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L’IMPORTANZA DEI SERVIZI PUBBLICI LOCALI PER IL RAGGIUNGIMENTO DEGLI SDGs DELL’AGENDA 2030

Emanuela Pichierri

ABSTRACT LAgenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è stata sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi delle Nazioni unite, tra cui l’Italia, per condividere insieme l’impegno a garantire un presente e un futuro migliore al nostro Pianeta e alle persone che lo abitano. L’Agenda definisce 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs nell’acronimo inglese) da raggiungere entro il 2030, articolati in 169 Target, che rappresentano un programma d’azione globale di rilevanza storica senza precedenti in grado di influenzare tutti i Paesi: si tratta di uno dei primi documenti in cui emerge la volontà di collaborare adottando una partnership globale multilivello al fine di conseguire una maggiore pace, sicurezza e inclusione sociale. Essa introduce una grande novità: per la prima volta viene espresso un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale, superando in questo modo definitivamente l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e affermando una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. In questo elaborato si illustreranno nel dettaglio i 17 Obiettivi previsti dall’Agenda, facendo un breve excursus storico. Ogni paese è chiamato ad adottare un piano strategico nazionale per raggiungere gli Obiettivi previsti. Si analizzerà il caso dell’Italia e si tenterà di cercare di comprendere l’importanza dell’apporto da parte di regioni ed enti locali per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo posti dall’Agenda, nonché l’importanza di detti enti di riuscire a sensibilizzare i cittadini sui temi della sostenibilità.

CAPITOLO PRIMO

Trasformare il nostro mondo: l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile

La nuova agenda è una promessa da parte dei leader a tutte le persone in tutto il mondo. È una visione universale, integrata e trasformativa per un mondo migliore. È un’agenda per le persone, per porre fine alla povertà in tutte le sue forme. Un programma per il pianeta, la nostra casa comune.” – Ban Ki Moon, Segretario Generale delle Nazioni Unite (2015).

1.1 L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile quale programma di azione per le persone, il pianeta e la prosperità

Il 25 settembre 2015 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha firmato il seguente documento: “Trasforming our world: the 2030 Agenda for the Sustainable Development”.

Quest’Agenda è il primo accordo globale che definisce un programma d’azione universale per le persone, il pianeta e la prosperità. E’ la prima volta che tutti i leader mondiali si impegnano in uno sforzo e in un’azione comune attraverso un’agenda politica così vasta. Tutti i paesi e tutte le parti in causa solo agendo in associazione collaborativa possono implementare questo programma.

Quest’agenda prevede 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile e i 169 traguardi che si basano sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio contenuti nella Dichiarazione del Millennio sottoscritta a New York nel 2000, da cui si parte, cercando di completare ciò che questi non sono riusciti a realizzare. Essi mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze. Essi sono interconnessi e indivisibili e bilanciano le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: la dimensione economica, sociale ed ambientale.

L’innovatività del documento sta proprio nella ridefinizione del concetto di sostenibilità in un’ottica più ampia, che non si ferma più solo alla questione ambientale, ma integra le tutte e tre dimensioni dello sviluppo – economica, sociale ed ambientale – in maniera equilibrata e soprattutto interconnessa e, nell’universalità degli obiettivi da raggiungere non più destinati ai soli Paesi in via di sviluppo, bensì accettati e applicati da tutti, Paesi sviluppati e non, in egual misura.

Gli Obiettivi e i traguardi stimoleranno nei 15 anni a seguire interventi in aree di importanza cruciale per l’umanità e il pianeta:

  • Persone: porre fine alla povertà e alla fame, in tutte le loro forme e dimensioni, e ad assicurare che tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità ed uguaglianza in un ambiente sano;

  • Pianeta: proteggere il pianeta dalla degradazione, attraverso un consumo ed una produzione consapevoli, gestendo le sue risorse naturali in maniera sostenibile e adottando misure urgenti riguardo il cambiamento climatico, in modo che esso possa soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future;

  • Prosperità: assicurare che tutti gli esseri umani possano godere di vite prosperose e soddisfacenti e che il progresso economico, sociale e tecnologico avvenga in armonia con la natura;

  • Pace: promuovere società pacifiche, giuste ed inclusive che siano libere dalla paura e dalla violenza. Non ci può essere sviluppo sostenibile senza pace, né la pace senza sviluppo sostenibile;

  • Partneship: mobilitare i mezzi necessari per implementare questa Agenda attraverso una Collaborazione Globale per lo sviluppo Sostenibile, basata su uno spirito di rafforzata solidarietà globale, concentrato in particolare sui bisogni dei più poveri e dei più vulnerabili e con la partecipazione di tutti i paesi, di tutte le parti in causa e di tutte le persone. Le interconnessioni degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile sono di importanza cruciale nell’assicurare che lo scopo della nuova Agenda venga realizzato.

Il messaggio che viene lanciato già a partire dal preambolo di questa Agenda è che “Se noi realizzeremo le nostre ambizioni abbracciando l’intera Agenda, le vite di tutti verranno profondamente migliorate e il nostro mondo sarà trasformato al meglio1.

Invero, l’Agenda è stata concepita in un momento storico denso di cambiamenti del tessuto sociale, grandi sconvolgimenti climatico-ambientali ed enormi sfide per gli sviluppi sostenibili per questo motivo si è reso necessario mobilitare tutti i Capi di Stato e di Governo nella lotta comune verso la risoluzione di queste problematiche, attraverso soluzioni inclusive ed integrate, consapevoli che il modello di sviluppo adottato fino a quel momento non si presentava in maniera adeguata e pertanto, sorgeva la necessità di cambiare il paradigma dominante, adottando una visione integrata delle molteplici dimensioni dello sviluppo.

La costante crescita demografica, la povertà e i considerevoli aumenti dei flussi migratori rappresentano tre dei grandi ostacoli che gli Stati sono chiamati ad affrontare con urgenza. Le proiezioni delle Nazioni Unite contenute nel report World Population Prospects 20192 stimano che la popolazione mondiale crescerà di circa 2 miliardi nei prossimi trent’anni, arrivando a quota 9,7 miliardi entro il 2050, fino a raggiungere 10,9 miliardi nel 2100. La sua composizione e struttura presentano un trend in continua evoluzione: il numero dei Paesi che stanno vedendo un ridimensionamento della loro popolazione è sempre maggiore a causa dell’aumento dell’aspettativa di vita e della diminuzione dei livelli di fertilità. In aggiunta a ciò, secondo il report Poverty and Shared Prosperity 2018: Piecing Together the Poverty Puzzle della World Bank (2018), nel 2015 il 10% della popolazione mondiale, circa 736 milioni di persone, viveva ancora al di sotto della soglia di povertà estrema (meno di $1,25 al giorno). Il numero di individui che si sono poi trovati a lasciare i loro Paesi di origine e che ora vivono in altre nazioni, in base al rapporto International Migration Report 2017 rilasciato dall’ONU3, è stimato circa a 258 milioni di persone, con un aumento del 49% rispetto al 2000 e del 18% rispetto al 2010.

Queste cifre così elevate e i cambiamenti nella dimensione, composizione e distribuzione della popolazione mondiale fanno capire quanto sia necessaria e doverosa una pronta cooperazione internazionale.

Tutte le problematiche elencate hanno portato ad adottare l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, costituita da 17 Obiettivi suddivisi in 169 traguardi che fanno riferimento a diversi domini dello sviluppo relativi a tematiche di ordine ambientale, sociale ed economico, delineando un piano d’azione globale per i successivi 15 anni, le cui fondamenta si basano su cinque diverse aree di intervento definite 5 “P”: Persone,Pianeta, Prosperità, Pace, Partnership.

La portata ambiziosa di questa nuova Agenda richiede l’impegno e la solidarietà di tutti, una Partnership Globale rivitalizzata per garantirne la realizzazione e volta a promuovere un impegno globale intensivo per supportare il raggiungimento di tutti gli obiettivi, unendo i governi, il settore privato, la società civile, il sistema delle Nazioni Unite e altri attori. L’Agenda 2030 incorpora, evidenzia e supera gli equilibri internazionali tra le categorie nord-sud del Mondo, tra Paesi emergenti e sviluppati, basandosi su un processo di sviluppo congiunto che richiede una collaborazione paritaria volta a sostituire il classico modello di cooperazione topdown con il fine di raggiungere gli obiettivi comuni.

In questa logica, le autorità regionali sono fondamentali nel processo di trasformazione dell’Agenda, da una visione globale a una realtà locale, facilitando il passaggio dalla formulazione teorica di politiche per lo sviluppo sostenibile, al compimento di azioni concrete per la loro implementazione.

1.2 Le principali tappe storiche verso l’Agenda 2030

Negli ultimi decenni i temi della sostenibilità, dello sviluppo e della responsabilità sociale sono stati argomenti centrali di numerosi dibattiti e vertici internazionali. I suddetti temi, già nei primi anni dopo la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, quando la popolazione mondiale era poco più di un terzo delle sue dimensioni attuali, rivestivano una notevole importanza.

In particolare, nel 1947 queste tematiche sono state al centro di un importante tavola rotonda alla prima riunione della Commissione per la Popolazione e lo Sviluppo (CPD), rimanendo poi questioni ricorrenti nel programma di lavoro delle Nazioni Unite4.

Negli anni Settanta ha avuto inizio la discussione inerente alle problematiche ambientali con la Conferenza sull’Ambiente Umano, tenutasi a Stoccolma nel 1972, che ha segnato un punto di svolta nello sviluppo della politica ambientale internazionale. La Conferenza si è conclusa con la redazione di un piano di azione contenente 109 Raccomandazioni ed una Dichiarazione di principi sull’ambiente umano approvata dalle 110 delegazioni partecipanti. Si tratta del primo documento internazionale che riconosce la tutela dell’ambiente come uno degli obiettivi primari per l’intera popolazione, definendo la difesa e il miglioramento dell’ambiente umano per le generazioni presenti e future come “un obiettivo imperativo per l’umanità, un obiettivo da perseguire insieme e in armonia con gli stabiliti e fondamentali obiettivi di pace e sviluppo economico e sociale”5.

Nel 1987 è stato poi introdotto il concetto di sviluppo sostenibile nel rapporto Our Common Future (noto come Rapporto Brundtland) rilasciato dalla Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo (WCED) che ha riconosciuto il legame indissolubile tra esigenze di sviluppo e protezione dell’ambiente, definendo sostenibile quello “sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”6. Questa definizione non fa propriamente riferimento all’ambiente in quanto tale, bensì prende in considerazione il benessere della popolazione introducendo la questione dell’equità, non solo intergenerazionale, ma anche all’interno della stessa generazione, collegando la nozione di sostenibilità alla compatibilità tra sviluppo delle attività economiche e salvaguardia dell’ambiente. A partire da questo momento la comunità internazionale inizia a ragionare sulla possibile costituzione di un’agenda sociale che prenda in considerazione le relazioni tra sviluppo e ambiente su scala globale, ponendo l’attenzione sugli aspetti politici ed economici.

Proprio la consapevolezza del fatto che l’ambiente sia una dimensione essenziale dello sviluppo economico e che debba essere improntato alla responsabilità intergenerazionale per un uso attento e prudente delle risorse naturali, ha ispirato la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED), denominata Earth Summit, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992.

L’obiettivo dei 172 Governi che vi hanno partecipato era quello di “stabilire una nuova ed equa partnership globale attraverso la creazione di nuovi livelli di cooperazione tra gli Stati, i settori chiave della società ed i popoli, procedendo verso la conclusione di accordi internazionali diretti a rispettare gli interessi di tutti e a tutelare l’integrità del sistema globale dell’ambiente e dello sviluppo”7.Con questa Dichiarazione è stata affermata la necessità di uno sforzo comune a tutti i Paesi per conseguire i 27 principi enunciati riguardanti diritti e responsabilità delle Nazioni, nel perseguimento dello sviluppo e del benessere umano. Nella medesima Conferenza è stata poi approvata l’Agenda 21, un programma d’azione globale strutturato in 40 capitoli da intraprendere a livello nazionale e locale in tutti i settori dello sviluppo sostenibile.

