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LA SMART CITY COME MODELLO DI CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILE.

Avv.ti Angelo De Vita e Valerio De Vita

Dal dopoguerra ad oggi lo sforzo dell’Italia è stato mirato alla ricostruzione delle città distrutte, raggiungendo risultati eccellenti soprattutto dal punto di vista strutturale, ma a volte sacrificando un aspetto importante, costituito dalla dimensione sociale quale elemento integrante lo sviluppo stesso delle città. Con ciò si intende l’intimo collegamento tra le infrastrutture materiali della città con le risorse umane e intellettuali degli abitanti, sì da realizzare il modello di città denominato “smart city”.

Il termine indica la cd. “città intelligente”, intesa come modello che supera la naturale distinzione tra    risorse materiali e risorse umane, realizzando una comunità in cui lo sviluppo materiale si coniuga in maniera “intelligente” con la partecipazione sociale.

In tal modo viene a realizzarsi uno sviluppo sistematico delle due componenti che, coadiuvate dalla tecnologia digitale dell’informazione e della comunicazione, si integrano in una sinergia perfetta la quale, oltre ad a produrre concreti vantaggi in ogni settore dell’attività umana, assicura un livello di efficienza ottimale che, tra gli altri obiettivi, non produce costi quali la produzione di “scarti”, soprattutto quelli che comportano una degradazione dell’ambiente.

Senza soffermarsi sulle caratteristiche della “smart city“, già compiutamente individuate a livello teorico dagli esperti, vale la pena considerare che l’obiettivo così delineato non è esente da difficoltà nella fase attuativa.

In primo luogo va considerato che, nel contesto italiano, sulla base di altre esperienze, è molto concreto il rischio di aggravare il processo di sviluppo, ritardando il raggiungimento dell’obiettivo. Il riferimento è alla burocrazia, che tende a risolvere tutto aggiungendo ulteriori regole a quelle esistenti, le quali vengono percepite come un limite, un ostacolo, piuttosto che come strumento per il raggiungimento di un obiettivo virtuoso.

Invero, il processo di realizzazione della smart city deve necessariamente passare attraverso la partecipazione, parimenti intelligente, della componente sociale, là dove i cittadini siano non semplici esecutori ma partecipi consapevoli della mission.

Da qui discende l’esigenza di sensibilizzare la politica nelle scelte programmatiche di carattere generale ma, soprattutto, di coinvolgere in maniera concreta i cittadini nelle Istituzioni. Ciò è realizzabile innanzitutto smantellando il ruolo autoritativo che queste hanno assunto nel tempo, riportandole al ruolo di facilitatori “al servizio dei cittadini”, e soprattutto assegnando a questi il ruolo di protagonisti, artefici del cambiamento, con l’attribuzione    di ruoli e compiti gestionali, che siano realizzazione immediata delle esigenze avvertite.

Il pensiero corre soprattutto alla platea di “anziani” che, emarginati dall’attività produttiva, vivono spesso in maniera quasi patologica tale situazione, mentre potrebbero continuare a dare il meglio di sé, qualora investiti di un compito istituzionale.

Tale “investitura”, insieme con una necessaria semplificazione delle procedure, realizzerebbe una evoluzione essenziale, prodromica al raggiungimento dell’obiettivo generale.

Così i cittadini potrebbero occuparsi a livello sia consultivo che propositivo, insieme con le Istituzioni politiche, del decoro architettonico degli edifici, della viabilità, del verde pubblico ecc.

Un altro rischio connesso al cambiamento è rappresentato, come in tutte le situazioni evolutive, dalla cesura col patrimonio socio culturale .

Anche in questo caso i cittadini dovrebbero farsi custodi dei valori    culturali acquisiti, armonizzandoli con le nuove istanze di sviluppo, atteso che la sostenibilità è requisito imprescindibile non solo degli interventi sull’ambiente ma anche, e soprattuto, sul patrimonio culturale. Di tal che ogni innovazione deve essere compatibile con la “storia” del contesto sociale in evoluzione, atteso che questa offre una linea guida che conferisce stabilità e certezza    in ogni cambiamento.

