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Il Consiglio Nazionale Forense ha espresso soddisfazione per la decisione della Corte Costituzionale, con la quale è stata dichiarata la illegittimità costituzionale, per eccesso di delega legislativa, del decreto legislativo 4 marzo 2010, n.28 nella parte in cui ha previsto il carattere obbligatorio della mediazione.

“Il Cnf “ – spiega in una nota – “ha sin dal principio sottolineato che la previsione del passaggio obbligatorio dalla mediazione come condizione, per di più onerosa, per adire il giudice non solo rendeva oltremodo difficoltoso l’accesso alla giustizia da parte dei cittadini, ma era una previsione anomala con riguardo alla natura propria di un istituto che risulta tanto più efficace quanto basato sulla reale volontà delle parti.
Il Cnf rileva che l’efficienza della giustizia è un obiettivo che è condiviso dall’Avvocatura ma occorre che le soluzioni giuridiche in concreto individuate rispettino i diritti dei cittadini e i principi dell’ordinamento.

2 commenti su “Mediaconciliazione, C.N.F.: restituita giustizia al sistema

  1. Letto quanto sopra penso che non esista risposta. Ritengo che và solo aggiunto un commento AVVOCATI MEDITATE – MEDITATE IN QUANTO IL DIRITTO CHE DITE DI ESERCITARE PER IL CITTADINO E’ SEMPLICEMENTE IL SISTEMA PER CONTINUARE A CHIEDERE AL POVERO CITTADINO SUPER PARCELLE. POI AVETE IL CORAGGIO DI ASSERIRE CHE LA MEDIAZIONE E’ COSTOSA. !!!!

    COME DICEVA IL CARO TOTO’
    MA MI FACCIA IL PIACERE
    Tanto vi dovevo e ringraziando il dott. Paolo Capezzuoli spero che la vostra esultanza diventi una sconfitta eclatante.
    Dimenticavo di dire che LA MEDIAZIONE non è conosciuta dal cittadino comune, ma ATTENZIONE , non appena saprà dell’esistenza di questo strumento secondo mè ci sarà da ridere.

  2. Quello che non tutti sanno, è che pochi giorni fa è successa una cosa alla quale noi italiani non siamo abituati.
    Siamo stati quattro giorni in vetta all’Europa, lodati a più riprese, considerati un esempio da seguire.

    Il 19 ottobre 2012 Arlene McCarthy, europarlamentare vicepresidente della Commissione per i problemi economici e monetari, membro della Commissione giuridica del Parlamento europeo e relatrice della Direttiva sulla Mediazione, ha dichiarato che i risultati raggiunti dai Paesi europei in cui la mediazione è volontaria sono insoddisfacenti e che il modello italiano di mediazione obbligatoria poteva diventare la “best practice” europea (http://www.mondoadr.it/cms/articoli/il-parlamento-europeo-il-modello-italiano-di-mediazione-pu-diventare-la-practice-europea-2.html), annunciando nel frattempo di aver depositato un’interrogazione alla Commissione di Bruxelles con il fine di esigere dai Paesi UE “un numero minimo di mediazioni l’anno, per contribuire in modo concreto e misurabile a facilitare l’accesso alla giustizia dei casi che più lo meritano”.

    Quattro giorni dopo la Consulta ha subito provveduto a riportarci fra i PIGS… sarà che a essere lodati dalle istituzioni comunitarie ci prende l’ansia e a trovarci in alto nelle classifiche europee ci vengono le vertigini, e quindi, in fretta, dobbiamo scendere.

    Intendiamoci, la colpa di questo disastro non è certo dei Giudici costituzionali, ma in primis di un Ministero che per introdurre la mediazione obbligatoria ha utilizzato uno strumento che non poteva utilizzare, in secundis, magari in piccola parte, di chi ha presentato ricorsi ad opponendum forse non troppo ben congegnati (mi perdonino gli avvocati opponenti, ma un non-giurista come me resta perplesso di fronte a un eccesso di delega che non viene sanato neppure da un intervento legislativo come quello operato dal Parlamento col milleproroghe 2011, che ha rinviato l’obbligatorietà per condominio e RC auto e ha mantenuto la data di entrata in vigore per le altre materie: se non è stato un modo eclatante di avvallare l’obbligatorietà quello… e successivamente ce ne sono stati anche altri).
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    Non che il governo non possa, e non debba, metterci una pezza, dopo la figura spaventosa fatta dal Ministero della Giustizia (e poco importa se il Ministro è cambiato, quasi tutta la dirigenza è sempre lì).