In particolare, nel capitolo 28 le regioni e tutte le autorità locali sono invitate a giocare un ruolo chiave nella partecipazione e cooperazione per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti ma soprattutto nell’educazione, mobilitazione e risposta al pubblico per la promozione di uno sviluppo sostenibile, in quanto livello di governance più vicino alle persone8. Si iniziano dunque a diffondere i concetti di “pensare globalmente, agire localmente” e la centralità del contributo delle regioni, inteso come strumento imprescindibile per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo.

Dopo cinque anni dalla Conferenza di Rio, nel 1997 durante la Diciannovesima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, definita Earth Summit+5, sono stati valutati i progressi raggiunti: è stato sottolineato il crescente interesse nei confronti dello sviluppo sostenibile ma al contempo anche il permanere delle disparità nella realizzazione degli obiettivi stabiliti. Per porre rimedio a tale situazione, nello stesso anno è stato approvato dalla Conferenza delle Parti (COP) il Protocollo di Kyoto, con il quale sono stati trasformati in decisioni operative e vincolanti gli impegni sottoscritti a Rio de Janeiro. Il Protocollo ha individuato una serie di azioni prioritarie per la soluzione delle problematiche riguardanti i cambiamenti climatici globali, imponendo, in special modo ai Paesi sviluppati, di avviare un processo di collaborazione mondiale basato sui problemi del clima globale nello sviluppo socioeconomico mondiale.

L’esigenza di operare in uno spirito di partnership è stata poi confermata dal Vertice del Millennio, tenutosi a New York nel 2000, durante il quale i Capi di Stato e di Governo hanno sottoscritto la Dichiarazione del Millennio contenente otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio(MDG), impegnandosi a raggiungerli entro il 2015: sradicare la povertà estrema e la fame nel mondo; rendere universale l’istruzione primaria; promuovere l’uguaglianza di genere e l’autonomia delle donne; ridurre la mortalità infantile e materna; combattere l’HIV/AIDS, la malaria e le altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare un partenariato globale per lo sviluppo9. Questa prima generazione di Obiettivi di Sviluppo ha introdotto una prospettiva radicalmente nuova all’interno del dibattito internazionale, ponendo un’enfasi senza precedenti al conseguimento di traguardi comuni, esplicitamente indicati e in buona parte misurabili, mettendo così da parte le idee circa i metodi più efficaci per far progredire un paese e collocando al centro della scena internazionale il “cosa” piuttosto che il “come”10.

Nel 2002 a Johannesburg, durante il Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD), è stato sottoscritto dai 191 Stati partecipanti un documento che si compone di una Dichiarazione politica sullo sviluppo sostenibile nella quale si ribadisce la volontà di raggiungere gli obiettivi fondamentali di sradicamento della povertà, cambiamento dei modelli di consumo insostenibili e protezione delle risorse naturali e, di un Piano di azione sullo sviluppo sostenibile diretto a rimuovere gli ostacoli all’attuazione dell’Agenda 21 e ad affrontare tematiche non adeguatamente discusse in precedenza.

Dopo vent’anni dall’Earth Summit, nel 2012 a Rio de Janeiro, con la finalità da un lato di verificare lo stato di attuazione degli impegni internazionali assunti nei due decenni precedenti, e dall’altro di rinnovare l’impegno politico per lo sviluppo sostenibile, si è tenuta la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (UNCSD), Rio+20. Durante questo incontro è stata sottolineata l’importanza di realizzare un quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile che risponda in modo coerente ed efficace alle molteplici sfide integrando le tre dimensioni dello sviluppo, ovvero un modello di governance a livello locale, regionale e globale che rappresenti gli interessi di tutti11.

Questo percorso costituito da una pluralità di tappe storiche fondamentali per lo sviluppo sostenibile ha raggiunto il culmine nel 2015 con la definizione dell’Agenda 2030 declinata in 17 Obiettivi globali per porre fine alla povertà, proteggere il pianeta ed assicurare prosperità e dignità a tutti entro il 2030: i Sustainable Development Goals (SDGs).

1.3 I Sustainable Development Goals

I 17 Obiettivi di Sviluppo che costituiscono l’Agenda 2030 e i 169 target in cui si suddividono, sono interconnessi ed indivisibili e per questo richiedono un forte livello di integrazione delle politiche globali, nazionali e locali che devono prendere in considerazione i diversi ambiti dello sviluppo sociale, economico ed ambientale.

Gli SDGs offrono una grande opportunità storica per fare la differenza, combattendo la fame nel mondo, le disuguaglianze sociali ed economiche, sostenendo la creazione di società pacifiche ed inclusive, garantendo il rispetto e la tutela dei diritti umani e delle risorse naturali del nostro Pianeta.

Questi Obiettivi sono di natura globale e universalmente applicabili, rivolti indistintamente a tutti i Paesi del mondo, industrializzati e non, e con la loro visione ampia e integrata della sostenibilità e delle sue dimensioni, sono orientati alla ricerca di soluzioni innovative che al medesimo tempo tengano conto delle diverse realtà, capacità e livelli di sviluppo dei contesti nei quali si andranno ad applicare, rispettando le politiche e le priorità di ogni regione.

Gli Obiettivi di Sviluppo sostenibile formano così un pacchetto coerente ed integrato di aspirazioni globali per la costruzione di un percorso di sviluppo sostenibile, in grado di coniugare la crescita economica e la tutela dell’ambiente, che il mondo si impegna a raggiungere entro il 2030.

Analizziamoli nel dettaglio12:

GOAL 1: PORRE FINE AD OGNI FORMA DI POVERTÀ NEL MONDO

1. Povertà zero;

1.1 Entro il 2030, eliminare la povertà estrema per tutte le persone in tutto il mondo, attualmente misurata come persone che vivono con meno di $1,25 al giorno;

1.2 Entro il 2030, ridurre almeno della metà la percentuale di uomini, donne e bambini di ogni età che vivono in povertà in tutte le sue dimensioni in base alle definizioni nazionali

1.3 Applicare a livello nazionale sistemi adeguati e misure di protezione sociale per tutti, includendo i livelli minimi, ed entro il 2030 raggiungere sostanziale copertura dei poveri e dei vulnerabili;

1.4 Entro il 2030, assicurare che tutti gli uomini e le donne, in particolare i poveri e i vulnerabili, abbiano uguali diritti riguardo alle risorse economiche, così come l’accesso ai servizi di base, la proprietà e il controllo sulla terra e altre forme di proprietà, eredità, risorse naturali, adeguate nuove tecnologie e servizi finanziari, tra cui la microfinanza;

1.5 Entro il 2030, costruire la resilienza dei poveri e di quelli in situazioni vulnerabili e ridurre la loro esposizione e vulnerabilità ad eventi estremi legati al clima e ad altri shock e disastri economici, sociali e ambientali;

1.a Garantire una significativa mobilitazione di risorse da una varietà di fonti, anche attraverso la cooperazione allo sviluppo rafforzata, al fine di fornire mezzi adeguati e prevedibili per i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, ad attuare programmi e politiche per porre fine alla povertà in tutte le sue dimensioni ;

1.b Creare solidi quadri di riferimento politici a livello nazionale, regionale e internazionale, basati su strategie di sviluppo a favore dei poveri e attenti alla parità di genere, per sostenere investimenti accelerati nelle azioni di lotta alla povertà.

GOAL 2: PORRE FINE ALLA FAME, RAGGIUNGERE LA SICUREZZA ALIMENTARE, MIGLIORARE LA NUTRIZIONE E PROMUOVERE UN’AGRICOLTURA SOSTENIBILE

2. Zero Hunger;

2.1 Entro il 2030, eliminare la fame e assicurare a tutte le persone, in particolare i poveri e le persone in situazioni vulnerabili, tra cui i bambini, l’accesso a un’alimentazione sicura, nutriente e sufficiente per tutto l’anno;

2.2 Entro il 2030, eliminare tutte le forme di malnutrizione, incluso il raggiungimento, entro il 2025, degli obiettivi concordati a livello internazionale sull’arresto della crescita e il deperimento dei bambini sotto i 5 anni di età, e soddisfare le esigenze nutrizionali di ragazze adolescenti, in gravidanza, in allattamento e delle persone anziane;

2.3 Entro il 2030, raddoppiare la produttività agricola e il reddito dei produttori di alimenti su piccola scala, in particolare le donne, le popolazioni indigene, le famiglie di agricoltori, pastori e pescatori, anche attraverso l’accesso sicuro e giusto alla terra, ad altre risorse e stimoli produttivi, alla conoscenza, ai servizi finanziari, ai mercati e alle opportunità creare che creino valore aggiunto e occupazione non agricola;

2.4 Entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e applicare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che aiutino a conservare gli ecosistemi, che rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatimeteorologiche estreme, alla siccità, alle inondazioni e agli altri disastri, e che migliorino progressivamente il terreno e la qualità del suolo;

2.5 Entro il 2020, assicurare la diversità genetica di semi, piante coltivate e animali da allevamento e domestici e le loro specie selvatiche affini, anche attraverso banche del seme e delle piante gestite e diversificate a livello nazionale, regionale e internazionale, e promuovere l’accesso e la giusta ed equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e delle conoscenze tradizionali collegate, come concordato a livello internazionale;

2.a Aumentare gli investimenti, anche attraverso una cooperazione internazionale rafforzata, in infrastrutture rurali, servizi di ricerca e di divulgazione agricola, nello sviluppo tecnologico e nelle banche genetiche di piante e bestiame, al fine di migliorare la capacità produttiva agricola nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi meno sviluppati;

2.b Correggere e prevenire restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali, anche attraverso l’eliminazione parallela di tutte le forme di sovvenzioni alle esportazioni agricole e tutte le misure di esportazione con effetto equivalente, conformemente al mandato del “Doha Development Round”;

2.c Adottare misure per garantire il corretto funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari e dei loro derivati e facilitare l’accesso tempestivo alle informazioni di mercato, anche per quanto riguarda le riserve di cibo, al fine di contribuire a limitare l’estrema volatilità dei prezzi alimentari ci, alle condizioni.

GOAL 3: ASSICURARE LA SALUTE E IL BENESSERE PER TUTTI E PER TUTTE LE ETÀ

3. salute e benessere;

3.1 Entro il 2030, ridurre il tasso di mortalità materna globale a meno di 70 per 100.000 nati vivi;

3.2 Entro il 2030, mettere fine alle morti evitabili di neonati e bambini sotto i 5 anni di età, con l’obiettivo per tutti i paesi di ridurre la mortalità neonatale a non più di 12 su 1.000 nati vivi e, per i bambini al di sotto dei 5 anni, ridurre la mortalità a non più di 25 su 1.000 nati vivi ;

3.3 Entro il 2030, porre fine alle epidemie di AIDS, tubercolosi, malaria e malattie tropicali trascurate e combattere l’epatite, le malattie legate all’uso dell’acqua e altre malattie trasmissibili;

3.4 Entro il 2030, ridurre di un terzo la mortalità prematura da malattie non trasmissibili attraverso la prevenzione e la cura e promuovere la salute mentale e il benessere;

3.5 Rafforzare la prevenzione e il trattamento di abuso di sostanze, tra cui abuso di stupefacenti e l’uso nocivo di alcool;

3.6 Entro il 2020, dimezzare il numero di decessi a livello mondiale e le lesioni da incidenti stradali;

3.7 Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi di assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, compresi quelli per la pianificazione familiare, l’informazione e l’educazione, e l’integrazione della salute riproduttiva nelle strategie e nei programmi nazionali;

3.8 Conseguire una copertura sanitaria universale, compresa la protezione dai rischi finanziari, l’accesso a servizi essenziali di assistenza sanitaria di qualità e l’accesso a farmaci essenziali sicuri, efficaci, di qualità e a prezzi accessibili e vaccini per tutti;

3.9 Entro il 2030, ridurre sostanzialmente il numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da inquinamento e contaminazione di aria, acqua e suolo;

3.a Rafforzare l’attuazione della “Convenzione quadro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” sul controllo del tabacco in tutti i paesi, a seconda dei casi;

