Karl Polanyi e l’assolutizzazione del mercato
Sergio Benedetto Sabetta
Nella sintesi tra il termine “economico formale e quello sostantivo” vi è per Polanyi l’ambiguità di fondo della scienza economica, il significato “formale” di “economico” è quello più popolare di “trarre il massimo dai mezzi a disposizione” ossia di economizzare, il significato “sostantivo” si riferisce alla necessità per l’umanità di creare un processo utile a fornire i mezzi necessari ai bisogni materiali.
Il confluire di questi due termini in un unico concetto, legando la soddisfazione dei bisogni alla necessità di economizzare per la scarsità dei mezzi, facendoli confluire in un sistema di mercato, crea il “sofisma economicistico”, quale unico possibile processo economico.
Menger nel definire l’oggetto della scienza economica quale studio sull’allocazione di mezzi scarsi al fine di provvedere alle esigenze umane, nel definire i concetti di scarsità e massimizzazione, fondò gli elementi base per l’economia neoclassica.
Tuttavia lo stesso Menger nel confrontarsi con le scienze umanistiche quali quelle storiche, sociologiche ed antropologiche, viene successivamente a definire l’economia come costituita da due tendenze, l’una “economizzante”, in cui vi è il prevalere dell’insufficienza dei mezzi, l’altra “tecnoeconomica”, concentrata sulle esigenze materiali della produzione indipendentemente dall’abbondanza o insufficienza dei mezzi.
Questa successiva evoluzione del pensiero di Menger viene a perdersi per il prevalere dell’iniziale concetto “economizzante”, a seguito del suo successo nella teoria dei prezzi, così che il successo cristallizza il pensiero impedendo di veder ed apprezzare la successiva evoluzione.
Il successo della forma mercato nata all’inizio del XIX secolo viene a coinvolgere l’immagine dell’intera società, trasformando l’umanità in un esclusivo “essere economico”, in cui l’unica motivazione nella produzione è materiale, ossia la paura della fame per il lavoratore e il profitto per il datore di lavoro, a loro volta intrecciati nella sola eventuale volontà di una scalata sociale economica, vengono così escluse tutte le ulteriori o altre motivazioni nel sostenete la produzione.
Allargando il concetto del determinismo economico si vengono a leggere tutti gli elementi sociali, dalle istituzioni pubbliche a quelle private, come il matrimonio, in termini di economia di mercato, fino all’autoreferenza.
La teoria della “mano invisibile”, ideata da Quesnay ed adottata da Smith, nel suo misticismo iniziale acquista una sua autonoma religiosità, seppure calata in un mondo e con aspetti puramente materiali quale quello del mercato.
Rimane comunque l’unitarietà dell’essere umano, in cui il mercato ne costituisce solo una parte, ma successivamente con l’espandersi della rivoluzione tecnologica industriale avviene nel corso del XIX secolo l’assolutizzazione del mercato e l’introduzione dell’ulteriore elemento religioso “dell’uomo economico” alla ricerca del “plus valore” (Marx) originato dal surplus degli economisti classici.
Si originano i conflitti totali del ‘900 in cui ideologia ed economia vengono a confluire, la potenza tecnologica emerge in termini schiaccianti appiattendo la visione umana in una unidimensionalità, nonostante le resistenze ed i distinguo.
L’espandersi di una visione neoclassica del mercato sembra potere eliminare possibili futuri conflitti armati, asso bandoli al proprio interno e sublimandoli nella “concorrenza”, dove non vi è l’eliminazione fisica “diretta” propria della guerra, anche se possono esservi altri caduti nel riemergere degli istinti umani, una promessa che si scontra anche con le problematiche ecologiche e naturali dell’attuale vivere umano.
BIBLIOGRAFIA
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A. Caillé, J.- L. Laville, J. Maucourant, K. Polanyi, Il sofismo economicista. Intorno a Karl Polanyi, Jaca Book 2011;
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C. Menger, Principi di economia politica, UTET 1976;
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K. Polanyi, La sussistenza dell’uomo. Il ruolo dell’economia nelle società antiche, Einaudi 1983.