua volta dall’intrinseco effetto mutageno della tecnologia OGM, o forse dalle nuove forme mutanti della tossina Bt prodotta da MON 863, la quale è completamente diversa da quella inserita in MON 810. In ogni caso, le femmine nutrite con MON 810 mostrano un leggero aumento di peso dei reni, che può corrispondere a una leggera iperplasia solitamente associata a processi infiammatori immunitari. Una rivalutazione dei vetrini istologici di questi animali sarebbe interessante al fine di verificare questa ipotesi. Inoltre, in questi studi manca l’analisi di alcuni marker pertinenti alle funzionalità renali, come per esempio la tensione arteriale o i livelli di angiotensina. Questo tipo di indagine, integrato con controlli in cui gli animali sono nutriti con una dieta normale a cui si aggiunge la corrispondente tossina Bt purificata, permetterebbe un’interpretazione più razionale e precisa dei risultati.
Nel caso dei trial alimentari con MON 863, trattati in uno studio precedente e al centro del dibattito, sono stati ottenuti nuovi risultati dalla rivalutazione dei dati tramite più potenti metodi statistici. Questi risultati sono illustrati qui di seguito. Nei ratti femmine c’è il rischio di venire occupati dalle reazioni già ascritte al gruppo nutrito con OGM, dato che diversi parametri indicano degli aumenti del glucosio in circolazione e dei livelli di trigliceridi, con parametri di funzionalità epatiche compromessi in concomitanza con un lieve aumento del peso corporeo totale. Questa condizione fisiologica è indicativa di un profilo pre-diabetico. In questa sede dimostriamo che negli animali femmine il profilo dei trigliceridi, la creatinina o l’escrezione di cloruro nell’urina sono alterate differentemente e specificatamente con il passare del tempo rispetto ai gruppi di controllo, a seconda della dose di OGM. Tutti questi scompensi e differenze considerati nel loro complesso potrebbero essere interpretati come chiari segni di tossicità.
Gli effetti riscontrati dopo solo 5 settimane di alimentazione o con dose di alimentazione inferiore all’11% non possono essere trascurati semplicemente perché sono osservati meno frequentemente. Potrebbero verificarsi processi di compensazione o ristabilimento in seguito alla lesione dei tessuti, come forse osservabile nel caso di topi alimentati con una dieta contente la soia OGM Roundup Ready. Processi infiammatori acuti possono verificarsi in tessuti danneggiati, seguiti da una fase di rigenerazione, come osservato in seguito a un’infezione batterica/virale o a un insulto tossico di natura chimica. Per esempio, nel gruppo nutrito con il mais OGM MON 863 con una dose dell’11%, con il passare del tempo il potassio urinario diminuisce nei ratti maschi, fenomeno non riscontrato in un solo controllo. Quest’effetto dipende specificatamente dal tempo e non risulta quindi artefatto. Questo tipo di puntuale rigenerazione può essere parte di un processo cancerogeno, e ovviamente, anche laddove si verificasse una guarigione totale, questo non dovrebbe essere considerato come segno di non pericolosità degli alimenti OGM.