3.b Sostenere la ricerca e lo sviluppo di vaccini e farmaci per le malattie trasmissibili e non trasmissibili che colpiscono soprattutto i paesi in via di sviluppo, fornire l’accesso ai farmaci essenziali e ai vaccini a prezzi accessibili, in conformità con la Dichiarazione di Doha sull’Accordo TRIPS e la salute pubblica , che afferma il diritto dei paesi in via di sviluppo ad utilizzare appieno le disposizioni dell’accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale in materia di flessibilità per proteggere la salute pubblica e, in particolare, di fornire l’accesso ai farmaci per tutti;

3.c Aumentare sostanzialmente il finanziamento della sanità e il reclutamento, lo sviluppo, la formazione e il mantenimento del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo, soprattutto nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo;

3.d Rafforzare la capacità di tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo, per la prevenzione, la riduzione e la gestione dei rischi per la salute nazionale e globale;

GOAL 4: ASSICURARE UN’EDUCAZIONE DI QUALITÀ, EQUA ED INCLUSIVA, E PROMUOVERE OPPORTUNITÀ DI APPRENDIMENTO PERMANENTE PER TUTTI

4. Istruzione di qualità;

4.1 Entro il 2030, assicurarsi che tutti i ragazzi e le ragazze completino una istruzione primaria e secondaria libera, equa e di qualità che porti a rilevanti ed efficaci risultati di apprendimento;

4.2 Entro il 2030, assicurarsi che tutte le ragazze e i ragazzi abbiano accesso a uno sviluppo infantile precoce di qualità, alle cure necessarie e all’accesso alla scuola dell’infanzia, in modo che siano pronti per l’istruzione primaria;

4.3 Entro il 2030, garantire la parità di accesso per tutte le donne e gli uomini ad una istruzione a costi accessibili e di qualità tecnica, ad una istruzione professionale e di terzo livello, compresa l’Università;

4.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente il numero di giovani e adulti che abbiano le competenze necessarie, incluse le competenze tecniche e professionali, per l’occupazione, per lavori dignitosi e per la capacità imprenditoriale;

4.5 Entro il 2030, eliminare le disparità di genere nell’istruzione e garantire la parità di accesso a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale per i più vulnerabili, comprese le persone con disabilità, le popolazioni indigene e i bambini in situazioni vulnerabili;

4.6 Entro il 2030, assicurarsi che tutti i giovani e una parte sostanziale di adulti, uomini e donne, raggiungano l’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo;

4.7 Entro il 2030, assicurarsi che tutti gli studenti acquisiscano le conoscenze e le competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso, tra l’altro, l’educazione per lo sviluppo sostenibile e stili di vita sostenibili, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile;

4.a Costruire e adeguare le strutture scolastiche in modo che siano adatte alle esigenze dei bambini, alla disabilità e alle differenze di genere e fornire ambienti di apprendimento sicuri, non violenti, inclusivi ed efficaci per tutti;

4.b Entro il 2020, espandere sostanzialmente a livello globale il numero di borse di studio a disposizione dei paesi in via di sviluppo, in particolare dei paesi meno sviluppati, dei piccoli Stati insulari in via di sviluppo e dei paesi africani, per l’iscrizione all’istruzione superiore, comprendendo programmi per la formazione professionale e della tecnologia dell’informazione e della comunicazione, tecnici, ingegneristici e scientifici, nei paesi sviluppati e in altri paesi in via di sviluppo;

4.c Entro il 2030, aumentare notevolmente l’offerta di insegnanti qualificati, anche attraverso la cooperazione internazionale per la formazione degli insegnanti nei paesi in via di sviluppo, in particolare nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo .

GOAL 5: RAGGIUNGERE L’UGUAGLIANZA DI GENERE ED EMANCIPARE TUTTE LE DONNE E LE RAGAZZE

5. Parità di genere;

5.1 Porre fine a ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, bambine e ragazze in ogni parte del mondo;

5.2 Eliminare ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento;

5.3 Eliminare tutte le pratiche nocive, come il matrimonio delle bambine, forzato e combinato, e le mutilazioni dei genitali femminili;

5.4 Riconoscere e valorizzare il lavoro di cura e il lavoro domestico non retribuiti tramite la fornitura di servizi pubblici, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione della responsabilità condivisa all’interno del nucleo familiare, secondo le caratteristiche nazionali;

5.5 Garantire alle donne la piena ed effettiva partecipazione e pari opportunità di leadership a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica 5.6 Garantire l’accesso universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai diritti riproduttivi, come concordato in base al “Programma d’azione della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo” e la “Piattaforma di Azione di Pechino” ed ai documenti finali delle relative conferenze di revisione;

5.a Avviare riforme per dare alle donne pari diritti di accesso alle risorse economiche, come l’accesso alla proprietà e al controllo della terra e altre forme di proprietà, servizi finanziari, eredità e risorse naturali, in accordo con le leggi nazionali;

5.b Migliorare l’uso della tecnologia che può aiutare il lavoro delle donne, in particolare la tecnologia dell’informazione e della comunicazione, per promuovere l’empowerment, ossia la forza, l’autostima, la consapevolezza delle donne;

5.c Adottare e rafforzare politiche concrete e leggi applicabili per la promozione dell’eguaglianza di genere e l’empowerment, ossia la forza, l’autostima, la consapevolezza, di tutte le donne, bambine e ragazze a tutti i livelli;

GOAL 6: GARANTIRE A TUTTI LA DISPONIBILITÀ E LA GESTIONE SOSTENIBILE DELL’ACQUA E DELLE STRUTTURE IGIENICO SANITARIE

6. Acqua pulita e servizi igenico-sanitari;

6.1 Entro il 2030, conseguire l’accesso universale ed equo all’acqua potabile sicura e alla portata di tutti;

6.2 Entro il 2030, raggiungere un adeguato ed equo accesso ai servizi igienico-sanitari e di igiene per tutti ed eliminare la defecazione all’aperto, con particolare attenzione ai bisogni delle donne e delle ragazze e di coloro che si trovano in situazioni vulnerabili;

6.3 Entro il 2030, migliorare la qualità dell’acqua riducendo l’inquinamento, eliminando le pratiche di scarico non controllato e riducendo al minimo il rilascio di sostanze chimiche e materiali pericolosi, dimezzare la percentuale di acque reflue non trattate e aumentare sostanzialmente il riciclaggio e il riutilizzo sicuro a livello globale;

6.4 Entro il 2030, aumentare sostanzialmente l’efficienza idrica da utilizzare in tutti i settori e assicurare prelievi e fornitura di acqua dolce per affrontare la scarsità d’acqua e ridurre in modo sostanziale il numero delle persone che soffrono di scarsità d’acqua;

6.5 Entro il 2030, attuare la gestione integrata delle risorse idriche a tutti i livelli, anche attraverso la cooperazione transfrontaliera a seconda dei casi;

6.6 Entro il 2020, proteggere e ripristinare gli ecosistemi legati all’acqua, tra cui montagne, foreste, zone umide, fiumi, falde acquifere e laghi;

6.a Entro il 2030, ampliare la cooperazione internazionale e la creazione di capacità di supporto a sostegno dei paesi in via di sviluppo in materia di acqua e servizi igienico-sanitari legati, tra cui i sistemi di raccolta dell’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue, le tecnologie per il riciclo e il riutilizzo;

6.b Sostenere e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione idrica e fognaria.

GOAL 7: ASSICURARE A TUTTI L’ACCESSO A SISTEMI DI ENERGIA ECONOMICI, AFFIDABILI, SOSTENIBILI E MODERNI

7. Energia pulita e accessibile;

7.1 Entro il 2030, garantire l’accesso universale ai servizi energetici a prezzi accessibili, affidabili e moderni;

7.2 Entro il 2030, aumentare notevolmente la quota di energie rinnovabili nel mix energetico globale;

7.3 Entro il 2030, raddoppiare il tasso globale di miglioramento dell’efficienza energetica 7.a Entro il 2030, rafforzare la cooperazione internazionale per facilitare l’accesso alla tecnologia e alla ricerca di energia pulita, comprese le energie rinnovabili, all’efficienza energetica e alla tecnologia avanzata e alla più pulita tecnologia derivante dai combustibili fossili, e promuovere gli investimenti nelle infrastrutture energetiche e nelle tecnologie per l’energia pulita;

7.b Entro il 2030, espandere l’infrastruttura e aggiornare la tecnologia per la fornitura di servizi energetici moderni e sostenibili per tutti i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, i piccoli Stati insulari, e per i paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, in accordo con i loro rispettivi programmi di sostegno.

GOAL 8: INCENTIVARE UNA CRESCITA ECONOMICA DURATURA, INCLUSIVA E SOSTENIBILE, UN’OCCUPAZIONE PIENA E PRODUTTIVA ED UN LAVORO DIGNITOSO PER TUTTI

8. Lavoro dignitoso e crescita economico;

8.1 Sostenere la crescita economica pro-capite a seconda delle circostanze nazionali e, in particolare, almeno il 7 per cento di crescita annua del prodotto interno lordo nei paesi meno sviluppati;

8.2 Raggiungere livelli più elevati di produttività economica attraverso la diversificazione, l’aggiornamento tecnologico e l’innovazione, anche attraverso un focus su settori ad alto valore aggiunto e settori ad alta intensità di manodopera;

8.3 Promuovere politiche orientate allo sviluppo che supportino le attività produttive, la creazione di lavoro dignitoso, l’imprenditorialità, la creatività e l’innovazione, e favorire la formalizzazione e la crescita delle micro, piccole e medie imprese, anche attraverso l’accesso ai servizi finanziari;

8.4 Migliorare progressivamente, fino al 2030, l’efficienza delle risorse globali nel consumo e nella produzione nel tentativo di scindere la crescita economica dal degrado ambientale, in conformità con il quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibili, con i paesi sviluppati che prendono l’iniziativa;

8.5 Entro il 2030, raggiungere la piena e produttiva occupazione e un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, anche per i giovani e le persone con disabilità, e la parità di retribuzione per lavoro di pari valore;

8.6 Entro il 2020, ridurre sostanzialmente la percentuale di giovani disoccupati che non seguano un corso di studi o che non seguano corsi di formazione;

8.7 Adottare misure immediate ed efficaci per eliminare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù moderna e al traffico di esseri umani e assicurare la proibizione e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, incluso il reclutamento e l’impiego di bambini-soldato, e, entro il 2025, porre fine al lavoro minorile in tutte le sue forme;

8.8 Proteggere i diritti del lavoro e promuovere un ambiente di lavoro sicuro e protetto per tutti i lavoratori, compresi i lavoratori migranti, in particolare le donne migranti, e quelli in lavoro precario;

8.9 Entro il 2030, elaborare e attuare politiche volte a promuovere il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali;

8.10 Rafforzare la capacità delle istituzioni finanziarie nazionali per incoraggiare e ampliare l’accesso ai servizi bancari, assicurativi e finanziari per tutti;

8.a Aumentare gli aiuti per il sostegno al commercio per i paesi in via di sviluppo, in particolare i paesi meno sviluppati, anche attraverso il “Quadro Integrato Rafforzato per gli Scambi Commerciali di Assistenza Tecnica ai Paesi Meno Sviluppati”. [5];

8.b Entro il 2020, sviluppare e rendere operativa una strategia globale per l’occupazione giovanile e l’attuazione del “Patto globale dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro”.

