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MUSEI SOSTENIBILI E BENI CULTURALI COME TRAINO PER LA CREAZIONE DI COMUNITÀ ENERGETICHE INCLUSIVE E A IMPATTO ZERO.

Rossana Russo

ABSTRACT. I Musei italiani, i siti archeologici e i beni culturali in genere, nel corso degli anni, hanno notevolmente “cambiato rotta” aprendo le porte a nuovi utenti, perdendo quell’aspetto ieratico e offrendo ampie esperienze di fruibilità. In questo nuovo contesto, nell’ambito degli obiettivi tracciati dall’Agenda 2030 e delle grandi sfide poste dalla Economia Circolare, la creazione di comunità energetiche involgenti anche i beni culturali e gli edifici e strutture ospitanti (nella doppia veste: consolidata di consumer e inedita di prosumer) costuisce un traino e un valido esempio proattivo verso un impatto zero, laddove l’abbattimento dei costi di gestione, oltre all’azzeramento di produzione di Co2 e il risparmio energetico, aprirebbe ampi spiragli di inclusività e di accesso illimitato e “per tutti” alla Cultura. Di grande apertura la sottoscrizione, tra il Ministro per i Beni Culturali e il Presidente dell’Enea, di un Programma di efficienza energetica per i Musei italiani a sottolineare come l’uomo di Cultura, l’uomo di Scienza e, anche, l’uomo di Legge – nell’immaginario collettivo agli antipodi – ognuno nei rispettivi campi e con ampi spazi di commistione, possono attingere agli strumenti che il nuovo indirizzo mondiale sta fornendo, al fine di superare il concetto di conservazione statica del patrimonio culturale in favore di una godibilità dinamica (con un approccio democratico e di inclusione sociale) e in linea con l’ormai principio cardine dello sviluppo sostenibile.

ABSTRACT. Italian Museums, archaeological sites and cultural heritage in general, over the years, have significantly “changed course” by opening their doors to new users, losing that hieratic aspect and offering broad usability experiences. In this new context, in the context of the goals outlined by Agenda 2030 and the major challenges posed by the Circular Economy, the creation of energy communities also involving cultural heritage and host buildings and facilities (in the dual guise: established as prosumer and unseen as consumer) constitutes a driving force and a valid proactive example towards zero impact, where the lowering of management costs, in addition to the zeroing of Co2 production and energy savings, would open wide vistas of inclusiveness and unlimited and “for all” access to Culture. Of great openness is the signing, between the Minister for Cultural Heritage and the President of Enea, of an Energy Efficiency Program for Italian Museums to underscore how the man of Culture, the man of Science and, also, the man of Law-in the collective imagination at the antipodes-each in their respective fields and with ample room for intermingling, can draw on the tools that the new world direction is providing in order to overcome the concept of static preservation of cultural heritage in favor of dynamic enjoyability (with a democratic and socially inclusive approach) and in line with the now cardinal principle of sustainable development.

SOMMARIO: 1. I nuovi principî costituzionali in materia di ambiente e beni culturali: la modifica degli artt. 9 e 41 Cost. 2. Un modello di Museo Sostenibile: da Rio de Janeiro 1992 all’Agenda 2030 (brevi cenni storici). 3. La diffusione – in termini di estensione e fruibilità – dei Musei italiani. 4. Spunti per uno “sviluppo sostenibile”: la creazione di comunità energetiche locali con partecipazione dei musei in veste di prosumer e consumer – Il Progetto Grande Maxxi. 5. Musei eco-compatibili in Italia e nel Mondo. 6. Conclusioni – Una finestra su Taranto.

1. I nuovi principî costituzionali in materia di ambiente e beni culturali: la modifica degli artt. 9 e 41 Cost.

Il tratto distintivo della Costituzione italiana – per comune intento dei Padri Costituenti – è la tutela “del bello”1. Fin dalla sua entrata in vigore, e nei lavori preparatori, la Carta Costituzionale portava avanti, mostrando tutta la sua modernità, l’intento di creare uno scudo per le generazioni future (nella forma dei doveri di solidarietà sociale che permeano l’intero testo costituzionale). Non si può non scorgere un parallelo tra il periodo storico di nascita, creazione, sviluppo ed entrata in vigore della Costituzione italiana e l’attualità: la crisi epidemica (legata alla diffusione del virus SarsCovid19, ancora lontano dall’essere debellato o, quantomeno, posto sotto controllo) e la consequenziale crisi economica sono connotati dai medesimi caratteri di urgenza, del “qui e ora” e dalla necessità di agire nell’immediato.

In questo quadro si inseriscono le richiamate modifiche all’art. 9 Cost. a sottolineare una nuova visione improntata alla conservazione, in chiave futura, del “bello” inteso in senso ampio e involgente il patrimonio culturale, artistico e naturale d’Italia. A parere di chi scrive, le modifiche hanno consentito una nuova visione unitaristica del mondo della Cultura, della Scienza e della Legge2.

Nella sua nuova formulazione, il testo dell’art. 9 Cost. così recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali3.

Il testo novellato, da intendersi quale doverosa integrazione4, eleva l’ambiente a principio fondamentale la cui tutela non può essere decontestualizzata bensì procedere, con comunità di intenti, in parallelo e intersecandosi, con la protezione dei beni culturali nello sprito di protezione delle generazioni future e con il necessario intervento della scienza. Quanto detto comporta, ad esempio, che nel realizzare opere necessarie, le richiamate tutele impongano l’applicazione di tecnologie meno impattanti sul territorio e sull’ambiente.

Nello specifio, per tornare al tema del presente scritto e nell’anticipare quanto sarà argomentato nel seguito, la ristrutturazione di un edificio ospitante un bene di interesse culturale necessariamente coinvolge i tre aspetti richiamati dall’art. 9 Cost.: la tutela dei beni culturali, la tutela dell’ambiente, l’interesse delle generazioni future, non potendo trascurare il contesto comunitario e la funzione sociale, anche in termini di ampia fruibilità delle opere.

È palese che gli interessi in gioco necessitino di una ampia cooperazione nell’ottica del bilanciamento e, quindi, emerege l’opportunità di una analisi a monte (anche in linea con un cardine dell’ordinamento internazionale: il principio di precauzion5). E in questo senso che la modifca dell’art. 9 Cost. coinvolge più soggetti. Tornando all’esempio pratico di cui innanzi: la valutazione sull’opera a realizzarsi non può prescindere dall’esame fondamentale di tre aspetti: 1. la conservazione – non più in senso statico – del bene di interesse culturale; 2. il rispetto della biodiversità, del paesaggio, della flora e della fauna prossimi all’opera e ugualmente (s)oggetti di tutela; 3. la necessità che l’opera realizzanda sia progettata nell’ottica di preserevare le generazioni future. Ritornano, inevitabilmente e fortunatamente, l’uomo di cultura, l’uomo di scienza e l’uomo di legge (a livello amministrativo locale e centrale).

Non può non scorgersi l’importanza dell’opera di riforma dell’art. 9 che, in sé, contiene una vera e propria definizione, se si vuole, anche grafica, di Economia Circolare. L’auspicio è che il disegno sulla carta e in potenza si trasformi in collaborazioni concrete, fattive e proattive.

Che vi sia l’urgenza di superare gli individualismi (anche delle categorie dello scibile) è una conclusione cui è pervenuto anche Livio de Santoli6: “… è emersa la necessità e la volontà di ricomporre tutte le diverse compentenze in una nuova intrepretazione dell’ambiente, estranea a «visioni del mondo» di carattere esclusivamente settoriale. Perché l’ambiente è un «affare di tutti»: di chi si occupa di energia, ma anche di chi si occupa di architettura, di politica di sociologia e di arte – nonché di diritto (n.d.a.) – è anzi «affare» di ogni singolo individuo, come pure della società insieme…7“.

Contestuale alla modifica dell’art. 9 Cost., la revisione apportata all’art. 41 Cost., a norma del quale l’inziativa economica privata non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La modifica, oltre a limitare l’esercizio dell’attività economica nel superiore interesse dell’ambiente, introduce, al terzo comma, una riserva di legge in termini di coordinamento e indirizzo della medesima attività a fini sociali e ambientali8.

2. Un modello di museo sostenibile: da Rio de Janeiro all’Agenda 2030 (brevi cenni storici).

La lettura dell’art. 9 Cost. e la sua interpretazione ancorata all’attualità rispondono a tutte le esigenze connesse al pensiero di Museo Sostenibile.

