di Giuseppe Falliti. Il grave incidente occorso in questi giorni alla RAM di Milazzo pone l’accento su problemi irrisolti e, chiaramente, a testimonianza del fatto che non vogliono essere risolti. Durante gli anni della mia direzione della Sezione del WWF di Milazzo e in qualità di Referente regionale dei problemi legati alle industrie a rischio, ho avuto modo di affrontare, con i dovuti approfondimenti, tutte le questioni riguardanti sia cause ed effetti degli inquinamenti sia i problemi inerenti i rischi stessi della presenza di industrie a rischio nel Comprensorio del Mela. E’ proprio questo il momento delle polemiche senza alcuno sconto. A distanza di 21 anni dal più grave incidente della storia industriale italiana, l’incubo Raffineria si ripresenta in tutta la sua violenza e, soprattutto, con tutte le omissioni possibili ed immaginabili. I Cittadini non sono stati né avvisati né allertati e, a fronte di false dichiarazioni circa la non necessità di evacuazione, risulta che le Forze dell’Ordine abbiano bussato casa per casa nelle zone circostanti la RAM, chiedendo alla gente di uscire ed allontanarsi senza alcuna indicazione utile su cosa fare e dove andare. Lascio immaginare il dramma di chi è stato costretto ad abbandonare le proprie abitazioni senza meta e senza supporto alcuno. Altri Cittadini sono stati lasciati nel panico più assoluto arrivando al punto di intraprendere un esodo biblico verso luoghi imprecisati ritenuti autonomamente sicuri e questo dopo un ridicolo tam-tam telefonico tra parenti ed amici. Gli Organi deputati ad informare la popolazione e, conseguentemente, ad organizzare la critica situazione, hanno ritenuto opportuno limitare il proprio intervento ai comunicati stampa tramite web, relegando l’obbligo dell’applicazione delle Direttive Seveso ai meandri della burocrazia fittizia ed ai cassetti di chissà quali Uffici. I Cittadini, triste e mera verità, sono stati e sono considerati al pari di “carne da macello”, abbandonati allo spirito d’iniziativa ed ai destini del fato. Queste le evidenze (perché finalmente un Procuratore serio ed onesto ne faccia uso): a) mancata applicazione di quanto previsto circa i “Piani di Emergenza” (progettazione, applicazione ed informazione) esterni alle industrie a rischio, competenti Prefettura e Sindaci; b) disastro ambientale che ha ed avrà le conseguenze non solo sul Comprensorio del Mela ma in un’area di almeno duecento chilometri in funzione delle condizioni atmosferiche e in relazione alla volatilità dei composti che stanno andando in fumo; c) danni immediati alla Salute per le popolazioni che nelle prossime ore e nei prossimi giorni respireranno in maniera acuta e cronica i fumi dell’incendio e (danno occulto!) mangeranno cibi contaminati, danni ad Agricoltura (mangeremo prodotti locali intrisi di veleni chissà per quanto tempo!), danni al Turismo causa immagini in pasto (giustamente) al mondo intero, danni al Commercio per le conseguenze dei dubbi circa la commestibilità dei prodotti che arriveranno dai mercati locali, danni a beni pubblici e privati che saranno lordati da emulsioni e ceneri oleose.
Queste le soluzioni (non abbiamo altre idee percorribili dopo 40 anni di denunce):
a) rimozione immediata degli Organi competenti responsabili delle penali omissioni;
b) chiusura immediata delle industrie a rischio, RICONVERSIONE e BONIFICA dell’area industriale (non siamo disposti a barattare le nostre vite per pochi posti di lavoro che, comunque, andrebbero ugualmente mantenuti se non addirittura aumentati con un serio progetto di riqualificazione del Comprensorio;
c) controlli immediati su tutte le attività agricole con risarcimento da parte della RAM ai Cittadini per tutti i danni materiali, morali ed esistenziali che hanno irrimediabilmente compromesso e comprometteranno la qualità della vita in tutta l’area coinvolta (oltre il Comprensorio del Mela);
d) inibizione della RAM a foraggiare qualsiasi iniziativa sociale tendente a silenziare le coscienze con complicità di pubblici amministratori.
*Dr. Giuseppe Falliti – Referente provinciale Associazione Italiana Medici per l’Ambiente