GOAL 9: COSTRUIRE UNA INFRASTRUTTURA RESILIENTE E PROMUOVERE L’INNOVAZIONE ED UNA INDUSTRIALIZZAZIONE EQUA, RESPONSABILE E SOSTENIBILE

9. Imprese innovazione e infrastrutture;

9.1 Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti, comprese le infrastrutture regionali e transfrontaliere, per sostenere lo sviluppo economico e il benessere umano, con particolare attenzione alla possibilità di accesso equo per tutti;

9.2 Promuovere l’industrializzazione inclusiva e sostenibile e, entro il 2030, aumentare in modo significativo la quota del settore di occupazione e il prodotto interno lordo, in linea con la situazione nazionale, e raddoppiare la sua quota nei paesi meno sviluppati;

9.3 Aumentare l’accesso dei piccoli industriali e di altre imprese, in particolare nei paesi in via di sviluppo, ai servizi finanziari, compreso il credito a prezzi accessibili, e la loro integrazione nelle catene e nei mercati di valore;

9.4 Entro il 2030, aggiornare le infrastrutture e ammodernare le industrie per renderle sostenibili, con maggiore efficienza delle risorse da utilizzare e una maggiore adozione di tecnologie pulite e rispettose dell’ambiente e dei processi industriali, in modo che tutti i paesi intraprendano azioni in accordo con le loro rispettive capacità;

9.5 Potenziare la ricerca scientifica, promuovere le capacità tecnologiche dei settori industriali in tutti i paesi, in particolare nei paesi in via di sviluppo, anche incoraggiando, entro il 2030, l’innovazione e aumentando in modo sostanziale il numero dei lavoratori dei settori ricerca e sviluppo ogni milione di persone e la spesa pubblica e privata per ricerca e sviluppo;

9.a Facilitare lo sviluppo sostenibile e resiliente delle infrastrutture nei paesi in via di sviluppo attraverso un maggiore sostegno finanziario, tecnologico e tecnico ai paesi africani, ai paesi meno sviluppati, ai paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare e ai piccoli Stati insulari in via di sviluppo;

9.b Sostenere lo sviluppo della tecnologia domestica, la ricerca e l’innovazione nei paesi in via di sviluppo, anche assicurando un ambiente politico favorevole, tra le altre cose, alla diversificazione industriale e a conferire valore aggiunto alle materie prime;

9.c Aumentare significativamente l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e sforzarsi di fornire un accesso universale e a basso costo a Internet nei paesi meno sviluppati entro il 2020;

GOAL 10: RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE ALL’INTERNO E FRA LE NAZIONI

10. Ridurre le disuguaglianze;

10.1 Entro il 2030, raggiungere e sostenere progressivamente la crescita del reddito del 40 per cento più povero della popolazione ad un tasso superiore rispetto alla media nazionale 10.2 Entro il 2030, potenziare e promuovere l’inclusione sociale, economica e politica di tutti, a prescindere da età, sesso, disabilità, razza, etnia, origine, religione, status economico o altro;

10.3 Garantire a tutti pari opportunità e ridurre le disuguaglianze di risultato, anche attraverso l’eliminazione di leggi, di politiche e di pratiche discriminatorie, e la promozione di adeguate leggi, politiche e azioni in questo senso;

10.4 Adottare politiche, in particolare fiscali, e politiche salariali e di protezione sociale, e raggiungere progressivamente una maggiore uguaglianza ;

10.5 Migliorare la regolamentazione e il controllo dei mercati e delle istituzioni finanziarie globali e rafforzarne l’applicazione;

10.6 Assicurare maggiore rappresentanza e voce per i paesi in via di sviluppo nel processo decisionale delle istituzioni economiche e finanziarie internazionali a livello mondiale al fine di fornire istituzioni più efficaci, credibili, responsabili e legittime;

10.7 Facilitare la migrazione ordinata, sicura, regolare e responsabile e la mobilità delle persone, anche attraverso l’attuazione di politiche migratorie programmate e ben gestite 10.a Attuare il principio del trattamento speciale e differenziato per i paesi in via di sviluppo, in particolare per i paesi meno sviluppati, in conformità con gli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio;

10.b Promuovere l’aiuto pubblico allo sviluppo e i relativi flussi finanziari, compresi gli investimenti esteri diretti, agli Stati dove il bisogno è maggiore, in particolare i paesi meno sviluppati, i paesi africani, i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi senza sbocco sul mare in via di sviluppo, in accordo con i loro piani e programmi nazionali;

10.c Entro il 2030, ridurre a meno del 3 per cento i costi di transazione delle rimesse dei migranti ed eliminare i corridoi di rimesse con costi più alti del 5 per cento.

GOAL 11: RENDERE LE CITTÀ E GLI INSEDIAMENTI UMANI INCLUSIVI, SICURI, DURATURI E SOSTENIBILI

11. Citta e comunità sostenibili;

11.1 Entro il 2030, garantire a tutti l’accesso ad un alloggio e a servizi di base adeguati, sicuri e convenienti e garantire l’ammodernamento dei quartieri poveri;

11.2 Entro il 2030, fornire l’accesso a sistemi di trasporto sicuri, sostenibili, e convenienti per tutti, migliorare la sicurezza stradale, in particolare ampliando i mezzi pubblici, con particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini, alle persone con disabilità e agli anziani;

11.3 Entro il 2030, aumentare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipata e integrata dell’insediamento umano in tutti i paesi. 11.4 Rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo;

11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di morti e il numero di persone colpite da calamità, compresi i disastri provocati dall’acqua, e ridurre sostanzialmente le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale, con una particolare attenzione alla protezione dei poveri e delle persone in situazioni di vulnerabilità;

11.6 Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, in particolare riguardo alla qualità dell’aria e alla gestione dei rifiuti;

11.7 Entro il 2030, fornire l’accesso universale a spazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità. 11.a Sostenere rapporti economici, sociali e ambientali positivi tra le zone urbane, periurbane e rurali, rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale;

11.b Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e di insediamenti umani che adottino e attuino politiche e piani integrati verso l’inclusione, l’efficienza delle risorse, la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppo e l’implementazione, in linea con il “Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030”, la gestione complessiva del rischio di catastrofe a tutti i livelli;

11.c Sostenere i paesi meno sviluppati, anche attraverso l’assistenza tecnica e finanziaria, nella costruzione di edifici sostenibili e resilienti che utilizzino materiali locali.

GOAL 12: GARANTIRE MODELLI SOSTENIBILI DI PRODUZIONE E CONSUMO

12 Responsible. consumption and production;

12..1 Dare attuazione al quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibile, con la collaborazione di tutti i paesi e con l’iniziativa dei paesi sviluppati, tenendo conto del grado di sviluppo e delle capacità dei paesi in via di sviluppo;

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l’uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto;

12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l’ambiente;

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo;

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche;

12.7 Promuovere pratiche in materia di appalti pubblici che siano sostenibili, in accordo con le politiche e le priorità nazionali;

12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone abbiano in tutto il mondo le informazioni rilevanti e la consapevolezza in tema di sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura;

12.a Sostenere i paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro capacità scientifica e tecnologica in modo da andare verso modelli più sostenibili di consumo e di produzione;

12.b Sviluppare e applicare strumenti per monitorare gli impatti di sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali;

12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco, eliminando le distorsioni del mercato, a seconda delle circostanze nazionali, anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di quelle sovvenzioni dannose, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze specifiche e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo in un modo che protegga le comunità povere e quelle colpite.

GOAL 13: ADOTTARE MISURE URGENTI PER COMBATTERE IL CAMBIAMENTO CLIMATICO E LE SUE CONSEGUENZE

13. Agire per il clima;

13.1 Rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento ai rischi legati al clima e ai disastri naturali in tutti i paesi;

13.2 Integrare nelle politiche, nelle strategie e nei piani nazionali le misure di contrasto ai cambiamenti climatici;

13.3 Migliorare l’istruzione, la sensibilizzazione e la capacità umana e istituzionale riguardo ai cambiamenti climatici in materia di mitigazione, adattamento, riduzione dell’impatto e di allerta precoce;

13.a Dare attuazione all’impegno assunto nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici per raggiungere l’obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all’anno entro il 2020 congiuntamente da tutte le fonti, per affrontare le esigenze dei paesi in via di sviluppo nel contesto delle azioni di mitigazione significative e della trasparenza circa l’attuazione e la piena operatività del “Green Climate Fund” attraverso la sua capitalizzazione nel più breve tempo possibile;

13.b Promuovere meccanismi per aumentare la capacità di una efficace pianificazione e gestione connesse al cambiamento climatico nei paesi meno sviluppati e nei piccoli Stati insulari in via di sviluppo concentrandosi, tra l’altro, sulle donne, i giovani e le comunità locali ed emarginate. Riconoscendo che la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è il principale forum intergovernativo per negoziare la risposta globale ai cambiamenti climatici.

GOAL 14: CONSERVARE E UTILIZZARE IN MODO DUREVOLE GLI OCEANI, I MARI E LE RISORSE MARINE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE

14. Vita sottacqua;

14.1 Entro il 2025, prevenire e ridurre in modo significativo l’inquinamento marino di tutti i tipi, in particolare quello proveniente dalle attività terrestri, compresi i rifiuti marini e l’inquinamento delle acque da parte dei nutrienti;

14.2 Entro il 2020 gestire e proteggere in modo sostenibile gli ecosistemi marini e costieri per evitare impatti negativi significativi, anche rafforzando la loro capacità di recupero e agendo per il loro ripristino, al fine di ottenere oceani sani e produttivi;

14.3 Ridurre al minimo e affrontare gli effetti dell’acidificazione degli oceani anche attraverso una maggiore cooperazione scientifica a tutti i livelli;

14.4 Entro il 2020, regolare efficacemente la raccolta e porre fine alla pesca eccessiva, la pesca illegale, quella non dichiarata e non regolamentata e alle pratiche di pesca distruttive, e mettere in atto i piani di gestione su base scientifica, al fine di ricostituire gli stock ittici nel più breve tempo possibile, almeno a livelli in grado di produrre il rendimento massimo sostenibile come determinato dalle loro caratteristiche biologiche;

14.5 Entro il 2020, proteggere almeno il 10 per cento delle zone costiere e marine, coerenti con il diritto nazionale e internazionale e sulla base delle migliori informazioni scientifiche disponibili 14.6 Entro il 2020, vietare quelle forme di sovvenzioni alla pesca che contribuiscono all’eccesso di capacità e alla pesca eccessiva, eliminare i sussidi che contribuiscono alla pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e astenersi dall’introdurre nuove sovvenzioni di questo tipo, riconoscendo che un trattamento speciale e differenziato adeguato ed efficace per i paesi in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati dovrebbe essere parte integrante del negoziato sui sussidi alla pesca dell’Organizzazione Mondiale del Commercio;

14.7 Entro il 2030, aumentare i benefici economici derivanti dall’uso sostenibile delle risorse marine per i piccoli Stati insulari e i paesi meno sviluppati, anche mediante la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo;

14.a Aumentare le conoscenze scientifiche, sviluppare la capacità di ricerca e di trasferimento di tecnologia marina, tenendo conto dei criteri e delle linee guida della Commissione Oceanografica Intergovernativa sul trasferimento di tecnologia marina, al fine di migliorare la salute degli oceani e migliorare il contributo della biodiversità marina per lo sviluppo dei paesi in via di sviluppo, in particolare i piccoli Stati insulari in via di sviluppo e i paesi meno sviluppati;

14.b Assicurare ai piccoli pescatori artigianali l’accesso alle risorse e ai mercati marini;

14.c Migliorare la conservazione e l’uso sostenibile degli oceani e delle loro risorse tramite l’applicazione del diritto internazionale, che si riflette nell’UNCLOS, che fornisce il quadro giuridico per l’utilizzo e la conservazione sostenibile degli oceani e delle loro risorse, come ricordato al punto 158 de “Il futuro che vogliamo”.