Il concetto di sostenbilità9, oggi di comune sentire, affonda le sue radici e trae origine dalla nozione di “futuro” che, nell’ambito delle politiche ambientali, economiche e culturali internazionali, viene menzionata, per la prima volta, in seno all’Earth Summit di Rio de Janeiro10, nel 1992, durante il quale, per la prima volta, si prende coscienza dell’approssimarsi di un “punto di non ritorno” e delle caducità e limitatezza delle risorse ambientali. La Conferenza di Rio apre le finestre al futuro e tenta di superare gli individualismi egotici del sé, del consumo sconfinato delle risorse naturali, della ricchezza accentrata nelle mani di pochi che ha, quale conseguenza, una forte disuguaglianza sociale in termini di partecipazione attiva alla vita del Paese in ogni ambito (culturale, politico, economico, ambientale).

A porre l’accento sulla eredità che il Mondo, nel 1992, stava lasciando alle generazioni future è la dodicenne Severn Cullis-Suzuki. Risuona ancora il suo discorso, cadenzato dall’anafora “Sono solo una bambina… Sono solo una bambina…” e dalla pronuncia di una frase che diventerà storia e costituira la scopo principale di tutte gli obiettivi successivi: “… Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto ciò. Vi siete mai preoccupati di queste cose quando avevate la mia età? Tutto questo sta accadendo sotto ai nostri occhi, e tuttavia agiamo come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo e tutte le soluzioni…“.

Il 1992 ha segnato lo spartiacque e la presa di coscienza, anche dopo la messa in stampa del Rapporto Brundtland11, della necessità di agire. La Conferenza di Rio ha ceduto il testimone all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (con la differenza di tempi strettissimi per la realizzazione degli obiettivi che l’Agenda si pone e impone agli Stati di raggiungere).

Il leit motiv dell’Agenda 2030 è, difatti, rappresentato dalla immediatezza di un’azione rapida e incisiva che non lascia più spazio a tentennamenti e di un’azione che incida su ogni aspetto del vivere comune. La sostenibilità diviene una urgenza da perseguire a livello interdisciplinare e, in questo percorso, si inserisce la necessità che anche gli edifici volti a ospitare i beni culturali siano orientati verso un approccio sostenibile, a tutela del “futuro” che, se nel 1992, stava facendo capolino all’orizzonte, oggi è più prossimo che mai.

ICOM12 ha fatto propri tutti i principî legati allo sviluppo sostenibile e li ha esplicitati, da ultimo, nella Risoluzione On sustainability and the implementation of Agenda 2030, Transforming our World. Si riconosce il ruolo dei musei nel “plasmare e creare un futuro sostenibile attraverso programmi, partenariati e attività” che siano in linea con gli obiettivi e i traguardi posti dalle Nazioni Unite, incorporando pratiche sostenibili interne ed esterne che comportino la riduzione dell’impatto ambientale13.

In precedenza anche ANMS14, attraverso il Gruppo di Lavoro “Educazione nei musei scientifici” (GEMS), gettava le basi per un “Manifesto per la sostenibilità” (presentato al XXIV Congresso annuale di Livorno nel 2015). Il lavoro dell’ANMS prosegue in questo senso e, difatti, il XXXVI Congresso annuale (18-21 ottobre 2022) porta il tema “MUSEI SCIENTIFICI, AMBIENTE, TERRITORIO. NUOVE VISIONI, OBIETTIVI, SERVIZI, RELAZIONI PER COMUNITÀ SOSTENIBILI”15.

In ambito internazionale lo sguardo è stato indirizzato verso una maggiore inclusività (intesa come accesso garantito a ogni categoria di utenti con attenzione verso soggetti svantaggiati). In questo senso: Codice Etico della Uk Museums Associations del 200816 per cui i musei hanno un fondamentale ruolo di miglioramento della qualità della vita di ogni persona; Statuto della Netherland Museums Association del 201117 il quale acclara il valore culturale dei musei nel patrimonio e il ruolo di traino culturale, educativo, esperenziale, relazionale in seno alla qualità della vita delle persone; Happy Museums, Re-imagining museums for a changing world18 dei Museums of East Anglia il cui manifesto così recita: “Our own happiness is short-lived if we achieve wellbeing for our generation at the environmental expense of future generations” (La nostra felicità è di breve durata se raggiungiamo il benessere per la nostra generazione a spese delle generazioni future). Accanto ai citati documenti programmatici vi sono, poi, concreti esempi – sia in Italia che in altri Paesi – cje mostrano un approccio reale volto realizzare questa trasformazione circolare e multidisciplinare.

3. La diffusione – in termini di estensione e fruibilità – dei Musei italiani. Sintesi sui consumi energetici e sui costi di gestione.

Che l’Italia sia un “grande museo a cielo aperto” è frase trita e ritrita ma, per quanto tale affermazione trasudi retorica, risponde a verità, come confermato dai dati forniti dal Report Istat19, nel quale, putroppo, si registra un elemento negativo dovuto alla mancata riapertura di alcune strutture dopo il lockdown20.

Il patrimonio immobiliare del MiBAC conta circa 1060 immobili, comprendenti musei, archivi, biblioteche, uffici.

I dati così come delineati costituiscono i 15.600.000 mq del patrimonio archeologico italiano.

Durante il periodo di “chiusura”, l’accesso ai musei, con modalità differente, fortunatamente ha subito un calo inferiore rispetto a quanto si potesse temere. Il 73% delle strutture ha garantito servizi, attività e accessi virtuali, con il potenziamento delle piattaformen web, incontri on-line e tour da remoto. Nel periodo antecedente e successivo al lockdown l’offerta meuseale fornisce ampie possibilità di fruizione e servizi attraverso aree aperte al pubblico: caffetteria, bookshop, servizi igenici, guardaroba, sale conferenze, auditorium. Una struttura museale si compone altresì di spazi privati quali spogliatoi e servizi igenici per il personale, laboratori di catalogazione, magazzini di stoccaggio.

Alla elencazione di cui innanzi si aggiungono, quale fulcro dell’offerta e in veste di attrattiva massima per i visitatori, le zone espositive e le sale interattive.

L’equazione grandi spazi:ampia fruibilità=grandi consumi è una conclusione logica. Si stima che il consumo medio annuo di un museo sia compreso tra 780 e 1280 GW21, comprendendo l’illuminazione e la climatizzazione che, necessariamente, devono essere diversificate a seconda dell’area cui sono poste a servizio.

È di tutta evidenza che le sale espositive debbano dotarsi di una luce speciale che possa valorizzare l’opera (contemperando i “giochi” di luce artificiale e di luce naturale) e preservarla dal deterioramento connesso alla ricezione di ultravioletti22. Nonché di gradi di umidità che favoriscano la conservazione.

Con Decreto Ministeriale del 10.05.201123 sono stati introdotti limiti massimi di illuminazione e indicatori di dose massima di radiazione massima luminosa e ultravioletta cui possono essere sottoposte le varie opere che, costituite e create con materiali ovvero pigmenti differenti, sono dotate di un distinto grado di fotosensibilità. L’allineamento a tali indicatori, come ovvia conseguenza, comporta un costo immediato e un costo diluito nel tempo, in termini di adeguamento e spese di gestione e di utenze.

Nel quadro innanzi delineato, i consumi energetici legati al patrimonio dei beni culturali, è altissimo e sconta due limiti: 1) molte strutture si trovano a dover gestire impianti obsoleti con conseguenze su costi, sprechi e scarsa se non impossibile capacità di conservazione; 2) altri edifici hanno introdotto tecnologie ultramoderne, tuttavia non in linea con i principî di economia sostenibile.

4. Spunti per uno sviluppo sostenibile: la creazione di comunità energetiche locali con partecipazione dei musei in veste di Consumer e Prosumer – il Progetto “Grande Maxxi”.

I musei, alla luce di quanto fino a ora argomentato, oltre a svolgere un fondamentale ruolo sociale, inevitabilmente rivestono il ruolo di “consumatore”, andando a incidere sul PIL e rappresentando un costo per lo Stato. Inconsapevolmente, gli edifici ospitanti i beni culturali e di interesse culturale costituiscono anche una rilevante percentuale nei dati relativi agli sprechi, all’inquinamento e alla obsolescenza delle strutture.

Di contro, vi è il rovescio positivo della medagli, i musei, a livello nazionale possono contribuire (e lo stanno facendo, come si avrà modo di documentare nel seguito) all’attuazione di alcuni degli obiettivi delineati dall’Agenda 2030. Il che ci riporta alla chiamata in partecipazione, in maniera sinergica, di tutti gli operatori culturali, scientifici e del diritto, al fine di rendere gli immobili culturali il faro di una spinta alla socialità culturale, alla inclusione (intesa anche come lotta alla povertà favorendo la partecipazione delle classi più deboli), al miglioramento della qualità della vita, alla eliminazione degli sprechi anche con dimuzione dei costi di gestione, al rispetto dell’ambiente nell’interesse delle generazioni future. L’impatto zero richiesto in questo periodo, sta in ciò: una graduale riduzione dei consumi legati alla manutenzione degli immobili, alle “spese di bolletta” con pontenziale aumento del range di visitatori, consentendo un abbassamento dei costi di accesso.

