di Fulvio Conti Guglia. La Cassazione ha confermato le condanne per i vertici della polizia già condannati per i pestaggi alla scuola Diaz durante il G8 di Genova nel luglio 2001. La decisione arriva dalla Cassazione giovedì scorso dopo nove ore di camera di consiglio. Con la condanna definitiva, per i vertici di polizia coinvolti nei pestaggi è scattata l’immediata interdizione dai pubblici uffici per cinque anni.
La Corte ha dichiarato prescritti invece i reati di lesioni gravi contestati a nove agenti appartenenti al settimo nucleo speciale della Mobile. Il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri ieri ha detto che «è giusto che i responsabili subiscano le conseguenze». Il 13 luglio prossimo i fatti di Genova torneranno nuovamente in Cassazione. La Corte suprema dovrà decidere se confermare o meno le condanne per dieci militanti accusati di saccheggio e devastazione. «Rispetto massimo per il ruolo della Corte di Cassazione, un rispetto che avrei comunque espresso quale che fosse stata la decisione. La decisione della Corte di Cassazione è quella che formalmente esprime i principi sui quali si basa la nostra Costituzione e che significa equilibrio dei poteri e sottomissione di tutti ai controlli di legalità.
Oggi a 11 anni dai fatti di sangue, di “macelleria messicana”, di violenze, di torture, di violazione dei diritti e della Costituzione arrivano le prime scuse da parte del capo della Polizia Antonio Manganelli per la sanguinosa irruzione.
Ma le sole scuse non bastano, perché nessuno può rimuovere quella notte di sangue, nessuno può cancellare quella triste e meschina pagina della storia d’Italia. Chi ha visto quei ragazzi pestati a sangue, uscire ad uno ad uno con le teste e i denti rotti, con i corpi tumefatti, con le faccie di chi inaspettatamente subisce sevizie e torture da chi doveva proteggerli; chi ha visto quei ragazzi trattati in modo disumano peggio o alla stregua di quei paesi definiti incivili e barbari; chi ricorda il fango gettato su quelle persone e le prove false messe in scena degne da teatro da due soldi, non può accettare delle semplici scuse, mentre i colpevoli la fanno franca per la solita prescrizione del reato, che in Italia è diventata regola e non eccezione. Quelle violenze negate e nascoste, in realtà hanno offuscato lo Stato, la democrazia, la civiltà: tutto questo avrebbe meritato, per chi si è macchiato e soprattutto ha macchiato lo Stato italiano di tale onta, pene ben più severe di quelle in concreto addebitate. Sarebbe stato persino più equo andare a colpire i politici che hanno anche tacitamente approvato, protetto e difeso gli atti vili di quella notte. Del resto di cosa ci meravigliamo? Viviamo in uno stato dove i misteri, le stragi, i depistaggi, il terrorismo e persino la mafia è parte integrante di trattative con i numerosi servizi segreti deviati e non o individuati ufficialmente come tali.
Ancora una volta l’istituto della prescrizione mostra i suoi effetti distorsivi, rendendo palese l’esigenza di un intervento del legislatore – libero da condizionamenti ad personam – diretto a tutelare le parti offese e lo Stato nel suo complesso più che gli imputati.
I no global e le vittime dei pestaggi alla Diaz, per effetto della decisione definitiva da parte della Cassazione, dovranno essere risarciti, sia dai poliziotti sia dai dirigenti nei confronti dei quali è stata riconosciuta anche la calunnia oltre che il reato di falso. Ci saranno ì ‘tempi tecnici’ delle notifiche della sentenza e poi l’amministrazione emanerà i decreti di sospensione dal servizio per i poliziotti e i dirigenti condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione, non per le gravissime violenze avvenute alla scuola Diaz durante il G8 di Genova, nel luglio 2001, nei confronti di una sessantina di noglobal (reato prescritto), quanto per l’aver provato a falsificare le prove.