GOAL 15: PROTEGGERE, RIPRISTINARE E FAVORIRE UN USO SOSTENIBILE DELL’ECOSISTEMA TERRESTRE, GESTIRE SOSTENIBILMENTE LE FORESTE, CONTRASTARE LA DESERTIFICAZIONE, ARRESTARE E FAR RETROCEDERE IL DEGRADO DEL TERRENO, E FERMARE LA PERDITA DI DIVERSITÀ BIOLOGICA

15. La vita sulla terra;

15.1 Entro il 2020, garantire la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi di acqua dolce terrestri e nell’entroterra e dei loro servizi, in particolare le foreste, le zone umide, le montagne e le zone aride, in linea con gli obblighi derivanti dagli accordi internazionali;

15.2 Entro il 2020, promuovere l’attuazione di una gestione sostenibile di tutti i tipi di foreste, fermare la deforestazione, promuovere il ripristino delle foreste degradate e aumentare notevolmente l’afforestazione e riforestazione a livello globale;

15.3 Entro il 2030, combattere la desertificazione, ripristinare i terreni degradati ed il suolo, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, e sforzarsi di realizzare un mondo senza degrado del terreno;

15.4 Entro il 2030, garantire la conservazione degli ecosistemi montani, compresa la loro biodiversità, al fine di migliorare la loro capacità di fornire prestazioni che sono essenziali per lo sviluppo sostenibile;

15.5 Adottare misure urgenti e significative per ridurre il degrado degli habitat naturali, arrestare la perdita di biodiversità e, entro il 2020, proteggere e prevenire l’estinzione delle specie minacciate;

15.6 Promuovere la condivisione giusta ed equa dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche e promuovere l’accesso adeguato a tali risorse, come concordato a livello internazionale;

15.7 Adottare misure urgenti per porre fine al bracconaggio ed al traffico di specie di flora e fauna protette e affrontare sia la domanda che l’offerta di prodotti della fauna selvatica illegali;

15.8 Entro il 2020, adottare misure per prevenire l’introduzione e ridurre significativamente l’impatto delle specie alloctone (aliene) invasive sulla terra e sugli ecosistemi d’acqua e controllare o e radicare le specie prioritarie;

15.9 Entro il 2020, integrare i valori di ecosistema e di biodiversità nella pianificazione nazionale e locale, nei processi di sviluppo, nelle strategie di riduzione della povertà e account nella contabilità;

15.a Mobilitare ed aumentare sensibilmente le risorse finanziarie da tutte le fonti per conservare e utilizzare in modo durevole biodiversità ed ecosistemi;

15.b Mobilitare risorse significative da tutte le fonti e a tutti i livelli per finanziare la gestione sostenibile delle foreste e fornire adeguati incentivi ai paesi in via di sviluppo per far progredire tale gestione, anche per quanto riguarda la conservazione e la riforestazione

15.c Migliorare il sostegno globale per gli sforzi a combattere il bracconaggio e il traffico di specie protette, anche aumentando la capacità delle comunità locali di perseguire opportunità di sostentamento sostenibili.

GOAL 16: PROMUOVERE SOCIETÀ PACIFICHE E PIÙ INCLUSIVE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE; OFFRIRE L’ACCESSO ALLA GIUSTIZIA PER TUTTI E CREARE ORGANISMI EFFICACI, RESPONSABILI E INCLUSIVI A TUTTI I LIVELLI

16. Pace giustizia e istituzioni solide;

16.1 Ridurre significativamente in ogni dove tutte le forme di violenza e i tassi di mortalità connessi

16.2 Eliminare l’abuso, lo sfruttamento, il traffico e tutte le forme di violenza e tortura contro i bambini

16.3 Promuovere lo stato di diritto a livello nazionale e internazionale e garantire parità di accesso alla giustizia per tutti

16.4 Entro il 2030, ridurre in modo significativo i flussi finanziari e di armi illeciti, rafforzare il recupero e la restituzione dei beni rubati e combattere tutte le forme di criminalità organizzata

16.5 Ridurre sostanzialmente la corruzione le sue forme

16.6 Sviluppare istituzioni efficaci, responsabili e trasparenti a tutti i livelli

16.7 Assicurare un processo decisionale reattivo, inclusivo, partecipativo e rappresentativo a tutti i livelli

16.8 Allargare e rafforzare la partecipazione dei paesi in via di sviluppo nelle istituzioni della governance globale

16.9 Entro il 2030, fornire l’identità giuridica per tutti, compresa la registrazione delle nascite

16.10 Garantire l’accesso del pubblico alle informazioni e proteggere le libertà fondamentali, in conformità con la legislazione nazionale e con gli accordi internazionali

16.a Rafforzare le istituzioni nazionali, anche attraverso la cooperazione internazionale, per costruire maggiore capacità a tutti i livelli, in particolare nei paesi in via di sviluppo, per prevenire la violenza e combattere il terrorismo e la criminalità

16.b Promuovere e far rispettare le leggi e le politiche non discriminatorie per lo sviluppo sostenibile

GOAL 17: RAFFORZARE I MEZZI DI ATTUAZIONE RINNOVARE IL PARTENARIATO MONDIALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE FINANZA

17. Partnerships for the goals;

17.1 Rafforzare la mobilitazione delle risorse interne, anche attraverso il sostegno internazionale ai paesi in via di sviluppo, per migliorare la capacità interna di riscossione di imposte e altre forme di entrate

17.2 I Paesi sviluppati adempiano pienamente ai loro obblighi di aiuto pubblico allo sviluppo, tra cui l’impegno da parte di molti paesi sviluppati di raggiungere l’obiettivo dello 0,7 per cento di APS/PIL per i paesi in via di sviluppo e da 0,15 a 0,20 per cento di APS/PIL per i Paesi meno sviluppati; i donatori di APS sono incoraggiati a prendere in considerazione la fissazione dell’obiettivo di fornire almeno 0,20 per cento di APS/PIL per i paesi meno sviluppati

17.3 Mobilitare ulteriori risorse finanziarie per i Paesi in via di sviluppo da più fonti

17.4 Aiutare i Paesi in via di sviluppo a raggiungere la sostenibilità del debito a lungo termine attraverso politiche coordinate volte a favorire il finanziamento del debito, la riduzione del debito e la ristrutturazione del debito, se del caso, e affrontare il debito estero dei paesi poveri fortemente indebitati in modo da ridurre l’emergenza del debito

17.5 Adottare e applicare i regimi di promozione degli investimenti a favore dei paesi meno sviluppati Tecnologia

17.6 Migliorare la cooperazione Nord-Sud, Sud-Sud e quella triangolare in ambito regionale ed internazionale e l’accesso alla scienza, alla tecnologia e all’innovazione e migliorare la condivisione delle conoscenze sulle condizioni reciprocamente concordate, anche attraverso un maggiore coordinamento tra i meccanismi esistenti, in particolare a livello delle Nazioni Unite, e attraverso un meccanismo di facilitazione globale per la tecnologia

17.7 Promuovere lo sviluppo, il trasferimento, la disseminazione e la diffusione di tecnologie ecocompatibili ai paesi in via di sviluppo a condizioni favorevoli, anche a condizioni agevolate e preferenziali, come reciprocamente concordato

17.8 Rendere la Banca della Tecnologia e i meccanismi di sviluppo delle capacità scientifiche, tecnologiche e di innovazione completamente operativi i paesi meno sviluppati entro il 2017, nonché migliorare l’uso delle tecnologie abilitanti, in particolare la tecnologia dell’informazione e della comunicazione Costruzione di competenze e capacità 17.9 Rafforzare il sostegno internazionale per l’attuazione di un sistema di costruzione delle capacità efficace e mirato nei paesi in via di sviluppo per sostenere i piani nazionali di attuazione di tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche attraverso la cooperazione nordsud, sud-sud e triangolare Commercio

17.10 Promuovere un sistema commerciale multilaterale universale, basato su regole, aperto, non discriminatorio ed equo nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio, anche attraverso la conclusione dei negoziati dell’agenda di Doha per lo sviluppo

17.11 Aumentare in modo significativo le esportazioni dei paesi in via di sviluppo, in particolare al fine di raddoppiare la quota delle esportazioni mondiali dei paesi meno sviluppati entro il 2020

17.12 Realizzare una tempestiva attuazione di un mercato senza dazi e l’accesso al mercato senza contingenti di importazione su base duratura per tutti i paesi meno sviluppati, in linea con le decisioni dell’Organizzazione mondiale del commercio, anche assicurando che le regole di origine preferenziale applicabili alle importazioni dai paesi meno sviluppati siano trasparenti e semplici, e contribuire a facilitare l’accesso al mercato Questioni sistemiche Coerenza politica e istituzionale

17.13 Migliorare la stabilità macro-economica globale, anche attraverso il coordinamento e la coerenza delle politiche

17.14 Migliorare la coerenza delle politiche per lo sviluppo sostenibile

17.15 Rispettare lo spazio politico di ciascun paese e la leadership per stabilire e attuare politiche per l’eliminazione della povertà e per lo sviluppo sostenibile Partenariati multilaterali

17.16 Migliorare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile, integrato da partenariati multilaterali che mobilitino e condividano le conoscenze, le competenze, le tecnologie e le risorse finanziarie, per sostenere il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile in tutti i paesi, in particolare i paesi in via di sviluppo

17.17 Incoraggiare e promuovere efficaci partenariati tra soggetti pubblici, pubblico nella società civile, basandosi sull’e partenariati I dati, il monitoraggio e la responsabilità

17.18 Entro il 2020, rafforzare il meccanismo di supporto delle capacità per i paesi in via di sviluppo, anche per i paesi meno sviluppati e i pi aumentare in modo significativo la disponibilità di dati di alta qualità, tempestivi e affidabili disaggregati in base al reddito, sesso, età, razza, etnia, status migratorio, disabilità, posizione geografica e altre caratteristiche rilevanti in contesti

17.19 Entro il 2030, costruire, sulle base iniziative esistenti, sistemi di misurazione dell’avanzamento verso lo sviluppo sostenibile che siano complementari alla misurazione del PIL e sostenere la creazione di capacità statistiche nei paesi in via di sviluppo

Questi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile sono alla base del piano di azione globale delle Nazioni Unite per le persone, il pianeta e la prosperità, che prende atto della necessità imprescindibile di sostenere la pace universale, la libertà, di sradicare la povertà in tutte le sue forme e dimensioni, realizzando una trasformazione sostenibile della società, dell’economia e dell’ambiente entro il 2030.

Ad oggi, la nostra società vive in un contesto in cui vi sono ancora più di 700 milioni di persone al di sotto della soglia di povertà, dove le disuguaglianze e le discriminazioni sono in costante aumento e le scarse capacità di governance, corruzione e conflitti affliggono gran parte del Mondo. Gli SDGs hanno come scopo quello di dare un contributo concreto alle politiche degli Stati e alla società nel suo complesso per rispondere a queste molteplici e articolate sfide, adottando lo sviluppo sostenibile come principio organizzativo per la cooperazione internazionale. Risulta allora evidente la necessità di aumentare la consapevolezza, l’attenzione e l’impegno affinché gli Obiettivi dell’Agenda 2030 vengano efficacemente trasformati in politiche, strategie e azioni in modo da realizzare dei passi concreti verso uno sviluppo economico, sociale e ambientale globalmente diffuso e integrato. Fare tuttavia riferimento ad uno sviluppo globale senza che questo sia declinato nelle singole realtà non è sufficiente: è necessario attuare una strategia di localizzazione degli SDGs.

Questo significa che nell’implementazione degli Obiettivi bisogna prendere in considerazione i diversi contesti regionali e il modo in cui questi sono in grado di sostenere il conseguimento degli SDGs attraverso azioni dal basso verso l’alto, adottando un approccio bottom-up, per la realizzazione di percorsi di trasformazione sostenibile grazie al contatto diretto con le comunità13.

Localizzare gli Obiettivi dell’Agenda 2030 significa non solo portare sul piano locale gli Obiettivi concordati a livello internazionale, ma soprattutto rendere reali e concrete le aspirazioni globali a comunità, famiglie ed individui tenendo in considerazione uno dei principi chiave alla base dell’Agenda: “No one left behind”.

CAPITOLO SECONDO

LA DECLINAZIONE DELL’AGENDA 2030 PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE A LIVELLO NAZIONALE

2.1 L’importanza di agire localmente

Con l’adozione dell’Agenda 2030 nel 2015 da parte dei membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, sono emerse una serie di opportunità e sfide globali che richiedono, per essere efficacemente fronteggiante, l’impegno di tutti: comunità internazionale, Unione Europea, singoli Stati, autorità locali e regionali.

Sebbene l’Agenda 2030 non sia stata specificatamente progettata per le città e le regioni poiché include Obiettivi di Sviluppo universali indirizzati agli Stati, sviluppati e non, il successo e la riuscita di questo programma d’azione globale dipenderà dalla capacità di integrazione delle autorità nazionali e regionali delle loro politiche con i target prefissati, affinché questi assumano un carattere concreto per concorrere alla loro reale attuazione.