La creazione di un museo ecocompatibile risponde a tutte queste esigenze e la ecocompatibilità raggiungerebbe un livello massimo laddove l’edificio ospitante l’immobile, lo spazio che include il sito archeologico, affiancassero alla veste di consumatore energetico, il ruolo di partecipante attivo del processo produttivo, quindi come soggetto calato all’interno di una Comunità Energetica.

Con la Direttiva 2018/2001 “RED II”24 si è imposto agli Stati Membri di autorizzare i cosumatori a costituirsi in produttori e autoconsumatori di energia elettrica rinnovabile a prezzi accessibili, di creare quindi, delle “associazioni di comunità” a carattere decentrato, con predisposizione di un quadro normativo che indichi i meccanismi e gli incentivi per il raggiungimento degli obiettivi di incremento della quota di energia da fonti rinnovabili.

In particolare, l’art. 22 della Direttiva disciplina le Comunità Energetiche, tese all’autoconsumo elettrico e alla condivisione dell’energia prodotta.

Gli Stati membri sono stati obbligati a recepire la direttiva entro il 30.06.2021.

In Italia, nelle more del recepimento della Direttiva RED II, con il Decreto Legge 169/2019 “Milleproroghe”, all’art. 42 bis, è stata autorizzata l’attivazione dell’autoconsumo colettivo da fonti rinnovabili, ovvero la creazione e la realizzazione di comunità energetiche rinnovabili, con predisposizione della necessaria disciplina e delle condizioni per fruire degli incentivi.

Il D.L. è stato convertito in con Legge 8/202025 (con modifiche all’art. 42 bis) in parziale attuazione della Direttiva RED II, in particolare con riferimento agli artt. 21 e 22, introducendo una disciplina sperimentale e transitoria. La Legge demanda ad ARERA26 l’adozione dei provvedimenti attuativi.

La disciplina regolamentativa delle Comunità Energetiche prevede dei punti fondamentali, il rispetto dei quali consente di assumere lo status di C.E.:

– Possono parteciparvi, su base volontaria, in veste di produttori e/o clienti finali, persone fisiche, piccole e medie imprese, enti territoriali e enti locali, comprese le amministrazioni locali. Per le imprese private, la partecipazione all’associazione non deve costituire attività commerciale primaria.

– Ha, quale scopo, la condivisione e l’autoconsumo, attraverso infrastrutture per la produzione di energia, nel comune intento di fornire benefici ai propri associati ovvero alle aree locali. È un soggetto giuridico autonomo, nella forma di associazione, ente del terzo settore, cooperativa, cooperativa benefit, consorizio, partenariato, organizzazione senza scopo di lucro.

– La partecipazione deve essere garantita anche a clienti finali domestici, ubicati sul territorio locale prossimo, compresi quelli appartenenti a nuclei con basso reddito o vulnerabili.

– I soggetti partecipanti devono produrre energia utilizzando impianti alimentati da fonti rinnovabili di potenza complessiva non superiore a 1MW, entrati in esercizio successivamente all data di entrata in vigore dellla L. 8/2020 ed entro i 60 giorni successivi alla data di entrata in vigore del provvedimento di recepimento della Direttiva RED II.

– L’energia deve essere prodotta usando la rete di distribuzione esistente.

– L’energia deve essere condivisa per l’autoconsumo istantaneo ovvero attraverso sistemi di accumulo.

– L’energia elettrica prelevata dalla rete pubblica, compresa quella condivisa, deve essere assoggettata alla componenti tariffarie per copertura degli oneri generali di sistema.

– I punti di prelievo e i punti di immissione degli impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili devono essere ubicati su reti elettriche in bassa tensione, sottese, alla data di creazione dell’associazione, alla medesima cabina di trasformazione di medio/bassa tensione (cabina secondaria).

– Le comunità/associazioni devono dotarsi di uno Statuto che indichi la sede, l’oggetto sociale, lo scopo (non di lucro), la durata, la destinazione dei proventi ai fini del raggiungimento dell’obiettivo sociale, i diritti e gli obblighi dei soci, gli organi sociali e ogni altra informazione utile ai fini del riconoscimento degli incentivi27.

Si sono successivamente registrati ulteriori interventi volti ad apporre i necessari correttivi.28

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Individuata a grandi linee la disciplina delle Comunità Energeriche e alla luce delle considerazioni espletate in relazione al ruolo educativo, sociale, di aggregazione, di valorizzazione della identità locale dei musei e ai consumi energetici connessi al funzionamento degli immobili ospitanti beni culturali, v’è chi non veda la possibilità che il MUSEO possa partecipare attivamente all’interno di una Comunità Energetica nella duplice veste: consolidata di consumer29 e inedita di prosumer30.

Per comprendere appieno tali possibilità appare opportuno analizzare un esempio concreto: il Maxxi di Roma31.

In primo luogo, è d’ausilio analizzare il contesto nel quale il Museo Maxxi è calato: Roma. Il piano di rigenerazione globale che sta interessando questa città probabilmente è il punto dal quale tutte le altre comunità che intendano riappropriasi dei propri spazi culturali e farlo con un crisma di consapevolezza e a impatto zero, devono partire.

Per comprendere, illuminante la dichiarazione di Jeremy Rifkin32, resa nell’ambito dei lavori preparatori di un Master Plan per l’energia a Roma33:

Duemila anni fa tutte le strade portavano a Roma, una città da cui si è partiti per il futuro della civilizzazione del mondo occidentale attraverso la combinazione di opere ingegneristiche importanti, sofisticati sistemi di trasporto e una prima forma di democrazia. L’Impero romano era un regime centralizzato per l’energia e per le comunicazioni con il potere economico e politico che fluiva dall’alto verso il basso e dal centro verso la periferia … Nella nuova era, Roma può diventare il primo di migliaia di nodi urbani, territori interconnessi energicamente attraverso la smart grid34… La strada da percorrere richiede un approccio sistemico che comprenda adeguatamente diversi aspetti: economici, energetici, ambientali, ma anche le dimensioni umane e sociali di un modello nuovo. Il successo della sfida non sarà solo funzione di una ingegneria innovativa, di nuove tecnologie e infrastrutture fisiche, ma saranno necessari meccanismi culturali e comportamentali in grado di valorizzare gli indivisui e le comunità, e assicurare una partecipazione equa nella trasformazione verso un mondo post-carbon35“.

È nell’alveo di queste nuove visioni che si inserisce il Progetto definito “Grande Maxxi” presentato il 10.02.2022, finanziato dal Piano Strategico “Grandi Progetti Beni Culturali”36 del Ministero della Cultura (15 milioni di euro), dalla linea di investimento 1.2 del PNNR di competenza del MiC (2,5 miloni di euro); dal Fondo MIMS37 (20 milioni di euro).

Il piano di lavoro prevede che, accanto alla struttura progettata da Zaha Hadid38, saranno creati nuovi spazi e ambienti sostenibili e polifunzionali. Nello specifico:

– Galleria Green: collegherà il giardino pensile dell’hub con l’edificio di Via Masaccio, con orti urbani che riforniranno i punti di ristoro interni alla struttura e saranno qualificati come orti didattici, coinvolgendo agronomi e cittadini.

Innovation HUB: polo di ricerca e di sviluppo nel mondo dell’arte, dell’architettura, della creatività per la elaborazione di sensazioni, visioni, progetti di rigenerazione urbana. (Opera in questo settore una cordata formata da Fondazione Human Technopole, Sony Csl Paris, DTC Lazio – Centro di Eccellenza, Innova Camera, Lventure Group e Pi School).

– Centro di eccellenza per il restauro contemporaneo, in sinergia con istituzioni e scuole del settore.

– Maxxi accessibile per tutti, Maxxi Technology, Maxxi Storage: si propone di abbattere le barriere architettoniche ed economiche consentendo a una ampia platea di utenti e visitatori di vivere una esperienza tecnologicamente avanzata di partecipazione al museo con tecnologie indossabili, sistemi interattivi e sensoriali, ambienti immersivi. Ciò anche all’interno dei magazzini che non saranno più considerti come passaggio per lo smistamento ma vissuti direttamente dagli utenti.

La Fondazione, per la realizzazione dell’Hub e dell’area green, ha lanciato un Concorso nazionale di Idee (rivolto a gruppi mutlidisciplinari) conclusosi il 10.06.202239. Le opere di questo primo blocco dovrebbero vedere la luce nel 2026.