Sempre i cittadini dovrebbero occuparsi di orientare le scelte innovative in continuità con le tradizioni socio culturali e, nel contempo, assicurarne la sostenibilità per le future generazioni.

Così, evitando che le difficoltà indicate possano concretizzarsi in forme ostative, la completa realizzazione della smart city rappresenta un modello di sviluppo senz’altro da perseguire, in quanto in grado di assicurare, sotto ogni profilo, un’alta qualità della vita, per il presente e per le future generazioni.

La città del futuro, quindi, sarà caratterizzata da una economia intelligente, una mobilità intelligente, delle persone intelligenti, una governance intelligente, frutto di una contaminazione di saperi e competenze ingegneristiche, sociologiche, economiche e di pianificazione territoriale.

Particolare attenzione sarà riservata alla salvaguardia dell’ambiente, quale contesto che degnamente dovrà rispecchiare la sostenibilità dello sviluppo necessario, e che dovrà pertanto rappresentare il motivo dominante, da non perdere mai di vista, anche a costo di sacrificare o, quanto meno, condizionare le scelte funzionali al raggiungimento degli obiettivi.

Dovrà essere assicurata, ad esempio, una pianificazione urbanistica che preveda la piena integrazione delle periferie nel contesto urbano, valorizzando le potenzialità, che queste offrono, in termini di insediamenti economici, commerciali e socioculturali, che consentano un decentramento logistico delle attività economiche ma anche istituzionali, sempre entro una prospettiva di ecosostenibilità dello sviluppo urbano.

Non sarebbe fuori luogo anche una “caratterizzazione” della intera città, intesa come valorizzazione delle vocazioni ad esercitare un ruolo peculiare all’interno di “clusters” di città intelligenti, appositamente individuati, in cui ciascuna contribuisca ad uno sviluppo di dimensione globale.

Di fondamentale importanza, poi, il problema dell’inquinamento dell’atmosfera, del suolo, delle risorse idriche ecc., a cui dovrà essere dedicata una attenzione particolare, dotando le Istituzioni di una sorta di “task force” che eserciti un controllo costante sul territorio, ma soprattutto sugli insediamenti industriali    e più in generale su ogni fonte di inquinamento.

Da non trascurare, poi, in tale prospettiva, l’inquinamento prodotto dai singoli cittadini. E’ sotto gli occhi di tutti il degrado costituito dall’abbandono di rifiuti sui cigli delle strade, purtroppo nell’indifferenza dei Comuni interessati. Tali rifiuti giacciono lì anche per anni, accumulandosi sempre di più. Orbene, la “città intelligente” non può indugiare senza trovare una soluzione    a tale problema. E’ pur vero che il fenomeno è frutto della diseducazione dei cittadini, per cui sarebbe necessaria una seria attività di sensibilizzazione degli stessi nonchè di formazione impartita già dai primi anni di vita consapevole, da parte delle Scuole e delle famiglie, ma intanto è necessario escogitare degli urgenti rimedi risolutivi. Così, piuttosto che piazzare delle telecamere per “beccare” i trasgressori, che con tutta evidenza si sono rivelate inefficaci, si pensi, ad esempio, ad un rimedio semplicissimo: una raccolta punti che consenta ai cittadini che conferiscono correttamente i loro rifiuti ad appositi punti di raccolta, di ottenere dei premi ovvero degli sconti sul pagamento delle imposte di smaltimento dei rifiuti stessi. Nello stesso tempo è utile la promozione di attività di volontariato in tal senso.

Ancora, un cenno particolare va al risparmio energetico. Premesso che la città intelligente dovrà orientarsi verso le fonti di energia rinnovabili, occorre una pianificazione dei consumi che eviti gli sprechi, soprattutto alla luce delle ultime vicende internazionali.