Secondo il report Localizing the Post-2015 Development Agenda: Dialogues on Implementation la localizzazione si riferisce al “processo di definizione, attuazione e monitoraggio delle strategie a livello locale per raggiungere obiettivi e traguardi di sviluppo sostenibile globali, nazionali e subnazionali”14. Questo implica l’utilizzo di strumenti, meccanismi e processi concreti per tradurre efficacemente l’Agenda per lo Sviluppo in risultati a livello locale. Localizzare gli SDGs significa quindi prendere in considerazione i contesti subnazionali e regionali nel raggiungimento dell’Agenda, non solo nella definizione di obiettivi e traguardi da raggiungere e nella loro implementazione all’interno delle politiche locali, ma anche nella determinazione dei mezzi di attuazione degli indicatori per misurare e monitorare i progressi effettuati (Global Taskforce of Local and Regional Governments, UNHABITAT, UNDP 2016). Questo concetto va intenso in senso ampio includendo tutti gli attori locali attraverso un approccio territoriale che comprenda la società civile, il mondo accademico, il settore privato e altri, dove il governo regionale è chiamato a svolgere un ruolo di leadership per riunire tutte le parti locali interessate.

Le città e le regioni sono situate nella posizione ideale per trasformare il programma dell’Agenda 2030 da ampio e astratto in concreto ed efficiente, avvicinandosi agli Obiettivi in modo pragmatico, inserendoli nel loro specifico contesto e aiutando i cittadini a comprendere come l’azione locale possa contribuire alla realizzazione di traguardi di carattere universale. Il conseguimento degli Obiettivi dell’Agenda dipende allora in larga misura dalla capacità dei governi locali e regionali di promuovere uno sviluppo territoriale integrato, inclusivo e sostenibile. In particolare, la maggior parte delle politiche e degli investimenti che sono situati alla base degli SDGs, sono una responsabilità condivisa tra i vari livelli di governo ed è stato stimato che il 65% dei 169 target che compongono i 17 Obiettivi non potrebbe essere pienamente raggiunto senza un adeguato impegno e coordinamento con attori locali e regionali15. Dato il loro ruolo sostanziale, i governi subnazionali non posso essere considerati semplici attuatori di un’Agenda internazionale, bensì sono chiamati ad essere partner nella co-creazione e definizione di politiche e risposte pragmatiche, nonché nell’implementazione e monitoraggio dei progressi rispetto agli Obiettivi e ai target.

Le sfide e gli impegni correlati e che esigono soluzioni integrate, identificati durante i vertici per la formulazione dell’Agenda 2030 e il suo carattere universale, richiedono una governance multilivello caratterizzata da coerenza ed integrazione nelle diverse politiche16.

In particolare, la governance multilivello può essere definita come il processo decisionale per determinare ed implementare le politiche pubbliche realizzate attraverso una relazione collaborativa tra i vari organi politici. Questa può essere verticale, tra differenti livelli di governo inclusi quelli internazionali, nazionali e regionali; orizzontale tra autorità situate al medesimo livello, per esempio tra governi locali; oppure estendersi in entrambe le direzioni17. Si tratta quindi di una visione multicentrica della cooperazione, che non si basa su un unico soggetto che detiene in modo esclusivo il controllo e la capacità di coordinamento degli altri attori, bensì una pluralità di individui che proseguono verso la stessa direzione, formulando progetti congiunti e adottando politiche coerenti ed integrate tra loro. Nell’articolo 9 della legge n.125 dell’11 agosto 2014 “Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo”, l’attività di cooperazione decentrata realizzata dai territori viene definita come partenariato territoriale e mira a valorizzare il ruolo della regione quale soggetto trainante dei processi di collaborazione tra i diversi organi di governo. I partenariati basati sulla cooperazione decentrata rappresentano un modo ottimale per costruire piattaforme per le autorità locali e regionali dove scambiare conoscenze ed esperienze, fornire assistenza tecnica e collegare le diverse società, il settore privato e i cittadini. È importante che proprio questi ultimi vengano coinvolti attraverso meccanismi che facilitino la loro partecipazione affinché i piani e le politiche regionali riflettano con maggiore accuratezza le loro esigenze e necessità.

2.2 La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile

Come anzidetto, gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (17 Sustainable Development Goals – SDGs), che compongono l’Agenda 2030, rappresentano il piano di azione globale per sradicare la povertà, proteggere il pianeta e garantire la prosperità per tutti.

In Italia, il principale strumento di attuazione dell’Agenda 2030 è costituito dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile – SNSvS, approvata dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) il 22 dicembre 2017, nella quale sono definite le linee direttrici delle politiche economiche, sociali e ambientali finalizzate a raggiungere gli SDGs entro il 2030. La Strategia, che deve essere aggiornata dal Governo con cadenza almeno triennale, contiene una serie di scelte strategiche e obiettivi nazionali articolati all’interno di cinque aree speculari a quelle degli SGDs (Persone, Pianeta, Pace, Prosperità, Partnership), cui è associato un elenco preliminare di strumenti di attuazione individuati nel processo di consultazione istituzionale.

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile18 rappresenta la declinazione a livello nazionale dell’Agenda 2030. Ogni Stato facente parte dell’ONU deve dotarsi di una Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, in quanto essa è il primo passo per la declinazione a livello nazionale degli SDGs.

In Italia la strada per l’approvazione della SNSvS ha avuto inizio nel 2016 con l’elaborazione, da parte del Ministero dell’Ambiente, del documento “Posizionamento dell’Italia rispetto all’Agenda 2030”. Tale documento era volto a rilevare la distanza, o vicinanza, del Paese rispetto a ognuno dei target presenti nell’Agenda 2030 e, sulla base di quanto emerso da tale studio, si dovevano poi identificare i punti di forza e di debolezza dell’Italia al fine di sviluppare la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile.

Partendo da tale documento, il Governo italiano, su proposta del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare (MATTM), attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali e non, ha elaborato la nuova Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e approvata dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica il 22 dicembre 2017.

Questa strategia, frutto di un intenso lavoro tecnico e di un ampio e complesso processo di consultazione con le amministrazioni centrali, le Regioni, la società civile, il mondo della ricerca e della conoscenza, ha lo scopo di indirizzare politiche, programmi e interventi per la promozione dello sviluppo sostenibile. È a tutti gli effetti il programma strategico per il Paese, una visione comune che pone le basi per il percorso strutturale di riforme in grado di affrontare le questioni ambientali, economiche e sociali ancora irrisolte.

Nel cuore dell’Agenda 2030, la strategia nazionale si struttura intorno a quattro principi guida: integrazione, universalità, inclusione e trasformazione e mette al centro il valore della persona e la promozione del benessere affinché tutti gli esseri umani possano realizzare il proprio potenziale con dignità e uguaglianza, in un ambiente sostenibile, in un contesto di pace e armonia.

L’attuazione dell’Agenda ONU 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, richiede il contributo dei governi statali e regionali per poter mettere in campo una implementazione coordinata e funzionale al raggiungimento dei target previsti nei singoli goals. Le Regioni, con il rilevante apporto degli stakeholder, sono chiamate a contribuire alla realizzazione della strategia nazionale di sviluppo sostenibile promuovendo a loro volta delle strategie nei rispettivi territori. Tuttavia, il contributo delle Regioni potrebbe essere determinante solo se i principi della sostenibilità fossero previsti negli strumenti di programmazione regionali e collegati al ciclo della programmazione finanziaria, nonché alla struttura del bilancio regionale.

Per tale motivo è importante che la SNSvS si raccordari con il Programma Nazionale di Riforma (PNR)19 e con il Documento di Economia e Finanza (DEF)20.

2.2 L’implementazione dell’Agenda 2030: il contributo delle regioni

L’ipotesi che un’adeguata governance multilivello sia un prerequisito importante per la concreta ed efficace attuazione degli SDGs trova le sue origini negli insegnamenti derivanti dalla realizzazione dei Millennium Development Goals (MDGs).

Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, precursori degli SDGs, hanno rappresentato il primo sforzo unificato per definire le priorità di sviluppo internazionale e, in quanto tali, sono stati integrati a livello nazionale e subnazionale in numerosi Paesi. Tuttavia, nonostante gli importanti risultati raggiunti, una delle carenze chiave nella loro realizzazione è stata identificata nella mancanza di capacità degli attori locali e regionali interessati. Secondo una valutazione condotta dal Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (UNDP) e dal Gruppo della Banca Mondiale, la mancanza di competenze e risorse a livello locale e regionale ha rappresentato un ostacolo nel raggiungere i target prefissati per l’attuazione degli MDGs21. L’assenza nella gestione delle sfide passate di un approccio collettivo ha portato a rallentare ed ostacolare la realizzazione degli Obiettivi e, il mancato riconoscimento dell’importanza dell’attuazione di meccanismi di partenariato coinvolgenti una molteplicità di attori, ha fatto sì che fossero lasciati in secondo piano soggetti quali le regioni, la società civile e il settore privato, le cui competenze, conoscenze e risorse risultano essere un supporto fondamentale, non solo nella fase di raggiungimento degli obiettivi ma anche nel monitoraggio degli stessi. Con l’applicazione degli MDGs si è infatti potuto notare che le medie nazionali quali unica metrica per il monitoraggio dei progressi possono travisare le realtà del territorio, non cogliendo quelle che sono le disparità regionali e fornendo così dati ed informazioni insufficienti per la realizzazione di politiche di governo finalizzate ai gruppi più poveri ed emarginati. Si può desumere la necessità che la valutazione globale presti maggiore attenzione alle modalità con cui gli Obiettivi e i loro target vengono declinati a livello regionale così da evitare analisi distorte e fuorvianti. Gli indicatori territoriali sono quindi essenziali per migliorare la capacità degli organi di governance, situati ai diversi livelli, di raggiungere gli SDGs.

Da tutto questo si evince quanto il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda dipenda dal contributo e dalle capacità delle regioni e di tutti gli attori locali, suggerendo quanto sia necessario e fondamentale che questi abbiano un ruolo primario affinché nessuno venga lasciato indietro.

Il concetto di sostenibilità22 è, oramai, inserito all’interno della pianificazione dei sistemi socioeconomici a tutti i livelli di governo, internazionale, nazionale, regionale e locale; tra tutte, la dimensione locale, in virtù della sua stretta vicinanza al territorio, è quella che ha maggiore impatto in termini di maggiori responsabilità. Attraverso un’analisi degli obiettivi dell’Agenda di sviluppo 2030 delle Nazioni Unite è possibile realizzare una costruzione ideal-tipica del concetto di sviluppo sostenibile.

Il nuovo programma di sviluppo per il 2030 si presenta come un ambizioso progetto, il cui successo dipende dal raggiungimento di un’ampia varietà di obiettivi a livello sociale, ambientale ed economico e dal gestire le interdipendenze tra questi obiettivi. Questi ultimi non sono vincolanti, in quanto la loro attuazione trae origine solamente dalla volontà degli Stati nel creare politiche, piani e programmi per raggiungerli. Gli obiettivi di cui sopra e la loro articolazione in target implicano, per il settore pubblico, una forte azione programmatoria e di indirizzo.

Nell’ambito della normativa italiana, il concetto di sviluppo sostenibile è stato introdotto con il decreto legislativo nr. 152 del 3 aprile 2006, laddove si evince (art. 3-quater, Principio dello sviluppo sostenibile) che “Ogni attività umana giuridicamente rilevante (…) deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future. Anche l’attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione. Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare23 un equilibrato rapporto, nell’ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere, affinché nell’ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per migliorare la qualità dell’ambiente anche futuro. La risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali deve essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e l’evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative che possono essere prodotte dalle attività umane”.

Dallo stesso decreto legislativo e, in particolare, dall’art. 34 si evince che “Entro dodici mesi dalla delibera di aggiornamento della strategia nazionale, le regioni si dotano, attraverso adeguati processi informativi e partecipativi, senza oneri aggiuntivi a carico dei bilanci regionali, di una complessiva strategia di sviluppo sostenibile che sia coerente e definisca il contributo alla realizzazione degli obiettivi della strategia nazionale. Le strategie regionali indicano insieme al contributo della regione agli obiettivi nazionali, la strumentazione, le priorità, le azioni che si intendono intraprendere”.

Sulla base di quanto detto, dunque, le Regioni dovranno predisporre un documento strategico che sia coordinato con la Strategia Nazionale di sviluppo sostenibile e con i documenti programmatici regionali. Dovranno, inoltre, definire adeguati strumenti di monitoraggio.