Emerge con chiarezza come la realizzazione di questi progetti, oltre al necessario capitale di partenza, preveda anche dei costi di gestione permanenti che incidono fortemente sui consumi di energia. In quest’ottica, la Fondazione Maxxi ha previsto un ulteriore restayiling che mira a rendere il polo museale carbon free. L’impatto ambientale “zero” sarà raggiunto attraverso la predisposizione di un piano pluriennale, che vede altresì la partecipazione del Ministero della Difesa e del Ministero della Cultura attraverso la sottoscrizione comune di una Lettera di Intenti che individua ulteriori aree che saranno cedute dal primo a vantaggio del secondo. Tali aree, insieme ad altri immobili di proprietà del Ministero della Difesa, andranno a costituire una Comunità Energetica in partnership con Enel. Il progetto, evidentemente studiato sulle opere di restauro ecosostenbile che hanno reso l’Aula Nervi40 uno degli impianti fotovoltaici più famosi del Mondo, è estremamente ambizioso poiché comporta la installazione di diverse tipologie di pannelli fotovoltaici che non dovranno interferire con il profilo architettonico dell’edificio (vetri fotovoltaici verticali e tegole fotovoltaiche invisibili), nonché la sostituzione delle caldaie a metano con pompe di calore. La illuminazione interna ed esterna sarà resa possibile con tencologia a led. È previsto un sistema di domotica che ottimizzi i consumi energetici e introduca un programma di riciclo, riuso e recupero delle acque meteoriche per irrigare le aree verdi e gli orti urbani.

La creazione della Comunità Energetica, di concerto con la sede del Demanio, consentirà al Maxxi di ottenere l’energia verde idonea a supportare tutte le necessità dei servizi che, terminato il Grande progetto, verranno a essere offerti agli utenti esterni nonché di quelli relativi alle aree private. Si stima che 1/3 sarà autoprodotta, i restanti 2/3 saranno forniti dalla CEFR.

È in questo senso che il Maxxi indosserà le vesti comuni di consumatore di energia (consumer) ma si presenterà anche nella inedita figura di parte attiva nel processo di creazione e produzione di Energia Verde (prosumer).

La Comunità Energetica Grande Maxxi rispetta tutti i critreri che le norme in vigore hanno introdotto ai fini del riconoscimento di tale qualifica. Naturlamente, per i dettagli di natura tecnica – anch’essi legislativamente disciplinati – si dovrà attendere la fine del progetto e l’effettivo avvio in concreto. I soggetti coinvolti e partecipanti, lo scopo sociale volto al raggiungimento del bene comune e all’assenza di lucro, le potanzialità di inclusione e di accesso a ogni categoria sono già visibili e ben si attagliano alla figura delle Comunità Energetiche.

5. Musei ecocompatibili in Italia e nel Mondo.

Accanto al progetto ambizioso del Maxxi di Roma vi sono, in Italia e nel resto del Mondo, altre realtà che hanno fatto della ecocompatibiltà una suggestione reale. Molti musei si sono dotati di codici etici che hanno elevato i concetti di sostenibiltà, lotta allo spreco e inclusione a vera e propria norma41 generale di comportamento.

Di seguito alcuni esempi e modelli concreti.

a. Mart di Rovereto – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea42: dispone di un particolare software di controllo delle luci con un risparmio stimato in bolletta del 25% dei consumi. Favorisce e suggerisce anche buone pratiche ospitando convegni ed eventi dotati di certificazione CO2 zero.

b. Explora di Roma – Museo dei bambini43: è partner della campagna Energia Sostenibile per l’Europa (SEE). La struttura nasce come progetto di riqualificazione urbana del Comune di Roma di un vecchio deposito, ora protetto da un impianto fotovoltaico installato sul tetto che produce circa 40mila kWh di energia.

c. Museo Salvatore Ferragamo di Firenze44: nel 2016 ha ottenuto, come primo museo aziendale Green, lo “Standard internazionale ISO 14064”, relativo alla rendicontazione delle emissioni di CO2. È entrato a far parte di ICOM (v. nota 12).

d. Hermitage di San Pietroburgo45: l’installazione di lampade ad alta efficenza energetica consente il risparmio annuo di circa il 55% dell’energia elettrica.

e. Museo Quai Branly di Parigi46: ha eretto un “giardino verticale” di 800 mq che garantisce una minore dispersione termica e incrementa le aree verdi cittadine. Inoltre, sono stati installati pannelli fotovoltaici e sonde geotermiche per il riscaldamento.

e. California Academy of Sciences di San Francisco47: è dotato di un tetto verde esteso per circa 50 mila mq (progettato da Renzo Piano e ultimato nel 2008), che controlla e ricicla le acque reflue utlili alla sopravvivenza dei circa 46 milioni di esemplari di piante presenti nella struttura. Il tetto è anche fonte di energia e consente il mantenimento di una temperatura costante della struttura. L’aria condizionata è stata sotituita con finestre apribili, pannelli solari e 55 mila cellule fotovoltaiche. La struttura è composta dal strutture metalliche formate, per il 90%, da materiale riciclato. Inoltre, nel pieno rispetto della natura che lo circonda, il tetto ha un andamento sinuoso: si solleva in presenza di alberi ad alto fusto e in prossimità del planetarium e si abbassa dove c’è la piazza.

6. Conclusioni – Una finestra su Taranto.

Non v’è ostacolo alcuno perché anche Taranto, con il MArTa48 e con i varî siti archeologici dislocati nella immediata prossimità, possa intraprendere lo stesso cammino del Maxxi, con la collaborazione e il partenariato degli enti locali, dell’Autorità Portuale e della Marina Militare (alla quale si deve riconoscere un’importante opera di gestione del Castello Aragonese49).

Come tutti i più importanti musei nazionali ed esteri, anche il MarTa sta perseguendo una politica di inclusione50 e di riavvicinamento sfruttando l’onda lunga degli eventi che hanno visto Taranto protagonista indiscussa. Fra i tanti: Medimex, Tour dell’Orchestra della Magna Grecia51. Gli Ori di Taranto hanno anche ispirato la Maison Dior per la Collezione Cruise 2021.

Con il patrocinio del Ministero della Cultura, insieme all’Associazione Italiana per la Promozione della Festa della Musica, il MarTA ha altresì ospitato, il 21.06.2022, il Recovery Sound & Green Music Economy, nell’ambito della Festa della Musica. Un road tour che ha interessato diverse città della penisola italiana alla riscoperta dei luoghi nei quali anche la musica, tornando al passato, riscopre il contatto diretto dell’uomo con l’ambiente che lo circonda.

Perché “Taranto è una città perfetta. Viverci è come vivere nell’interno di una conchiglia, di un’ostrica aperta. Qui Taranto nuova, là, gremita, Taranto vecchia, intorno i due mari, e i lungomari52.

Quindi, una città con una importantissima risorsa: l’essere una città di mare, una città del Mediterreno perché “… nelle città del Mediterraneo è spesso così. Non trovi mai davvero quello che eri venuto a cercare. Forse perché questo mare, i porti che ha generato, le isole che culla, le linee e le forme delle sue rive rendono la verità inseparabile dalla felicità. L’ebrezza stessa della luce non fa che esaltare lo spirito di contemplazione53“. Ritorna, quindi, questa forma ciclica nella quale felicità, bellezza, luce, contemplazione, inclusione (non è forse questo il Manifesto stesso dei Musei!) si rincorrono per incontrarsi nell’uso collettivo, con il comune obiettivo di lasciare alle generazioni future le migliori opportunità possibili.

Oltre la visione poetica, v’è la certezza che Taranto e, nello specifico caso oggetto di trattazione, il MarTA – con la fitta rete di siti archeologici e di immobili ospitanti beni culturali e di interesse culturale – possa raggiungere l’obiettivo di carbon neutrality/carbon free, di inclusione e di abbattimento della povertà.

I progetti richiamati, i concreti esempi di ecocompatibiltà e inclusività dipingono un quadro ambizioso – ma possibile – che sembra protendere verso l’ideale di una COMUNITÀ, riappropiandosi del significato primigenio del termine: insieme di persone che hanno comunione di vita sociale, condividono gli stessi comportamenti e interessi54. Evidentemente non ha mai avuto torto chi ha immaginato la storia come un cerchio, una visione ciclica di qualcosa che ritorna: il vivere comune come negli antichi agglomerati urbani o villaggi, nei quali ogni azione e decisione erano improntate al bene comune.

Oggi sarebbe più semplice un passo indietro, una sorta di ritorno al futuro: il passato che rivive con la possibilità di sfruttare al meglio le tecnologie e le conoscenze acquisite, quasi a voler realizzare una riconversione delle “macchine” ponendole a servizio della natura55. E perché ciò si realizzi, è necessario operare in sinergia riconoscendo il ruolo dell’individuo, quale essere senziente e produttivo, nella comunità. La realizzazione di Comunità Energetiche, nello specifico ambito di cui ci occupa nel presente elaborato, che coinvolgano anche i poli museali e le strutture ospitanti beni culturali e di interesse comunale, la spinta individuale dell’uomo di legge, dell’uomo di cultura e dell’uomo di scienza devono convergere per la realizzazione di un progetto che non può più attendere i tempi lunghi della politica, riscoprendo un ruolo attivo dei professionisti coinvolti.

