L’allarme lanciato nelle ultime ore dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, conferma quanto già denunciato da associazioni e movimenti sui rischi per la salute pubblica legati all’olio tropicale, soprattutto per bambini e adolescenti. Ne è certa anche l’Efsa, che ha reso noto il verdetto di condanna in un dossier. Dopo il parere positivo sul glifosato la sentenza dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare sugli effetti nocivi di questo grasso tropicale. Si tratta dei risultati di uno studio decennale, serio e scrupoloso, che sembra difficilmente attaccabile.
Secondo quanto riportato dall’Efsa, infatti, l’olio di palma contiene tre sostanze tossiche, di cui una genotossica e cancerogena, il 3-Mcpd, che si forma durante la raffinazione degli oli vegetali e presente in misura maggiore proprio nell’olio tropicale, ben 70 volte in più rispetto all’olio d’oliva.
«I contaminanti da processo a base di glicerolo presenti nell’olio di palma, ma anche in altri oli vegetali, nelle margarine e in alcuni prodotti alimentari trasformati, danno adito a potenziali problemi di salute». Sulla tossicità di alcune sostanze: glicidil esteri degli acidi grassi (Ge), 3-monocloropropandiolo (3-Mcpd), e 2-monocloropropandiolo (2-Mcpd). I più alti livelli di queste sostanze, spiega l’Efsa, si trovano nell’olio di palma, ma non solo, e si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare quando gli oli vegetali vengono raffinati a temperature che si aggirano attorno ai 200 gradi.
Paradossalmente, il rapporto dell’Efsa, parla dell’olio di palma e delle sostanze chimiche che si sviluppano al suo interno quando questo viene lavorato, precisando che un consumatore adulto è potenzialmente a rischio solo se fortemente esposto alle sostanze. Mentre, l’esposizione ad esse aumenta il rischio fino a dieci volte per i «bambini che consumino esclusivamente alimenti per lattanti».
Il rischio è maggiore per i più piccoli perché la loro ridotta corporatura non permette di smaltire quantità di sostanze tossiche che per un adulto sono più facilmente tollerabili. La dose giornaliera tollerabile è di 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno per 3-Mcpd mentre per 2-Mcpd, si legge nel documento, le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza. «La stima della media e le esposizioni elevate al 3-Mcpd» spiega l’Efsa «per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la dose giornaliera tollerata e costituiscono un potenziale rischio per la salute». Per i consumatori di 3 anni di età e oltre, margarine, dolci e torte sono le principali fonti di esposizione a tutte le sostanze.
Secondo www.ilFattoalimentare.it, che ha lanciato tempo fa con Great Italian food Trade una petizione contro l’olio di palma, la situazione è preoccupante: “Basta dire che per l’estere glicidico degli acidi grassi (GE), non è stata stabilita una soglia – spiega Roberto La Pira, direttore del sito specializzato in temi alimentari- perché trattandosi di una sostanza cancerogena e genotossica non deve essere proprio presente negli alimenti. Proprio com’è successo per il colorante Sudan, la cui presenza anche in dosi minime è sufficiente per avviare il ritiro del prodotto. Il gruppo ha concluso che i GE sono un potenziale problema di salute soprattutto per i bambini e i giovani, e anche per tutte quelle persone che assumono cibi ricchi di acidi grassi di palma”.
È vero che l’Efsa riferisce che la quantità di GE negli oli e grassi di palma è stata dimezzata negli ultimi 5 anni grazie alle misure adottate durante il processo produttivo. “In Italia però il consumo di olio di palma nell’ultimo quinquennio è quadruplicato – conclude La Pira – . Secondo dati Istat le importazioni sono passate da 274 mila tonnellate del 2011 a 821 mila tonnellate del 2015. Siamo i primi importatori d’Europa, per cui questo miglioramento da noi è stato praticamente vanificato. Siamo al livello record di 12 grammi al giorno pro capite, trattandosi del grasso preferito delle aziende usato in merendine, biscotti, grissini, cracker, fette biscottate e tanti altri prodotti da forno e alimenti. Per un ragazzo arrivare al limite consentito di assunzione non è difficile, basta mangiare a colazione 5 biscotti con olio di palma. Ma grazie anche alla nostra petizione ormai sul mercato ci sono più di 700 prodotti palm free. Segno che il messaggio ha fatto breccia fra i consumatori”.
In politica erano passate quasi inosservate le numerose denunce del M5S sui rischi per la salute, peraltro, già da tempo confermati dall’Istituto Superiore della Sanità, che ha messo in guardia sulla presenza eccessiva di grassi saturi nell’olio di palma. Con questo parere, l’Efsa non solo ha di fatto più che dimezzato la dose giornaliera ammissibile di quest’olio ma ha anche sancito la fine di un dibattito che ha visto da un lato chi, come parecchie associazioni e movimenti, volevano tutelare la salute dei cittadini e dall’altro chi invece voleva tutelare gli interessi delle lobby dell’olio di palma e dell’industria alimentare.
Il prossimo 25 maggio, ci sarà un convegno alla Camera sull’olio di palma, nel quale verrà divulgato insieme a esperti del mondo della scienza e della medicina, tutte le informazioni relative ai rischi per la salute e per l’ambiente legati all’olio di palma e le proposte 5stelle per chiederne il bando, tra cui la petizione per dire stop agli spot a favore dell’olio di palma sul sito web www.oliodipalmainsostenibile.it. Gli italiani sperano che anche altri rappresentanti politici aderiscano all’iniziativa chiedendo al Governo una decretazione d’urgenza (magari ponendo la fiducia) per fare approvare urgentemente una legge.