Emerge con forza, dunque, il ruolo fondamentale delle regioni e dei governi locali, chiamati all’attuazione di misure e azioni che hanno impatto sulla sostenibilità economica, sociale e territoriale, veicoli centrali per diffondere i contenuti e aumentare i livelli di consapevolezza sugli SDGs, mediante un ampio coinvolgimento e ascolto delle comunità locali. In particolare, la sostenibilità e la resilienza trasformativa costituiscono alcune possibili chiavi di accesso per la rinascita del territorio anche e soprattutto a seguito dell’emergenza sociale dettata dal Covid-19 attraverso la proposta di iniziative e progettualità a supporto del pubblico.

Quanto al contesto regionale, una delle criticità maggiormente riscontrate, le quali rendono più ostico il pieno recepimento degli obiettivi e degli indicatori dell’Agenda 2030, è l’orizzonte temporale di riferimento, che nel caso della programmazione regionale coincide con la durata della legislatura. Pertanto, apparirebbe più congeniale allo scopo, adottare un documento strategico per lo sviluppo sostenibile con un orizzonte temporale di medio – lungo periodo.

In ambito nazionale, una prima proposta circa il recepimento all’interno degli strumenti di programmazione regionale degli obiettivi e dei target dell’Agenda 2030, è stata avanzata dalla regione Lombardia che, il 10 luglio 2018, ha approvato il programma regionale di sviluppo, corredato da un allegato “Principali indicatori di sviluppo sostenibile Agenda ONU 2030”. Quest’ultimo coniuga la volontà di mantenere la coerenza interna tra programmazione strategica, programmazione finanziaria e valutazione del ciclo delle performance con la volontà da parte della Giunta e del Consiglio di realizzare alcune delle sfide che i 17 obiettivi e i 169 target pongono ai policy maker, il cui scopo è quello di innovare le politiche regionali.

Le sfide che l’Agenda 2030 si prefigge con i suoi 17 SDGs e 169 target, esigono capacità di innovazione nonché orientamento alla sperimentazione di nuove soluzioni gestionali e organizzative, anzitutto, da parte dei Comuni, chiamati a svolgere un ruolo attivo nei processi di formulazione delle politiche e delle strategie di sviluppo locale, oltre che nell’erogazione dei servizi pubblici che a loro competono24.

L’Agenda 2030 fornisce un sistema di indicatori di riferimento che obbliga a dichiarare ex-ante quali obiettivi raggiungere e, quindi, a monitorarne il progresso nel tempo. Esempi di questo genere sono ampi e diversificati, quali, ad esempio, mobilità sostenibile, soluzioni di produzione di energia rinnovabile, illuminazione pubblica a basso consumo, pagamento per i servizi eco sistemici. Per il puntuale raggiungimento degli obiettivi, è necessario adottare azioni che implicano il coinvolgimento degli attori a livello locale. Ciò ovviamente implica che le competenze interne agli enti locali debbano necessariamente integrarsi. A tal proposito, il networking e la costruzione di reti possono essere utili per il trasferimento delle pratiche attuate tra diversi territori.

A titolo meramente esemplificativo, nel giugno 2017, in occasione del G7 Ambiente, i sindaci delle città metropolitane hanno firmato la “Carta di Bologna per l’ambiente”. Trattasi di un documento che vede coinvolte le maggiori città italiane impegnate a dotarsi di una propria ‘Agenda metropolitana per lo sviluppo sostenibile’. In tale agenda gli obiettivi generali vengano declinati in base alle specificità di ogni territorio, coerentemente con gli SDGs.

Ancora, nel luglio 2017, è stata pubblicata un’analisi sugli SDGs, il “Rapporto Lombardia 2017”, primo esempio concreto di analisi degli SDGs a livello regionale. Infatti, esso declina gli obiettivi sul territorio e confronta il posizionamento lombardo con quello dei 21 Paesi europei facenti parte dell’Ocse.

Nel Programma di Governo del 4 settembre 2019, il Presidente del Consiglio ha predisposto le linee programmatiche per costruire la politica generale del Governo, per il prosieguo della XVIII Legislatura; in particolare si evince, in coerenza con l’Agenda 2030: «Il Governo intende realizzare un Green New Deal, che comporti un radicale cambio di paradigma culturale e porti a inserire la protezione dell’ambiente e della biodiversità tra i principi fondamentali del nostro sistema costituzionale; tutti i piani di investimento pubblico dovranno avere al centro la protezione dell’ambiente. Il Governo persegue la tutela degli interessi nazionali, promuovendo un nuovo equilibrio globale basato sulla cooperazione e la pace e rafforzando il sistema della cooperazione allo sviluppo, nel quadro di un ‘multilateralismo efficace’, basato sul pilastro dell’alleanza euro atlantica, con riferimento all’opera delle Nazioni Unite, e sul pilastro dell’integrazione europea. È inoltre necessario rivedere il testo unico per gli enti locali, introducendo un’Agenda urbana per lo sviluppo sostenibile delle città, delle città metropolitane, di Roma capitale, attuando la legge per la valorizzazione dei piccoli comuni». Corte dei Conti, Sezione Regionale del controllo per la Lombardia, Giudizio di parificazione sul rendiconto generale della Regione Lombardia, esercizio 2019.

2.3 Raccordo con il bilancio e la relazione tra gli SDGs e le missioni e programmi regionali

Per orientare efficacemente le politiche regionali per l’attuazione dello sviluppo sostenibile è importante un raccordo tra i documenti di programmazione, gli obiettivi e i target dell’Agenda 2030.

Le regioni ispirano la propria gestione al principio della programmazione. A tal fine adottano ogni anno il bilancio di previsione finanziario, le cui previsioni, riferite ad un orizzonte temporale almeno triennale, sono elaborate sulla base delle linee strategiche e delle politiche contenute nel documento di economia e finanza regionale (DEFR), predisposto secondo le modalità previste dal principio contabile applicato della programmazione. In particolare, nel principio contabile applicato 4/1 si afferma “descrive gli scenari economico finanziari internazionali, nazionali e regionali, le politiche da adottare, gli obiettivi della manovra di bilancio regionale, tenendo conto degli obiettivi di finanza pubblica ed espone il quadro finanziario unitario regionale di tutte le risorse disponibili per il perseguimento degli obiettivi, della programmazione unitaria regionale, esplicitandone gli strumenti attuativi per il periodo di riferimento”.

I documenti di programmazione finanziaria sono suddivisi per Missioni e Programmi, secondo l’articolazione comune a tutte le pubbliche amministrazioni introdotta dal D. Lgs. n. 118/2011 e risponde alla finalità di costruire un conto consolidato della pubblica amministrazione, garantendo il coordinamento a livello internazionale con la classificazione funzionale della spesa pubblica COFOG25 . A tal fine, bisognerebbe realizzare una matrice di raccordo tra la struttura per Missioni e Programmi del bilancio di previsione e quella degli obiettivi dell’Agenda 2030, che restituisca evidenza dell’allocazione degli impegni previsti nel bilancio regionale tra i diversi obiettivi dell’Agenda 2030.

L’articolo 12 del D. Lgs. n. 118/2011 prevede che le amministrazioni pubbliche territoriali adottino comuni schemi di bilancio articolati per missioni e programmi che evidenzino le finalità della spesa, allo scopo di assicurare maggiore trasparenza e confrontabilità delle informazioni riguardanti il processo di allocazione delle risorse pubbliche e la destinazione delle stesse alle politiche pubbliche settoriali.

Il confronto che tale analisi si propone di offrire, è stato condotto, per la parte del bilancio a livello di programma, mentre nel caso dell’Agenda 2030 sono stati considerati i 17 goals. Per i programmi della missione 1 “Servizi istituzionali, generali e di gestione”, è possibile proporre l’associazione con l’ SDG numero 16, ossia quello inerente al funzionamento degli organismi in modo efficace, responsabile ed inclusivo; i programmi della missione 14 “Sviluppo Economico e Competitività” potrebbero fare riferimento all’SDG numero 8, che si prefigge di realizzare condizioni di lavoro dignitoso e crescita economica; ancora, i programmi della Missione 13 “Tutela della Salute” sono associabili principalmente all’SDG numero 3, ossia quello attinente alla salute ed al benessere; infine, si potrebbe rilevare una corrispondenza tra i programmi della missione 14 “Sviluppo Economico e Competitività”, quelli della missione 9 “Sviluppo sostenibile e Tutela del Territorio e dell’Ambiente” e quelli della missione 16 “Agricoltura, Politiche agroalimentari e Pesca” con gli SDGs numero 9, 11 e 12, relativi rispettivamente alle imprese, innovazione e infrastrutture, alle città e comunità sostenibili e ai modelli di consumo e produzioni sostenibili. Inoltre, l’SDG numero 14 (conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile) potrebbe trovare corrispondenza con la missione 16 “Agricoltura, Politiche agroalimentari e Pesca”.

Inoltre, è possibile riscontrare le possibili corrispondenze, rispettivamente, tra i programmi della Missione 9 “Sviluppo Sostenibile e Tutela del Territorio e dell’Ambiente” e quelli della Missione 13 “Tutela della Salute e servizi socio-sanitari” del bilancio regionale e gli SDGs. Tale rappresentazione mette in evidenza il quadro dell’impegno finanziario dell’amministrazione regionale sugli SDGs, facilitando l’utilizzo da parte del decisore pubblico del framework dell’Agenda 2030 nelle scelte di programmazione.

CAPITOLO TERZO

Strategia per lo Sviluppo Sostenibile Regione Puglia

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile delinea un futuro basato sulla sotenibilità. Le Regioni si devono dotare di una complessiva strategia di sviluppo sostenibile, che sia coerente e che contribuisca alla realizzazione degli obiettivi della Strategia Nazionale, quadro di riferimento.

La SNSvS, come documento di indirizzo è stata presentata al Consiglio dei Ministri il 2 ottobre 2017 e stata approvata dal CIPE il 22 dicembre 2017.

L’approvazione della Stratgia per lo Sviluppo Sostenibile si può rappresentare attraverso varie tappe storiche:

  • 2017:

Approvata la Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile

Con Deliberazione del C.I.P.E. n.ro 108 del 22 dicembre 2017 è stata approvata la “Strategia nazionale di Sviluppo Sostenibile” che ri-disegna una visione di futuro e di sviluppo incentrata sulla sostenibilità, quale valore condiviso ed imprescindibile per affrontare le sfide globali del nostro paese. Tale Strategia è strutturata in cinque aree, corrispondenti alle cosiddette “5P” dello sviluppo sostenibile proposte dall’Agenda 2030 delle Nazioni UnitePersone, Pianeta, Prosperità, Pace e Partnership per le quali sono posti importanti obiettivi da raggiungere attraverso specifici “Vettori di Sostenibilità” che ineriscono a tutti i settori che in ogni forma contribuiscono allo Sviluppo Economico, Sociale, Ambientale e Territoriale in ottemperanza agli impegni assunti a livello europeo.

A valle dell’approvazione della citata Strategia Nazionale il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM), al fine di traguardare quanto disposto dall’art.34 del d.lgs. n. 152/2006 e smi, ha avviato una serie di incontri con le Regioni ai fini della definizione delle Strategie Regionali per lo Sviluppo Sostenibile.

  • 2018:

9 luglio: avviso pubblico per il finanziamento delle Strategie Regionali di Sviluppo Sostenibile

Con decreto n. 211 del 9 luglio 2018 il MATTM ha adottato l’avviso pubblico per la presentazione di manifestazioni di interesse per il finanziamento di attività di supporto alla realizzazione degli adempimenti previsti dal citato art. 34 destinato alle Regioni ed alle Province Autonome. Atteso l’interesse dell’amministrazione regionale a partecipare all’avviso in parola, con nota prot. 3341 del 28 settembre 2018 il Presidente della Regione Puglia ha delegato il Direttore del Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche, Ecologia e Paesaggio ing. Barbara Valenzano, quale referente delle attività per la partecipazione all’avviso ed alla redazione della “Strategia Regionale di Sviluppo Sostenibile”.

A valle dell’Avviso Pubblico:

  • Con nota prot. 6472 del 3 ottobre 2018 la Regione Puglia ha presentato al MATTM la “Manifestazione di Interesse” per il finanziamento dell’iniziativa di cui all’avviso in premessa.