Il Qui e Ora ha smesso di essere un motto che campeggia sui cartelloni dei manifestanti ed è diventato un’esigenza vitale e urgente per la quale tutti devono offrire il loro contributo in veste di consumatori attenti e attivi, parte attivamente parte al processo di riconversione mentale e fattiva.

Note

1. In questa ottica si inserisce la proposta di legge Costituzionale n. 1402, presentata il 22.05.2014 a firma PELLEGRINO e altri: “Modifica all’articolo 1 della Costituzione, in materia di riconoscimento della bellezza quale elemento costitutivo dell’identità nazionale”.

2. La riforma dell’art. 9 Cost. rappresenta la prima modifica, dal 1984 a oggi, di uno degl articoli a tutela dei Principî Fondamentali (1-12 Cost.).

3. Per l’iter di approvazione www.riformeistituzionali.gov.it/it/la-riforma-costituzionale-in-materia-di-tutela-dell-ambiente/

4. In linea con la normativa europea: a) Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea) che, all’art. 37 statuisce: “Un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile”; b) Trattatto sul funzinamento dell’Unione Europa il cui art. 191 recita: “La politica ambientale dell’Unione europea si fonda sull’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e ha come obiettivo la salvaguardia, la tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, nonché la protezione della salute umana”. La modifica costituzionale costituisce l’apice formale di un lavoro che, a livello sostanziale, il Paese aveva già portato avanti. La tutela ambientale e dell’ecosistema trovavano spazio e disciplina nell’art. 117 c. 2 Cost. rientrando nel novero della materia di competenza legislativa esclusiva dello Stato. Come riportato nel testo, in ogni caso, l’intera Costituzione, fin dalla sua creazione, si è sempre mostrata un testo dinamico pronto al cambiamento. Si può individuare negli anni’80 il periodo storico nel quale gli interessi ambientali si sono manifestati con maggior forza all’interno della Carta.

5. “Il principio di precauzione è citato nell’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. Il suo scopo è garantire un alto livello di protezione dell’ambiente grazie a prese di posizione preventive in caso di rischio. Tuttavia, nella pratica, il campo di applicazione del principio è molto più vasto e si estende anche alla politica dei consumatori, alla legislazione europea sugli alimenti, alla salute umana, animale e vegetale. La definizione deve anche avere un impatto positivo a livello internazionale, al fine di garantire un livello appropriato di protezione dell’ambiente e della salute nei negoziati internazionali. Infatti, tale principio è stato riconosciuto da varie convenzioni internazionali e figura in special modo nell’Accordo sulle misure sanitarie e fitosanitarie (SPS) concluso nel quadro dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC). Secondo la Commissione europea, il principio di precauzione può essere invocato quando un fenomeno, un prodotto o un processo può avere effetti potenzialmente pericolosi, individuati tramite una valutazione scientifica e obiettiva, se questa valutazione non consente di determinare il rischio con sufficiente certezza. Il ricorso al principio si iscrive pertanto nel quadro generale dell’analisi del rischio (che comprende, oltre la valutazione del rischio, la gestione e la comunicazione del rischio) e più particolarmente nel quadro della gestione del rischio che corrisponde alla fase di presa di decisione. La Commissione sottolinea che il principio di precauzione può essere invocato solo nell’ipotesi di un rischio potenziale, e che non può in nessun caso giustificare una presa di decisione arbitraria. Il ricorso al principio di precauzione è pertanto giustificato solo quando riunisce tre condizioni, ossia: 1) l’identificazione degli effetti potenzialmente negativi; 2) la valutazione dei dati scientifici disponibili; 3) l’ampiezza dell’incertezza scientifica. Le autorità incaricate della gestione del rischio possono decidere di agire o di non agire, in funzione del livello di rischio. Se il rischio è alto, si possono adottare varie categorie di misure. Si può trattare di atti giuridici proporzionati, del finanziamento di programmi di ricerca, di misure d’informazione al pubblico, ecc. Tre principî specifici devono sottendere il ricorso al principio di precauzione: 1) una valutazione scientifica la più completa possibile e la determinazione, nella misura del possibile, del grado d’incertezza scientifica; 2) una valutazione del rischio e delle conseguenze potenziali dell’assenza di azione; 3) la partecipazione di tutte le parti interessate allo studio delle misure di precauzione, non appena i risultati dalla valutazione scientifica e/o della valutazione del rischio siano disponibili. Inoltre, i principî generali della gestione dei rischi restano applicabili allorché il principio di precauzione viene invocato. Si tratta dei cinque seguenti principi: la proporzionalità tra le misure prese e il livello di protezione ricercato; la non discriminazione nell’applicazione delle misure; la coerenza delle misure con quelle già prese in situazioni analoghe o che fanno uso di approcci analoghi; l’esame dei vantaggi e degli oneri risultanti dall’azione o dall’assenza di azione; il riesame delle misure alla luce dell’evoluzione scientifica. Nella maggior parte dei casi, i consumatori europei e le associazioni che li rappresentano devono dimostrare il pericolo associato a un processo o a un prodotto messo sul mercato, eccezione fatta per i medicinali, i pesticidi o gli adittivi alimentari.Tuttavia, nel caso di un’azione presa a titolo del principio di precauzione, si può pretendere che sia il produttore, il fabbricante o l’importatore a dimostrare l’assenza di pericolo. Questa possibilità deve essere esaminata caso per caso; non può essere estesa a livello generale all’insieme dei prodotti e dei processi messi sul mercato” – www.eur_lex.europa.eu

6. Ingegnere e ordinario di Fisica tecnica ambientale presso l’Università di Roma La Sapienza; responsabile dell’Energia della Sapienza dove ricopre il ruolo di energy manager; è stato Preside della facoltà di Architettura Valle Giulia; ha fondato e diretto per dieci anni il corso di laurea in Gestione del processo edilizio; attualmente è direttore del Centro di Ricerca CITERA (Territorio, Edilizia, Restauro e Ambiente) della Sapienza e direttore del master di primo livello in Gestione immobiliare integrata-Global Service MGS; coordinatore del dottorato di ricerca Risparmio energetico e microgenerazione distribuita presso “La Sapienza” Università di Roma. Nell’ottobre 2012 è stato eletto Presidente dell’Associazione Italiana Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento Refrigerazione per il triennio 2014-2016. È presente nel Comitato Direttivo del Coordinamento Fonti Rinnovabili e Efficienza Energetica; è membro del Consiglio Direttivo dell’International Solar Energy Society Italia e del Consiglio Direttivo del Comitato Termotecnico Italiano; coordina il Gruppo di Lavoro Nazionale per le Linee Guida sull’Efficienza Energetica per il Patrimonio Culturale, Ministero dei Beni Culturali. Ha scritto il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile di Roma Capitale all’interno dell’impegno del Patto dei Sindaci. Autore di Le Comunità dell’Energia (Quodlibet, 2011) e del Manifesto “Territorio Zero” (Minimum Fax, 2012), di 11 testi universitari e di circa 150 pubblicazioni del settore. Ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Eurosolar per la progettazione dell’impianto fotovoltaico della copertura dell’Aula delle Udienze Paolo VI (Aula Nervi), Città del Vaticano, 2008; REHVA SCIENCE AWARD (Federazione delle Associazioni Europee del Condizionamento dell’aria, Riscaldamento, Refrigerazione), 2009; premio Forum PA per la programmazione energetica della Sapienza, 2011 – http://www.aracneeditrice.it

7. L. de SANTOLI , Le Comunità dell’Energia, Roma, Quodlibet, 2011 (pag. 16).

8. L’orientamento interpretativo offerto dalla Corte Costituzionale circa la definzione di coordinamento e indirizzo è in termini di “bilanciamento” tra i varî interessi costituzionali tutelati. Uno spunto in tal senso è stato fornito dalla decisione n. 58/2018 con la quale la Consulta precisa e ribadisce, rispetto alla precedente decisione n. 85/2013, che il diritto alla salute non può soccombere di fronte alla libera inziativa economica, essendo necessario un bilanciamento tra i diversi interessi costituzionalmente rilevanti.

9. Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei biosgni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Secondo la definizione proposta nel rapporto Our Common Future, pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale per l’ambiente e lo sviluppo (Commissione Brundtland) del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente – www.treccani.it

10. Il Summit della Terra tenutosi a Rio de Janeiro dal 3 al 4 giugno 1992 ha costituito un evento senza precedenti. Per la prima volta i “Grandi della Terra” si sono riuniti in una Conferenza Mondiale sull’Ambiente. La tutela dell’ambiente viene posta sullo stesso piano dello sviluppo economico e sociale. Il Summit ha condotto alla sottoscrizione di tre accordi internazionali – non vincolanti – e di due Convenzioni – vincolanti. Accordi: 1. Agenda 21: piano di azione per il miglioramento della qualità della vita e per lo sviluppo sociale ed economico in armonia con l’ambiente. Suddivisa in quattro sezioni: 1. dimensioni economiche e sociali; 2. conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo; 3. rafforzamento del ruolo delle forze sociali; 4. strumenti di attuazione. 2. Dichiarazione di Rio su ambiente e sviluppo: enumera 27 linee guida, in termini di diritti e obblighi delle nazioni, per uno sviluppo sostenibile. Introduce un principio cardine: la crescita economica di lungo periodo è possbile solo se in armonia con la tutela dell’ambiente. Inoltre, nel pieno rispetto delle concrete possibilità/capacità/attitudini di ciascuno Stato, attribuisce responsabilità “comuni ma differenziate”. 3. Dichiarazione dei principî per la gestione sostenibile delle foreste: pone l’accento sull’utilizzazione sostenibile delle foreste attraverso la predisposizione di linee guida per azioni di salvaguardia. Convenzioni: 1. Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui camabiamenti climatici: pone quale obiettivo la stabilizzazione/riduzione delle emissioni di gas serra. Diventerà vincolante solo con il Protocollo di Kyoto ratificato nel 2003. 2. Convenzione sulla biodiversità: introduce tre obiettivi sostanziali: a. conservazione della diversità biologica; b. uso sostenibile delle componenti della diversità biologica; 3. ripartizione giusta ed equa dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche. Fonti: www.are.admin.ch; www.eur-lex.europa.eu; www.treccani.it

11. Nel 1987, Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo (World Commission on Environment and Development, WCED,) istituita nel 1983, presenta il rapporto Our common future, formulando una linea guida per lo sviluppo sostenibile ancora oggi valida. Il rapporto Brundtland constatava che i punti critici e i problemi globali dell’ambiente sono dovuti essenzialmente alla grande povertà del sud e ai modelli di produzione e di consumo non sostenibili del nord. Il rapporto evidenziava quindi la necessità di attuare una strategia in grado di integrare le esigenze dello sviluppo e dell’ambiente. Questa strategia è stata definita in inglese con il termine sustainable development, attualmente di largo uso, e tradotto successivamente con «sviluppo sostenibile». La definizione data al concetto di «sviluppo sostenibile» è stata allora la seguente: “Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che consente alla generazione presente di soddisfare i propri bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” – www.are.admin.ch

12. ICOM – International council of museums. Organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comuicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale. È associato a UNESCO e gode dello status di organismo consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) – www.icom-italia.org

13. Kyoto 2019, Working Group on Sustainability – WGS – 25^ Conferenza Generale (2-9 settembre)

14. L’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici (ANMS) nasce nel 1972 come strumento di diffusione della museologia scientifica in Italia e di collegamento fra le Istituzioni e gli operatori interessati. L’azione dell’ANMS si sviluppa attraverso l’organizzazione di congressi, convegni, seminari, incontri tematici che favoriscono lo scambio delle opinioni e l’aggiornamento, la pubblicazione della rivista specializzata Museologia Scientifica che permette un continuo flusso di notizie fra i Musei – www.anms.it

15. “Il titolo (e la scelta dei temi) tiene conto dell’appartenenza del Museo ospitante e dei suoi ruoli nell’ambito della relazione/azione nell’ambiente e nel territorio. Sarà stimolante per tutti noi discutere dei rapporti musei scientifici-territorio, in particolare con le aree naturali protette, con esempi di gestione concreti e di successo. Il tema è fortemente sentito a livello internazionale (UNESCO ed EU). La visione postmoderna del Museo è quella di una Istituzione al servizio dei pubblici, delle comunità, del territorio. Non a caso, i musei pubblici presentano progetti e programmi regolati dalle normative istituzionali: visione, missione, bilancio performance, advocacy, rendicontazione, client, impatto sociale, accreditamento, trasparenza e accountability.  I temi includono le attività standard e classiche museali di ricerca e conservazione, documentazione, memoria, ma includono anche le ultime direttive UNESCO, EU, sull’ uso “integrato” del patrimonio per il benessere locale e il miglioramento della qualità della vita delle popolazioni e del Pianeta (vedi ad esempio la Convenzione di Namur del 2015 e la Convenzione di Faro del 2005). Temi come ricerca, conservazione, revisione delle politiche sulla biodiversità, sostenibilità dei luoghi, città sostenibili, aree protette, ecc. saranno il centro del dibattito di almeno una sessione di lavoro. Sarà certamente stimolante conoscere progetti, iniziative, programmazioni dei nostri Musei sui temi congressuali e delineare insieme prospettive future” – www.anms.it

16. www.museumsassociations.org – Sustainability and museums

17. https://www.museumvereniging.nl/media/nmv_more_than_worth_it.pdf

18.https://www.happymuseumproject.org/wp-content/uploads/2013/11/HM_LearningEvaluation_SummaryReport2-1.pdf

19. Report Istat, Musei e istituzioni similari in Italia, anno 2020 – www.istat.it/it/archivio/266363

20. Otto strutture espositive su 100 non riaprono dopo il lockdown, www.istat.it/it/archivio/266363 (pag. 7)

21. GW è l’unità di misura della potenza, pari a 10/9 watt (1 GW = 1.000.000.000 W). È usata soprattutto per misurare la potenza prodotta su grande scale, utilizzando le diverse fonti di energia, www.treccani.it

22. “È noto che le radiazioni a corta lunghezza d’onda risultano particolarmente dannose per materie sensibili come la seta, la carta, pelli e i pgimenti organici (molto spesso le opere di arte contemporana sono costituite proprio da materiali organici). L’emissione luminosa (anche di sorgenti artificiali) è sempre accompagnata da radiazioni ultraviolette e, tuttavia, quand’anche queste fossero assenti, su materiali sensibili provocano danno anche le radiazioni del primo visibile: per intenderci quella che viene definita luce blu, oggi utilizzata in modo spesso sconsiderato. Gli effetti dell’energia ricevuta nel tempo si sommano e possono deteriorare rapidamente gli oggetti e i materiali edili. Ancora oggi molti musei espongono le opere sensibili alla luce naturale che, soprattutto quando proviene dal cielo, è ricca di radiazioni ultraviolette blu”, C. BALOCCO, Energia nei musei in Musei illuminati. L’uso dell’energia nei musei e nelle aree archeologiche, Roma, 2010, Civita Associazione, SCMSGR, pag.56

23. D.M. 10.05.2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei (Art. 150 c. 6 D.L. 112/1998) in Gazzetta Ufficiale, serie Generale n. 224 del 19.10.2001, Supll. Ordinario n. 238, www.beniculturali.it

24. La Direttiva (UE) 2018/2001 dispone che gli Stati membri, entro il 2030, provvedano a consentire un incremento della quota di energia da fonti rinnovabili nel consumo finale lordo di energia dell’Unione almeno pari al 32% (art. 1, c. 3, par. 1) e della quota di energia da fonti rinnovabili nei trasporti almeno al 14% del consumo finale in tale settore (art. 25, par. 1).Gli Stati membri devono fissare i contributi nazionali per il conseguimento collettivo di tale obiettivo vincolante all’interno dei rispettivi Piani nazionali integrati per l’energia e il clima-PNIEC (art. 3, par. 1). All’interno del PNIEC sono contenuti anche gli obiettivi 2030 per cui, nella Direttiva e in funzione del raggiungimento dei goals, sono inotrodotti principî e criteri per diciplinare il sostegno finanziario all’energia elettrica da fonti rinnovabili; l’autoconsumo dell’energia elettrica prodotta da tali fonti; l’uso di energia da FER nel settore del riscaldamento e raffrescamento nel settore dei trasporti; la cooperazione tra Stati membri e tra questi e i paesi terzi su progetti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili; la garanzia di origine dell’energia da FER, le procedure amministratvie improntate a garantire un favor per la produzione da FER e l’informazione e la formazione sulle FER – www.temi.camera.it

25. In Gazzetta Ufficiale n. 51 del 29.02.2019.

26. ARERA: Autorità di regolazione per Energia Reti e Ambiente

27. www.energyinetlligence.it

28. a. Documento ARERA n. 112/2020/R/EEl di attuazione dell’art. 42 bis; b. Delibera ARERA 318/2020/R/EEL; c. Decreto MiSe del 16 settembre 2020 (tariffa incentivante impianti a fonti rinnovabili delle configurazioni sperimentali di autoconsumo collettivo e comunità energetiche rinnovabili); d. Regole tecniche GSE del 22.12.2020 (accesso a valorizzazione e incentivazione energia elettrica condivisa); e. Consultazione GSE del 04.03.3032; D. Lgs. 199/2021 di definitivo recepimento della Direttiva RED II

29. Consumatore di beni commerciali, spec. in quanto fa parte di associazioni per tutelare i propri interessi – www.treccani.it