Il tenore di vita raggiunto in questi anni rende    difficile abituarci a qualche rinuncia, ma è necessario farlo. Tra l’altro, in alcuni casi    basterebbe semplicemente una razionalizzazione dei consumi ad assicurare la sufficienza delle fonti, come nel caso di una idonea manutenzione delle fonti idriche che eviti gli ingenti sprechi, nonchè una semplice attenzione del cittadino ad evitare gli sprechi casalinghi, anch’essi notevoli.

Ancora, merita una attenzione particolare una razionale organizzazione della viabilità urbana e del traffico pubblico, al fine di assicurare una maggiore agilità negli spostamenti, un facile reperimento dei parcheggi e, di conseguenza,    una riduzione dell’inquinamento atmosferico ed acustico.

Un ruolo prioritario, poi, è ricoperto dalla gestione efficace del Servizio Sanitario Nazionale che, pur essendo tra i migliori del mondo, risente di una gestione disorganica ed a volte improvvisata. A fronte di una “mala sanità” conclamata in molti casi, di cui spesso ci parlano le cronache,    è opportuno che il servizio offerto sia maggiormente orientato verso il cittadino, al fine di assicurargli la massima assistenza possibile. Così, ad esempio, dovrebbe essere lo stesso Servizio ad occuparsi delle incombenze burocratiche del paziente, affrancandolo dalle stesse. Ancora, dovrebbe essere maggiormente curata l’efficienza dei servizi, ponendo come assolutamente prioritario il soddisfacimento immediato del paziente, atteso che è inconcepibile una smart city in cui bisogna attendere 10 mesi per una TAC, ovvero si trascorra 10 ore al pronto soccorso anche per secondarie emergenze.

Insomma, la città intelligente, ancor prima dell’efficienza economica, dovrà assicurare il pieno diritto alla salute, in un’ottica di profondo cambiamento, che assicuri la rimozione di quegli ostacoli che fino ad ora ne hanno impedito la piena attuazione.

Infine, un ruolo essenziale per la realizzazione del modello di città ipotizzato, sarà ricoperto da una intelligente gestione dell’ordine pubblico. Con ciò è da intendersi non soltanto la sorveglianza sui princìpi funzionali all’esistenza dell’Ordinamento, ma anche l’attribuzione alle forze dell’ordine di compiti e poteri idonei a garantire in maniera effettiva la sicurezza pubblica. Purtroppo le cronache di tutti i giorni ci restituiscono episodi di brutale violenza che ormai rendono difficile la vita nei centri urbani sia grandi che piccoli. Ci si domanda come è possibile che non si possa fare una passeggiata neanche nel centro della città e neanche di giorno. Ma la cosa che più sconcerta è che nella maggior parte di questi casi si tratta di situazioni preannunciate, di cui le forze dell’ordine avevano già conoscenza. Con tutta evidenza , un Ordinamento garantista deve imporre l’osservanza di determinate procedure ed assicurare il rispetto dei diritti di tutti, ma vista la forte incidenza dei casi di violenza, anche a livello familiare, probabilmente andrebbero rivisitati alcuni princìpi di diritto, nell’ottica di una migliore salvaguardia dei cittadini    indifesi. La smart city non può prescindere dalla realizzazione di un contesto sociale in cui non prevalgano i prepotenti, ma venga assicurata la protezione dei cittadini inermi che da soli non possono fronteggiare certe situazioni e chiedono aiuto alle forze dell’ordine. Pertanto un intervento decisivo di queste non può essere subordinato all’accadimento di fatti gravissimi, ma perchè sia efficace, nella maggior parte dei casi, deve essere preventivo.

Così, nella smart city potremo godere di un’aria pulita, di un decoro urbano, di un traffico agevole, di una rete di servizi efficienti ma, soprattutto, deve esserci garantito un bene essenziale e prioritario su tutti gli altri: la sicurezza.

Per concludere, è il caso di evidenziare che questo piccolo contributo, ben lungi dall’essere esaustivo in ordine alla complessa problematica relativa alla realizzazione della “smart city”, esprime solo alcuni    spunti di riflessione, quali    punti di vista del semplice cittadino, nella prospettiva, già auspicata, che sia questi il protagonista del cambiamento ipotizzato.