Codice
5 minuti

 

 

IL BIVIO DELLA CRESCITA.

Sergio Benedetto Sabetta

Nel corso della lunga storia evolutiva del pianeta vi sono state cinque estinzioni di massa che hanno portato alla perdita di oltre il 90% delle specie viventi in tempi ristretti, si deve considerare che in generale il 99,9% delle specie che hanno abitato la terra si sono estinte, di queste solo il 9,9% con un processo lento.

Attualmente stiamo assistendo alla sesta estinzione di massa, definita Antropocene o Era dell’uomo, con il declino accelerato della biodiversità, e conseguenze notevoli nonché immediate per la salute e il nostro benessere in generale.

Mentre nella normalità scompaiono da uno a dieci specie all’anno nell’ultimo secolo, con la rivoluzione industriale, il tasso di estinzione è stato di mille volte superiore.

A fronte del 75% della superficie terrestre libera dai ghiacci già alterata dalla specie umana, vi è un 85% delle zone umide andate perdute, oltre all’inquinamento della maggior parte degli oceani (M. Antonelli, La drammatica perdita di biodiversità e la sesta estinzione di massa, in Magazine Panda, pag. 8 n.4-12/2021).

Viene meno la capacità di modificare il paesaggio integrandosi in esso, puntando alla sua completa alterazione, privi di una estetica che non sia quella puramente tecnologica, proiezione di un senso di bulimica potenza e sensazionalismo, frutto anche di un senso alterato dell’utile.

Nel parlare del green in occasione del rinnovamento dell’economia, vi è un concentrarsi solo su alcuni aspetti si rivelano nascondere interessi prevalentemente o esclusivamente economici, con un semplice trasferimento degli inquinanti in altri settori meno evidenti.

Inoltre concentrare l’attenzione sugli aspetti più evidenti ha l’effetto di favorire la mimetizzazione di altri aspetti, su cui gravitano grossi interessi che porterebbero a modificare stili di vita ormai economicamente e socialmente consolidati, favoriti dall’attuale modello di globalizzazione.

Mentre si vuole modificare l’uso di determinati strumenti, senza considerare il quadro d’insieme, con conseguenze e contraccolpi inaspettati, si preme per lanciare nuove attività estremamente inquinanti quali ad esempio il futuro uso privato dello Spazio mediante razzi dall’enorme consumo di idrocarburi.

Come tutte le attività umane anche lo Spazio presenta, sotto l’aspetto umano, dei rapporti di potere proprio per la sua dimensione tale da non permettere di non considerarla strategicamente.

L’uso privato dello Spazio è visto come estensione di Washington e contrastato con la creazione di una fascia di detriti orbitanti cosmici, tale da costituire una futura barriera difficile da superare.

Emerge l’ambiguità della specie umana tesa sia al dominio che alla collaborazione dove i concetti umanitari ed ecumenici diventano anche strumenti di lotta, come la teorizzata e necessaria conversione al green.

Quanto più sviluppata e sofisticata la dipendenza di una Nazione dalle altre tecnologie, tanto più ampia la superficie che questa espone agli attacchi del nemico” (21-Editoriale, in Limes “Lo spazio serve a farci la guerra”, 12/2021).

Bertrand Russell osservava che la scienza pone tre questioni: “la prima è la natura nell’ambito della conoscenza scientifica, la seconda è l’aumentato potere di manipolazione derivante dalla tecnica scientifica e la terza è costituita dai cambiamenti nella vita sociale e nelle istituzioni tradizionali che risulteranno dalle nuove forme di organizzazione, richieste dalla tecnica scientifica” (6, B. Russell, La visione scientifica del mondo, Laterza Ed. 2019).

Vi è quindi la necessità di definire quella che Russell chiama “un aumento di saggezza”, ossia “una giusta concezione degli scopi della vita”, circostanza che sembra attualmente mancare travolti da false ideologie libertarie, concentrare esclusivamente sul fare e sulle meraviglie tecnologiche nell’assorbirci in una continua rincorsa non permettono il tempo della riflessione, di per sé pericolosa agli intendimenti altrui.

La stessa casualità degli eventi appare dubbia nella gestione e nelle sue conseguenze, ogni disgrazia una possibile occasione nel crescere di una diffidenza e del malessere psicologico.