Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), che gli Stati Uniti stanno discutendo in sostanziale segreto con l’Unione Europea, è un accordo che prevede l’abbattimento di tutte le barriere non tariffarie al commercio, vale a dire le normative e i regolamenti a protezione di beni comuni e servizi pubblici. L’approvazione del TTIP costituirebbe l’architrave di un cambio di sistema economico con forti rischi per la sostenibilità sociale e ambientale, già in pericolosa deriva. Per questo oltre 200 organizzazioni nazionali hanno aderito alla Campagna Stop TTIP Italia.
Greenpeace partecipa a questa mobilitazione STOP TTIP con 17 gruppi locali impegnati in flash mob e banchetti informativi in 15 città italiane.
Greenpeace propone di scrivere ai parlamentari europei per chiedere loro di bloccare subito il TTIP: http://stop-ttip.greenpeace.it L’intenzione di Stati Uniti e UE è di convergere su una bozza di accordo entro quest’anno, ma la forza dell’opposizione sociale e la richiesta di maggiore trasparenza stanno già rallentando il processo. Una parte del Parlamento Europeo si è detta contraria a un’armonizzazione delle normative comunitarie con quelle degli Stati Uniti, perché i pericoli sono troppo elevati e il processo rischia di essere irreversibile.
«Nel momento in cui si inaugura un’esposizione universale che dovrebbe avere al centro il tema dell’alimentazione e della sicurezza alimentare, discutere dell’adozione del TTIP è un controsenso. Inutile celebrare la qualità del “made in Italy” se poi rischiamo di aprire le porte ai prodotti dell’agricoltura industriale americana e di mettere in ginocchio agricoltura sostenibile e piccoli coltivatori in Italia e in tutta l’Europa», commenta Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia. «Sono a rischio anche le norme europee sugli OGM, sull’uso di pesticidi e sull’etichettatura dei prodotti alimentari. Si rischia una vera e propria marcia indietro».
Preoccupazione anche sul fronte energetico: gli standard previsti dalla normativa europea nel settore energetico sono di intralcio al libero mercato. Ad esempio, potrebbero essere abbattuti i limiti sulle tecniche di fracking e facilitata l’importazione in Europa di petrolio da sabbie bituminose. Negli Stati Uniti il principio di precauzione non vale, le sostanze chimiche sono considerate sicure fino a prova contraria, esattamente l’opposto di quanto accade in Europa. I nostri standard potrebbero essere fortemente indeboliti.
Cittadini e movimenti della società civile sono scesi nelle piazze di oltre 300 città in Italia e in tutto il mondo, per chiedere di fermare i trattati di libero scambio con uno slogan comune: “Le persone e il pianeta prima dei profitti”.
Leggi “Cosa si rischia con il TTIP?”: http://www.greenpeace.org/italy/Global/italy/report/2015/TTIP/Cosa_si_rischia_con_il_TTIP.pdf
Fermare il TTIP: trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti d’America.