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Italia libera dagli Ogm: vantaggi per le multinazionali e danni per l’agroalimentare.

Mais OGM

Mais OGM

I progressi scientifici nel campo della biologia molecolare hanno certamente un grande potenziale per comprendere meglio i meccanismi biologici e fornire nuovi farmaci, ma non può essere utilizzata come scusa per trasformare l’ambiente in un gigantesco laboratorio a cielo aperto per fini commerciali.

La biodiversità e la salvaguardia della produzione mondiale di alimenti sono troppo importanti per la nostra sopravvivenza. Non possiamo permetterci di metterle a rischio.

Italia libera dagli Ogm“. E’ questo l’appello che ambientalisti, organizzazioni e associazioni agricole hanno rivolto a Letta. I militanti della task force “Liberi da Ogm” hanno manifestato davanti a Palazzo Montecitorio a Roma chiedendo che il governo vari un definitivo divieto alla coltivazione di organismi geneticamente modificati in Italia.

Al centro della protesta c’è il “caso Friuli” dove Giorgio Fidenato, agricoltore e leader del Movimento Libertario, ha seminato colture di mais Ogm scatenando non poche polemiche. “Questo governo ha permesso la semina di mais Ogm in Friuli, con la possibilità di repliche in altre regioni, dando inizio a una contaminazione difficilmente arrestabile – ha detto Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.

“Abbiamo il Made in Italy – dichiara Rosario Trefiletti, presidente di Federconsumatori, abbiamo prodotti che ci invidiano in tutto il mondo. Non abbiamo bisogno di ogm. Diciamo no agli organismi geneticamente modificati e no anche alle sperimentazioni, che possono inquinare il Made in Italy”.

Slowfood Italia: “Un vantaggio solo per le multinazionali”. “Gli Ogm convengono a poche multinazionali – dice Roberto Burdese, presidente di Slowfood Italia – che detengono la quasi totalità dei brevetti e che commercializzano i semi geneticamente modificati e i prodotti; si tratta di un business enorme. Non convengono invece ai consumatori e ai contadini, che hanno da perdere in termini di qualità di vita, ambiente e salute, ma che se li vedono imporre. Siamo qui per fermare le semine iniziate proprio da un vuoto legislativo”.

Otto italiani su dieci sono contrari e cresce l’opposizione degli italiani agli Ogm in agricoltura. Secondo un’indagine condotta da Ipr marketing, Quasi otto italiani su dieci (76%) sono contrari all’utilizzo di organismi geneticamente modificati, aumentati del 14% rispetto allo scorso anno.

Per Coldiretti, diminuiscono del 14% anche coloro che non hanno un’opinione o non rispondono. Bastano questi dati, sottolinea la Coldiretti, per spiegare le ragioni della richiesta al governo di esercitare la clausola di salvaguardia che vieterebbe la messa a coltura di piante biotech formulata dalla task force a cui partecipa la Coldiretti. Un provvedimento adottato già da 8 Paesi europei (Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia, Austria), ricorda la Coldiretti, che in Italia è già stato sollecitato da tutti i gruppi parlamentari al Senato con una mozione votata all’unanimità.

A rischio oltre cinquemila prodotti tipici – Secondo la Cia (Confederazione italiana agricoltori) inoltre gli Ogm porterebbero ad una omologazione colturale che mette a rischio oltre cinquemila prodotti tipici, per un valore pari a 5 miliardi di euro l’anno. Tipico, spiega la Cia, vuol dire sano e di qualità e questo vale soprattutto per l’Italia che custodisce un patrimonio di prodotti unici e soprattutto inscindibili dal territorio. Ecco perché, conclude la Cia, è indispensabile che il governo decida subito di esercitare la clausola di salvaguardia per vietare la messa a coltura di piante biotech. D’altra parte in Italia sono otto su dieci consumatori a non volere gli Ogm nel piatto; in particolare, il 55% li ritiene dannosi per la salute, mentre il 76% crede semplicemente che siano meno salutari di quelli ‘normali’.

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