Decorre pertanto da oggi il termine di 60 giorni previsto dall’art. 3, commi 1 e 2 del d.lgs. 156/2012, entro cui gli enti locali interessati al mantenimento degli Uffici del Giudice di Pace soppressi dal predetto d.lgs., sono tenuti ad inviare al Ministero la relativa richiesta. Le istanze inoltrate precedentemente alla suddetta pubblicazione saranno considerate irricevibili in quanto irritualmente formulate prima del termine di decorrenza: dovranno pertanto essere nuovamente trasmesse in conformità alle istruzioni pubblicate sul Bollettino Ufficiale.
Critico il commento dell’OUA. Secondo il Presidente Nicola Marino, infatti, “Questo provvedimento è sbagliato non solo perchè azzera la giustizia di prossimità, ma anche per ragioni di opportunità: infatti in diverse sedi giudiziali sono state sollevate questioni di legittimità costituzionale, mentre in altre sono ci sono già stati dei rinvii alla Consulta (Pinerolo, Alba, Montepulciano). Non ha senso, quindi, avviare un processo di questo tipo: è una fuga in avanti pericolosa e costosa basata su una normativa dai chiari profili di incostituzionalità. La sentenza potrebbe, infatti, giungere in un momento in cui le opzioni di mantenimento giá esercitate, e soprattutto quelle non esercitate, avrebbero giá creato una situazione difficilmente reversibile”. Ovviamente i Comuni interessati ad esercitare l’opzione di mantenimento non sono solo quelli sede dei Giudici di Pace, ma anche tutti gli altri ricadenti nella giurisdizione dello stesso. “Si prosegue così a tappe forzate nel solco di quanto fatto già con la revisione della pianta organica dei giudici: un’altra decisione evidentemente inadeguata come dimostrano le proteste in zone ad alta densità di lotta alla criminalità come la Sicilia, dove sono stati tagliati 81 magistrati (con le dure critiche dell’Anm e del presidente della Regione Crocetta)“. L’Organismo Unitario dell’Avvocatura, il quale sottolinea come il procedimento di revisione dei Giudici di Pace interessa in Italia ben 675 Uffici e coinvolge altrettante amministrazioni comunali, suggerisce conseguentemente la sospensione del provvedimento, in attesa della decisione della Corte Costituzionale.