    Certo, se il Ministero spera di risolvere la questione con un incentivo dello “zero virgola”, si sbaglia. Ha voluto quasi mille Organismi di Mediazione per garantire agli utenti la copertura territoriale: bene, questi per vivere hanno bisogno di almeno 400.000 mediazioni in Italia.

    Quindi, a meno che l’idea di incentivi non sia del tipo “moltiplichiamo per 5 il contributo unificato e non facciamolo pagare a chi passa per la mediazione”, la via non può essere quella.

    Per fortuna il Governo ha, nella sua disponibilità, altre vie.

    Può produrre un Decreto legge, identico all’art. 5 e farlo convertire in tempi rapidissimi (l’urgenza c’è tutta, visto che la maggior parte degli OdM non arriverà a Natale, molte sedi –mentre sto scrivendo– sono in procinto di chiudere e i primi preavvisi di licenziamento per i dipendenti degli OdM sono già partiti).

    C’è perfino l’alternativa facile facile, una bella copia dell’art. 5 infilata come emendamento alla legge di stabilità, magari con fiducia annessa.

    L’importante è che al Ministero capiscano bene che ci sono venti giorni di tempo, non mesi o anni: dopodiché, mettiamoci pure a migliorare le norme, ché, certo, ne avrebbero bisogno.

    Però metterci adesso a pensare ai “miglioramenti normativi” servirebbe solo a tirarla alle lunghe, per accorgersi, una volta finito di ristrutturare la stalla, che la vacca è morta.
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    Nel frattempo l’OUA e il CNF festeggiano, suonando come la famosa orchestrina del Titanic, ciechi al punto di non rendersi conto che le prossime vittime di questa situazione saranno proprio gli avvocati, o almeno la maggior parte di loro.

    Nel Paese dei 238.000 avvocati, dei quali la metà con problemi di reddito, con la gente che rinuncia a causa in corso e le parcelle insolute che aumentano a dismisura, solo De Tilla, Alpa & C. non hanno capito che il tempo della bella causa che “dum pendet, rendet” è finito da un pezzo, e continuano a difendere, strillando, il-sacrosanto-diritto-del-cittadino-a-stare-dieci-anni-in-Tribunale-pagando-migliaia-e-migliaia-di-euro-all’avvocato-per-ottenere-una-bella-sentenza-favorevole (nel migliore dei casi) ma-ormai-inutile-perché-la-controparte-ha-avuto-tutto-il-tempo-di-sparire-o-comunque-di-organizzarsi-al-meglio-per-eluderla.

    In vent’anni da dirigente d’azienda, ho sperimentato questo modo affascinante di esercitare i miei diritti decine di volte: vincendo quasi tutte le cause civili (37 vinte, solo due perse), ho comunque speso in onorari d’avvocati oltre dieci volte quello che sono riuscito a recuperare con le cause.
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    La gente e le aziende necessitano di soluzioni rapide ai propri problemi: se devo riscuotere un credito, difendermi da un concorrente sleale, se ho un inquilino moroso che mi ha fatto opposizione all’intimazione di rilascio, un fornitore che non rispetta i tempi e mi blocca l’attività, ho necessità di risolvere tutto in due mesi, non in cinque anni.

    O gli avvocati cominciano a utilizzare a fondo tutti gli strumenti ADR (transazione–mediazione–arbitrato) e solo in ultima istanza il Tribunale, o almeno i tre quarti di loro faranno bene a pensare, da subito, a cercarsi un altro lavoro.

    Mettendosi in fila con le migliaia e migliaia di persone che, credendo nella mediazione, hanno investito soldi, lavoro ed energie per cercare di migliorare il nostro Paese e si sono fatti fregare da quello che in tutto il mondo chiamano “sistema all’italiana”.

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