Conclusioni
I profili pato-fisiologici sono unici per ogni coltura/alimento OGM, il che sottolinea la necessità di una valutazione della loro non pericolosità caso per caso, come è largamente ammesso e sostenuto dai legislatori. Non è possibile formulare dei commenti riguardo a eventuali simili effetti tossici generali a livello subcronico per tutti gli alimenti OGM. Tuttavia, per le tre varietà di mais OGM che hanno costituito la base di questa indagine, sono stati riscontrati nuovi effetti collaterali collegati al consumo di questi cereali, che sono risultati sesso-specifici e spesso dose-specifici. Gli effetti hanno coinvolto principalmente la funzionalità renale ed epatica, colpendo i due maggiori organi coinvolti nella detossicazione alimentare, seppur manifestando delle differenze tra i vari tipi di OGM. Inoltre, sono stati frequentemente osservati alcuni effetti sulle cellule cardiache, surrenali, spleniche ed ematiche. Dato che esistono normali differenze di sesso nel metabolismo del fegato e dei reni, i disturbi assai significativi dal punto di vista statistico della funzionalità di questi organi, osservati nei ratti maschi e femmine, non possono essere ritenuti insignificanti dal punto di vista biologico, come è stato invece proposto da altri. Concludiamo pertanto asserendo che i nostri dati suggeriscono fortemente che queste varietà di mais OGM inducono uno stato di tossicità epatorenale. Ciò può essere dovuto ai nuovi pesticidi (erbicidi o insetticidi) presenti specificamente in ogni tipo di mais OGM, sebbene non sia possibile escludere effetti metabolici non previsti dovuti alle proprietà mutagene del processo di trasformazione OGM. Tutte e tre le varietà di mais OGM contengono un residuo di pesticida distintamente differente, associato al loro particolare evento OGM (glifosate e AMPA in NK 603, Cry1Ab modificato in MON 810, Cry3Bb1 modificato in MON 863). Queste sostanze non sono mai state parte integrante della dieta animale o umana e quindi non se ne conoscono, al momento, le conseguenze sulla salute di coloro che le consumano, specialmente per lunghi periodi. Inoltre, qualsiasi effetto collaterale legato all’evento OGM sarà in ogni caso unico, dato che il sito di inserimento transgenico e la gamma di mutazioni a livello genomico differiranno tra i tre tipi di mais modificato. In conclusione, i dati che abbiamo presentato raccomandano fortemente la necessità di effettuare ulteriori studi alimentari su animali a lungo termine (fino a 2 anni) in almeno tre specie, preferibilmente anche multi-generazionali, con il fine di fornire dati scientificamente validi e veritieri relativamente agli effetti tossici acuti e cronici delle colture, degli alimenti e dei prodotti OGM. La nostra analisi sottolinea che nel corso di una ricerca investigativa occorre concentrarsi particolarmente su reni e fegato, dato che si è osservato un impatto nettamente negativo sulle funzionalità di questi organi nei ratti alimentati con le varietà di mais OGM per soli 90 giorni.

ARTICOLO COMPLETO IN INGLESE Fonte: Arianna Editrice http://www.mednat.org/alimentazione/OGM_mais_studio_franc.pdf .

 

Ogm pericolosi per la salute, un nuovo studio dalla Russia

Uno studio indipendente dell’Institute of ecology and evolution della Russian Accademy of Sciences, in collaborazione con la National Association for Gene Security e l’Institute of Ecological and Evolutional Problems, ha riscontrato una grave deficienza nella capacità riproduttiva su mammiferi alimentati con cibo gm.

Per due anni, i ricercatori guidati dal professor Dr. Alexei Surov, hanno osservato quattro gruppi di criceti, suddivisi in coppia per ogni gabbietta. Un gruppo è stato nutrito con soia non gm, reperita con grande difficoltà in Serbia (considerato che il 95% della soia prodotta al mondo è gm), il secondo solo con soia transgenica, il terzo con un mix equilibrato dei due prodotti e il quarto per la maggior parte con soia modificata geneticamente.

La prima generazione di criceti non ha subito nessun mutamento, ma già nella seconda il tasso di crescita è rallentato, così come la maturità sessuale. Il vero problema è stato registrato nella terza generazione: le cavie alimentate con cibo transgenico hanno perso completamente la loro capacità riproduttiva. Inoltre le cavie di terza generazione, hanno sviluppato alcune malformazioni che gli scienziati non sanno ancora spiegare. L’unica certezza, per ora, è che gli effetti negativi si bloccano solo quando si smette di alimentare i criceti con cibo geneticamente modificato.

Secondo quanto dichiarato dai ricercatori, è ancora troppo presto per trarre conclusioni definitive circa i rischi per la salute dell’uomo, ma sono quanto mai necessarie maggiori ricerche ed esperimenti. Il dottor Surov presenterà il suo studio il 5 giugno in occasione della chiusura dei Days of defence against environmental hazards iniziati lo scorso 15 aprile.

Fonte: slowfood

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