  • Con comunicazione del 6 novembre 2018 il Dirigente del MATTMc – Direzione Generale per lo Sviluppo Sostenibile, per il danno ambientale e per i rapporti con l’Unione Europea e gli Organismi Internazionali Divisione I – Interventi per lo sviluppo sostenibile, danno ambientale ed aspetti legali e gestionali, informava la Regione Puglia che il progetto presentato risultava coerente rispetto all’oggetto ed alle finalità dell’Avviso stesso.

  • Con Deliberazione della Giunta Regionale n. 2327 dell’11 dicembre 2018 recante “Art. 34 del decreto legislativo del 12 aprile 2006, n. 152 e smi e Legge n. 241/1990 e smi. Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Accordo di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Presa d’atto della proposta di Accordo ex art. 15 della Legge n. 241/1990 e smi” la G.R. prendeva atto della proposta di accordo, delegando formalmente il Direttore del Dipartimento Mobilità, Qualità Urbana, Opere Pubbliche, Ecologia e Paesaggio alla responsabilità ed alla gestione delle attività di cui in premessa.

  • Con nota prot. 8520 del 14 dicembre 2018 la Regione Puglia ha inviato al MATTM la proposta progettuale adeguata alle richieste avanzate con la comunicazione del 6 novembre 2018

21 dicembre: Sottoscrizione accordo di collaborazione tra MATTM e Regione Puglia

In data 21 dicembre 2018 il MATTM e la Regione Puglia hanno sottoscritto l’accordo di collaborazione ex art. 15 della Legge n. 241/1990 e smi. A seguito della sottoscrizione dell’accordo è stata trasferita la prima tranche del budget di finanziamento da parte del MATTM (Deliberazione della Giunta Regionale n. 583 del 29 marzo 2019, “Art. 34 del decreto legislativo del 12 aprile 2006, n. 152 e smi e Legge n. 241/1990 e smi. Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Accordo di collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare. Variazione al bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2019, al Documento tecnico di accompagnamento e al Bilancio gestionale”).

  • 2019:

9 aprile: avvio attività progettuali

In data 19 aprile 2019 si è dato formale avvio, ai sensi dell’art. 7 del suddetto accordo, delle attività progettuali. Il progetto di SSvS della Regione Puglia è stato costruito sulla base alle categorie di intervento previste nell’avviso pubblicato dal MATTM:

  • Categoria A: Costruzione della governance della Strategia regionale  

  • Categoria B: Coinvolgimento della società civile 

  • Categoria C: Elaborazione del documento di SRSvS 

Le 3 categorie sono state a loro volta declinate in azioni di intervento: 

  • A1. Istituzione di una cabina di regia istituzionale  

  • A2. Definizione Assistenza Tecnica 

  • A3. Comitato Tecnico Scientifico

  • B1. Istituzione di un Forum Regionale per lo Sviluppo Sostenibile 

  • B2. Azioni di divulgazione ed Educazione Ambientale e alla Sostenibilità

  • C1. Aggiornamento del quadro delle conoscenze 

  • C2. Identificazione degli obiettivi di sostenibilità 

  • C3. Definizione delle azioni da monitorare 

  • C4. Definizione degli indicatori di sostenibilità per la SRSvS utili al monitoraggio degli effetti delle azioni individuate 

  • C5. Analisi dei risultati e produzione dei rapporti di monitoraggio

La Cabina di Regia svolge funzioni di coordinamento e di indirizzo al fine di garantire il supporto ai processi decisionali, nonché di raccordo con il Tavolo inter-istituzionale Nazionale, rappresentando il luogo deputato alla collaborazione ed al coordinamento delle diverse articolazioni della Giunta Regionale, del Consiglio Regionale e delle Agenzie Regionali Strategiche. Nel mese di novembre 2019 la governance del processo della SRSvS è stata integrata con il percorso di elaborazione del documento di vision strategica regionale (Piano Strategico Regionale), che rappresenta un importante atto di ricognizione delle politiche e azioni di Governo, nonché la traccia per una prima definizione degli orientamenti di sviluppo sostenibile della Puglia. La governance è coadiuvata da momenti di condivisione e partecipazione della società civile, nelle sue diverse rappresentanze, attraverso il Forum regionale di Sviluppo Sostenibile. Il Forum prevede due formule di attuazione e sviluppo: un processo permanente on line di partecipazione per il confronto e l’implementazione dei contributi di strategia e un percorso di eventi in plenaria in cui approfondire focus tematici connessi agli obiettivi di sviluppo dell’Agenda 2030 attraverso la presenza di esperti e rappresentanti della società civile. Il primo incontro del Forum si è tenuto il 23/01/2020 dal titolo “Agire per il Clima” che ha visto la presenza del Presidente della Regione, le diverse strutture regionali rappresentate da funzionari e dirigenti e da esponenti della società civile composta da associazioni, agenzie, enti di ricerca, studenti e docenti coinvolti in discussioni partecipate su 5 tavoli tematici finalizzati a raccogliere contributi mirati alla definizione di una vision strategica fondata su obiettivi di sviluppo sostenibile per orientare e permeare le politiche, le programmazioni e le pianificazioni regionali in ambito ambientale, sociale ed economico, in questo appuntamento sul tema climatico raccolti in un report di sintesi. Inoltre sono previste azioni di divulgazione più capillari sul territorio regionale sulla base di un programma dettagliato di Educazione alla Sostenibilità in fase di redazione. Per ciò che concerne l’elaborazione del documento di Strategia regionale questo avviene per fasi successive così definite:

  • posizionamento della Puglia rispetto agli obiettivi della SNSvS e ai 17 Goal dell’Agenda 2030

  • definizione del sistema degli obiettivi regionali e delle azioni prioritarie

  • definizione del sistema di indicatori e del piano di monitoraggio e revisione

  • raccordo degli obiettivi strategici regionali, con gli strumenti di attuazione e con il Documento di Economia e Finanza (DEF) regionale.

Ad oggi, grazie all’azione sinergica delle strutture regionali, sono stati prodotti diversi rapporti di posizionamento regionale. L’Ufficio statistico della Regione Puglia ha elaborato un primo focus di posizionamento pubblicato nel mese di novembre 2019 e successivi aggiornamenti (ultimo report giugno 2020): i goal di SvS sono sintetizzati in tabelle che riportano, per ogni indicatore, l’ultimo anno in cui è disponibile il dato, l’informazione sull’appartenenza all’insieme degli indicatori BES, la tassonomia rispetto a quello definito a livello internazionale, la polarità, il dato della Puglia, del Mezzogiorno e dell’Italia sia nell’ultimo anno che della precedente rilevazione.

Di concerto con la Struttura dell’Autorità di Gestione del POR FESR 2014-2020 si sta operando per l’armonizzazione degli obiettivi di policy della nuova programmazione comunitaria 2021-2027 con gli obiettivi della redigenda Strategia regionale di Sviluppo Sostenibile, sulla base delle leve di sviluppo, individuate attraverso il processo partecipativo per la redazione del piano di sviluppo regionale

26 luglio: secondo avviso pubblico per il finanziamento delle Strategie Regionali di Sviluppo Sostenibile

Con decreto n. 333 del 26 luglio 2019 il MATTM ha adottato il secondo avviso pubblico per la presentazione di manifestazioni di interesse per il finanziamento di attività di supporto alla realizzazione degli adempimenti previsti dal citato art. 34 destinato alle Regioni ed alle Province Autonome. L’amministrazione regionale ha inteso continuare l’iter intrapreso partecipando a detto avviso. Il secondo progetto per la definizione della SRSvS è stato validato dal Ministero dell’Ambiente e del Territorio e del Mare e nel mese di maggio 2020 è stato siglato il secondo accordo di collaborazione tra MATTM e Regione Puglia. Il secondo accordo prevede il proseguimento delle attività di progetto per la durata di altri 18 mesi con l’implementazione delle azioni di partecipazione e l’elaborazione di documenti strategici a supporto della SRSvS con un focus sugli obiettivi di adattamento ai cambiamenti climatici e al monitoraggio delle azioni di Governo attraverso la redazione di linee guida per la valutazione ambientale strategica. Le azioni avranno un’attuazione trasversale andando ad orientare scelte più sostenibili nei comparti ambientale, sociale ed economico.

1 UNITED NATIONS, 2015. Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development, A/RES/70/1. New York.

2 UNITED NATIONS Department of Economic and Social Affairs – Population Division, 2019

3UNITED NATIONS Department of Economic and Social Affairs – Population Division, 2017

4 UNITED NATIONS Department of Economic and Social Affairs – Population Division, 2001. Population, Environment and Development: the Concise Report, ST/ESA/SER.A/202. New York.

5 UNITED NATIONS, 1973. Report of the United Nations Conference on the Human Environment, A/CONF.48/14/Rev.1. New York p.3

6 WCED – Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, 1987. Our Common Future, A/42/427. Oslo, p.41

7 UNITED NATIONS Conference on Environment and Development, 1992. Agenda 21. Rio de Janeiro p.1

8 UNITED NATIONS Conference on Environment and Development, 1992. The Rio Declaration on Environment and Development. Rio de Janeiro

9 UNITED NATIONS, 2000. Millennium Declaration, A/RES/55/2. New York

10 CARBONE, G., 2016. Sustainable Development Goals: i nuovi obiettivi contro la povertà. Atlante Geopolitico Treccani [online]

11 UNITED NATIONS, 2012. The future we want, A/RES/66/288. Rio de Janeiro

12 Traduzione in italiano dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (OSS del Settembre 2015)

13 CAVALLI, L., Fondazione Eni Enrico Mattei, 2018. Agenda 2030 da globale a locale. Milano

14UNITED NATIONS Development Group, 2014. Localizing the Post-2015 Development Agenda: Dialogues on Implementation. New York, p.6

15UNITED NATIONS Sustainable Development Solution Network, 2016. Getting Started with the SDGs in Cities. New York

16 OOSTERHOF, P. D., Asian Development Bank, 2018. Localizing the Sustainable Development Goals to Accelerate Implementation of the 2030 Agenda for Sustainable Development. Manila

17 STEPHENSON, P., 2013. Twenty years of multi-level governance: ’Where Does It Come From? What Is It? Where Is It Going?’. Journal of European Public Policy. 20 (6). pp.817-837.

18 SNSvS

19 Il PNR illustra annualmente la portata degli interventi strategici messi in atto dalle amministrazioni nazionali e regionali, la loro coerenza con gli orientamenti dell’Unione europea e il loro impatto atteso; inoltre il PNR presenta una agenda di interventi, previsti per i mesi successivi, con cui si definisce il percorso attraverso il quale l’Italia intende conseguire gli obiettivi definiti a livello europeo, garantendo la stabilità delle finanze pubbliche

20 Il DEF nel coordinamento della programmazione finanziaria col Semestre europeo, svolgendo la doppia funzione di documento avente valenza nazionale ed europea

21 UN Development Program, World Bank Group, 2016. Transitioning from the MDGs to SDGs. New York, Washington DC

22 Daly Herman E. (2001), Oltre la crescita. L’economia dello sviluppo sostenibile, Einaudi

23 Falzarano, A. (2020). Agenda 2030 tra Sviluppo Sostenibile e cultura della sostenibilità: una lettura sociologica: Agenda 2030 between Sustainable Development and the Culture of Sustainability: A Sociological Reading. Culture e Studi del Sociale, 5(1), 143-152

24 Pignalberi, C. (2021). Promuovere esperienze di apprendimento sul territorio: la sostenibilità e la resilienza come motore di “rinascita” ai tempi del Covid-19. FORMAZIONE & INSEGNAMENTO. Rivista internazionale di Scienze dell’educazione e della formazione, 19(1), 281-295

25 La classificazione della spesa pubblica per funzione utilizzata nei conti nazionali fa riferimento alla Cofog (acronimo di Classification Of Function Of Government), classificazione internazionale adottata come standard dal Sec95. La Cofog è articolata in 3 livelli di analisi: il primo livello è costituito da dieci divisioni, ciascuna delle quali è suddivisa in gruppi, a loro volta ripartiti in classi. Le spese per interventi e servizi di tipo collettivo sono oggetto delle prime sei divisioni; quelle di tipo individuale vengono incluse nelle rimanenti divisioni. ISTAT, 2009