30. è una crasi dei termini producer e consumer che indica un consumatore che è a sua volta produttore o, nell’atto stesso che consuma, contribuisce alla produzione – www.treccani.it

31. Museo Nazionale delle Arti del XXI secolo, inaugurato nel 2010 e gestito dall’omonima Fondazione, costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il MAXXI è uno dei tre poli museali romani dedicati all’arte contemporanea, inaugurato nel 2010 e gestito dall’omonima Fondazione, costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il MAXXI è uno dei tre poli museali romani dedicati all’arte contemporanea, insieme al Museo di Arte Contemporanea di Roma (MACRO) e alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea (GNAM). Ubicato nell’edificio progettato dall’architetto anglo-irachena Zaha Hadid, il MAXXI ospita due distinti musei: MAXXI Architettura, comprendente anche una sezione dedicata alla fotografia e una bibliomediateca, e MAXXI Arte, che si propone di valorizzare la creatività italiana e internazionale più recente con particolare attenzione per quei fenomeni artistici che pongono al centro dell’indagine l’individuo umano, secondo una linea ideale che parte dalla tradizione dell’Umanesimo italiano. Tale progetto si realizza attraverso l’incremento delle collezioni permanenti, nonché tramite la promozione di attività sperimentali, la commissione di opere e interventi site-specific o l’istituzione di concorsi e premi – www.treccani.it

32. Economista statunitense. Fondatore e presidente della Foundation on Economic Trends (FoET), nata nel 1977 per studiare l’impatto che le innovazioni scientifiche e tecnologiche hanno sull’economia, la società e l’ambiente. Considerato come uno dei maggiori analisti della società postfordista, è attivo come ambientalista e consulente per le politiche ambientali della Commissione e del Paralmento europei – www.treccani.it

33. J. Rifkin Team, The Third Industrial Revolution Mater Plan to Transition Rome into the World’s First Post-Carbon Biosphere City, presentato a Roma il 31.10.2010

34. Insieme di reti di informazione e reti di distribuzione dell’energia elettrica. È una rete detta intelligente in quanto ottimizza la distribuzione dell’energia elettrica, decentralizza le centrali di produzione dell’energia e minimizza i sovraccarichi e le variazioni della tensione elettrica – www.acea.it

35. In L. de Santoli, Le Comunità dell’Energia, Roma, Quodlibet, 2011 (pag. 53).

36. Approvato dalla Conferenza Unificata delle Regioni in data 09.02.2022, ha disposto un fondo di 200 milioni di euro da destinare a 38 progetti e 3 nuove acquisizioni del patrimonio dello Stato – www.cultura.gov.it

37. Fondo delle Infrastrutture e della Mobilità per gli interventi infarstrutturali di conservazione, manutenzione, riqualificazione, restauro e valorizzazione dei beni culturali e degli spazi, anche verdi, a essi strumentali.

38. Architetto irachena naturalizzata britannica. Prima donna a vincere il premio Pritzker (20004), massimo riconoscimento nell’ambito dell’architettura. Ha disegnato un nuovo modo di concepire lo spazio architettonico come necessariamente interconnesso alla politica, alla geologia e al paesaggio del luogo nel quale le opere sono inserite. Il dialogo spazio culturale coinvolge anche l’uso di tecnologie e materaili innovativi.

39. Il concorso è stato vinto dallo studio italo-francese LAN. La Commissione, costituita da Giovanna Melandri (presidente della Fondazione Maxxi), Petra Baisse, Maria Claudia Clemente, Mario Cucinella e Lorenzo Mariotti, ha così motivato la scelta: “Il rapporto con il contesto urbano, la presenza di un giardino pensile generoso e accessibile e allo stesso tempo di forte valore architettonico, come una specie di ordine gigante verde che domina e caratterizza l’edificio anche a grande distanza. Il progetto costitusce inoltre un rapporto virtuoso ed efficiente sia con la piazza Boetti che con l’affaccio su Via Masaccio e prevede una buona flessibilità nell’organizzazione delle funzioni e degli spazi a loro destinati. L’ampia presenza di aree verdi, sia nell’area del nuovo edificio, sia nell’area interessata dal concorso (zona B) e l’uso di tecniche costruttive “a secco” contribuiscono in modi diversi al tono “sostenibile” dell’intervento” – www.archiportale.com

40. Aula delle Udienze “Paolo VI” in Vaticano ha precorso i tempi poiché, fin dalla sua progettazione e costruzione (1964 – 1971) era orientata al risparmio energetico: sui tetti erano stati posizionati tegolini in calcestruzzo con funzione di schermo dalla radiazioni solari per evitare il surriscaldamento e limitare la potenza frigorifera per il raffeddamento dell’aula sottostante (copertura Nervi). Il nuovo progetto si è posto un obbligo fondamentale, necessario peraltro in tutte le ristrutturazioni che coinvolgono beni di interesse culturale, di rispetto della struttura e delle architetture primigenie ma anche dell’ambiente in cui la struttura stessa è calata. È stato, pertanto, installato un impianto fotovoltaico con pannelli inclinati a sostituzione dei tegolini in calcestruzzo. La inclinazione dei pannelli è rimasta inalterata rispetto a quella dei tegolini poiché subordinata alla esposizione della Basilica di San Pietro. Il pannello fotovoltaico assolve alla precedente funzione di schermatura dalle radiazioni solari e, in via innovativa, trasforma parte della quantità assorbita in energia utile. Ciò è stato reso possibile sfruttando la esposizione della struttura: sui tegolini esposti a sud sono stati impiantati pannelli fotovoltaici, sui tegolini esposti a nord sono stati installati materiali diffondenti volti ad aumentare la capacità di captazione dei pannelli – L. de Santoli, Le Comunità dell’Energia, Roma, Quodlibet, 2011 (pagg. 27-31)

41. Codice etico della UK Museum Association del 2008 che attribuisce ai musei il compito di migliorare la qualità della vita di ogni persona – www.museumassociation.org; Statuto della Netherland Association per cui il valore di un museo risiede nella capacità educativa, esperenziale, relazionale e nella garanzia di benessere che siano fornite agli utenti – www.museumverenuging.nl; Museums Australia ha pubblicato, nel 2001, una dichiarazione di intenti con principî generali sulla sostenibilità – www.museumaustralia.org

42. Ospita collezioni che variano dal Futurismo alla Metafisica, fino all’arte contemporanea e sperimentale. La sede è situata in due palazzetti del ‘700 ed è stata progettata dall’architetto svizzero Mario Botta, in collaborazione con l’ingegner Giulio Andreolli

43. Primo Children’s Museum privato no profit. Nato nel 1994 dalla collaborazione con l’Associazione Museo dei Bambini e l’Istituto di Psicologia del C.N.R. e il Comune di Roma

44. Sorto nel 1995, è un “museo aziendale” che racconta la storia della Società Ferragamo e delle sue creazioni. A partire dal 2006, con lo scopo di allinearsi alla dinamcità delle collezioni Ferragamo, ogni anno indossa “vesti” diverse coinvolgendo artisti, architetti, designer, filosofi, con allestimenti diversi a carattere stagionale… come una sfilata di moda.

45. Istituito e avviato fin dal 1764, faceva parte di un complesso archiettonico ospitante gli zar della dinastia Romanov. Comprende il Palazzo di Inverno, il Piccolo Ermitage, il Grande Ermitage, il Nuovo Ermitage, il Teatro dell’Ermitage.

46. Di recente fondazione, 2006, situato a pochi passi dalla Torre Eiffell, museo etnologico di cultura primitiva di Asia, Africa, Oceania e Americhe. Nato dal progetto di J. Nouvel.

47. Situtato nel Golden Gate Park

48. Nato nel 1887 grazie al grande lavoro di Luigi Viola (prima professore di latino e greco e, successivamente, archeologo). Ha sede nell’ex convento di San Pasquale (o dei Frati Alcantarini). Costruito poco dopo la metà del XVIII secolo, l’edificio è stato ingrandito e risistemato in varie fasi, a partire dal 1903, epoca della ricostruzione delle facciate su progetto di Guglielmo Calderini, mentre l’ala settentrionale è stata progettata da Carlo Ceschi e realizzata tra il 1935 ed il 1941. A partire dal 1998 sono iniziati i lavori di ristrutturazione che hanno portato al completamento del Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTa con l’allestimento del II piano del museo (inaugurato il 29 luglio 2016).  Il percorso espositivo, che tiene conto delle caratteristiche dei materiali della raccolta museale e della possibilità di riferire ai contesti di scavo la maggior parte dei reperti, illustra la storia di Taranto e del suo territorio dalla Preistoria all’Alto Medioevo, sviluppandosi diacronicamente dal secondo al primo piano: periodo preistorico e protostorico, periodo greco (senza tralasciare le tematiche dei rapporti dinamici con il mondo indigeno preromano), periodo romano, periodo tardoantico e altomedievale. Il percorso inizia dal secondo piano che mostra le fasi più antiche della storia dell’insediamento in Puglia (Paleolitico e Neolitico) per giungere alla fondazione della colonia greca e alla città classica ed ellenistica. Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, al piano mezzanino, possiede anche una collezione di quadri che nel 1909 confluirono nelle collezioni del Regio Museo di Taranto per disposizioni testamentarie del Monsignor Giuseppe Ricciardi, vescovo di Nardò, che volle donarli alla sua città natale. Oltre ad una bellissima icona bizantina ed una Addolorata piangente su lastra di zinco, gli altri diciotto quadri, tutti con soggetti di ispirazione religiosa, sono dipinti ad olio su tela e si inquadrano fra XVII e XVIII secolo. La maggior parte degli altri quadri rientra nella produzione napoletana, con attribuzioni alla scuola di Luca Giordano, Andrea Vaccaro e Francesco De Mura. I quadri più recenti, l’Addolorata fra i Santi Nicola e Barbara e la Deposizione, sono stati riferiti invece ad un artista pugliese, Leonardo Antonio Olivieri di Martina Franca – www.beniculturali.it

49. Il Castello di Taranto, chiamato Castel S. Angelo, è ubicato vicino ad un’antica depressione naturale del banco di roccia sopra cui sorge il borgo antico della città e consiste fondamentalmente in una ricostruzione Aragonese di una precedente fortezza normanno-sveva-angioina costruita nello stesso punto ma avente caratteristiche molto diverse poiché era un tipico castello medievale con numerose torri alte e sottili costruito sopra una precedente fortificazione bizantina che aveva le fondamenta poggiate su strutture risalenti al periodo greco (IV-III secolo a.c.). Il miglioramento dell’ artiglieria nel XV secolo, rese i castelli medievali obsoleti poiché le loro sottili mura non potevano più resistere contro i cannoni degli attaccanti né permettere il loro uso da parte dei difensori. La conquista di Otranto da parte dei turchi nel 1480 dimostrò chiaramente che questo tipo di fortificazione era ormai inadeguato. Il re di Napoli, Ferdinando d’ Aragona, decise pertanto di rinforzare le difese costiere del reame. In questo contesto, tra il 1487 e il 1492, il Castello di Taranto fu ricostruito seguendo forse lo specifico progetto del grande architetto senese Francesco di Giorgio. Il nuovo castello aveva una forma vagamente reminescente quella di uno scorpione con cinque torri rotonde ubicate agli spigoli della costruzione. Queste torri più basse e più larghe delle precedenti, ricevettero il nome di S. Cristoforo, San Lorenzo e Sant’ Angelo per le tre di fronte l’attuale canale navigabile, mentre l e due di fronte il borgo antico furono chiamate Annunziata e Bandiera. Torri e mura erano della stessa altezza, 21 metri, e quasi dello stesso spessore, circa 8 metri; tutte le torri avevano un diametro di 18 metri eccetto San Cristoforo che era 10 metri più larga. Verso il Mar Grande, in accordo con il probabile progetto di Francesco di Giorgio, fu aggiunto nel 1491, un puntone triangolare, (vero prototipo del bastione del XVI sec, erroneamente chiamato rivellino ), per rinforzare la cortina meridionale e migliorare la capacità di difesa di fiancheggiamento dell’ accesso al fossato che fu ampliato sino a collegare il Mar Grande con il Mar Piccolo. Le fortificazioni del XV sec. ebbero elevate qualità estetiche ma una validità militare piuttosto effimera a causa del rapido progresso dell’artiglieria. Gli spagnoli, che succedettero agli Aragonesi nel 1502, ampliarono le piattaforme sommitali per facilitare il movimento e uso dell’artiglieria. Essi riempirono anche di terra molte delle gallerie intramurali e le casematte superiori delle torri per rinforzarle e per ottenere postazioni per l’artiglieria sulla sommità delle torri. Nonostante gli interventi spagnoli, la fortezza perse progressivamente validità militare e dopo aver avuto un ruolo fondamentale, in numerose battaglie, respingendo in particolare l’ assalto turco nel 1594, finì per essere utilizzata come prigione e come caserma. Questa diversa utilizzazione ha portato alla frammentazione dei locali interni con la chiusura di passaggi e corridoi. In aggiunta a ciò, le aumentate esigenze residenziali unite al basso costo di intonaco e cemento, hanno portato all’uso massiccio di questi materiali per ricoprire muri e pavimenti allo scopo di migliorare le condizioni igieniche. Il castello, comunque, è rimasto sostanzialmente intatto eccetto che per la torre di S. Angelo, demolita nel 1883 per fare posto al ponte girevole. A partire dal 2003, la Marina Militare, custode del castello dal 1883, ha iniziato il restauro sistematico dell’interno della fortezza con l’intento di riportarla alla configurazione Aragonese e di identificare le precedenti strutture greche, bizantine, normanne, svevo-angioine. Il restauro interno, effettuato dal personale della Marina Militare, sotto la supervisione della locale Sovrintendenza ai beni Architettonici, consiste essenzialmente nella rimozione dell’intonaco e cemento per riportare alla luce le superfici originarie di mura e pavimenti nella riapertura di corridoi, locali e passaggi, per ristabilire, inoltre, la permeabilità del castello e ristabilire la funzionalità dei vari elementi difensivi. Durante queste attività sono state scavate grandi quantità di terra in collaborazione con l’Università di Bari, sotto la supervisione della Sovrintendenza ai beni Archeologici, portando alla scoperta di numerosi reperti dei diversi periodi che abbracciano quasi tremila anni di storia – www.castelloaragonesetaranto.com

50. In collaborazione con il CNTHI (Centro per le nuove Tecnologie per l’Handicap e l’Inclusione) ha avviato un programma di ricerca per la eliminazione delle barriere architettoniche, sensoriali e comunicative che possa limitare l’esperienza museale dei visitatori.

51. Il MarTA è divenuto resideza artistica del Maetro Dario Marianelli (vincitore, nel 2008 dell’Oscar e del Golden Globe per migliore colonna sonora con Espiazione) con l’intento di comporre un quadro sonoro dedicato al Museo.

52. P. P. PASOLINI, La lunga strada di sabbia, fotografie di P. SÉCLIER, Edizioni Contrasto, Roma, 2005

53. J. C. IZZO, Aglio, menta e basilico – Marsiglia, il noir e il Mediterraneo, Edizioni E/O, Roma, 2014

54. www.treccani.it

55. Idea sviluppata anche da Miyazaki in “Conan ragazzo del futuro”, serie televisiva del 1978 che si conclude con un messaggio positivo e a carattere ambientalista: la tecnologia negativa è rappresentata da una nave che sprofonda e si incunea negli abissi ma sulla quale, nel corso del tempo, nascono e si sviluppano nuove vegetazioni che mantegono in equlibrio l’ecosistema.

Bibliografia

F. FRACCHIA, Sviluppo sostenibile e diritti delle generazioni future in Rivista Quadrimestrale di Diritto dell’Ambiente, Giappichelli editore, Torino, 2010

– Come si fa una comunità energetica – Una storia vera di transizione alle energie rinnovabili, a cura di M. MARIANO, Altraeconomia, 2020

– L. de SANTOLI , Le Comunità dell’Energia, Roma, Quodlibet, 2011

– L. de SANTOLI , Energia per la gente – Il futuro di un bene comune, Roma, Castelvecchi, 2021

– J. RIFKIN, La terza rivoluzione industriale – Come il “potere laterale” sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo, Mondadori, Milano, 2018

Musei Illuminati L’uso dell’energia nei musei e nelle aree archeologiche, a cura di Civita Associazione e SCMSGR, 2010

– P. P. PASOLINI, La lunga strada di sabbia, fotografie di P. SÉCLIER, Edizioni Contrasto, Roma, 2005

– J. C. IZZO, Aglio, menta e basilico – Marsiglia, il noir e il Mediterraneo, Edizioni E/O, Roma, 2014

I mondi di Miyazaki Percorsi filosofici negli universi dell’artista giapponese, a cura di M. BOSCAROL, Mimesis/Il caffè dei filosofi, 2016

Sitografia.

– www.riformeistituzionali.gov.it

– www.eur-lex.europa.eu

– www.aracneeditrice.it

– www.treccani.it

– www.are.admin.ch

– www.icom-italia.org

– www.anms.it

– www.museumassociation.org

– www.museumvereniging.nl

– www.happymuseumproject.org

– www.istat.it

– www.beniculturali.it

– www.temi.camera.it

– www.energyintelligence.it

– www.acea.it

– www.cultura.gov.it

– www.archiportale.com

– www.museumaustralia.org

– www.castelloaragonesetaranto.com