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Disastro ecologico per miliardi di euro nel sito industriale di Bussi sul Tirino Val Pescara. 19 indagati.

Mondo salvagente

Il Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Pescara, Gianluca Sarandrea, ha rinviato a giudizio tutti i 19 indagati, perlopiù ex amministratori Montedison, per l’inquinamento del sito industriale di Bussi sul Tirino (PE). I capi di imputazione nel processo, che inizierà il 25 settembre 2013 davanti alla Corte di Assise di Chieti, sono avvelenamento delle acque destinate al consumo umano e disastro ambientale.

L’inchiesta sulla maxidiscarica di rifiuti tossici a Bussi era iniziata nel marzo del 2007, dopo il blitz del Comando Provinciale di Pescara del Corpo Forestale dello Stato. Nella più grande discarica abusiva d’Italia, a 20 metri dal polo chimico di Bussi, sono stati scoperti 250 mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose, sepolti a 5-6 metri di profondità in un terreno a due passi dal fiume Pescara.

Cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni e metalli pesanti sono stati rinvenuti durante i rilievi su un’area di 30 mila metri quadrati. La Forestale e la Procura di Pescara ritengono che l’inizio dell’utilizzo del terreno come discarica risalga a diversi decenni fa. La proprietà nel 1999 era stata ceduta dalla Montedison ad una società immobiliare di Milano riconducibile sempre alla Montedison.

Per bonificare la zona devono essere rimosse 240 mila tonnellate di terra e il costo stimato di tale operazione si aggira intorno ai 58 milioni di euro. Molte delle sostanze inquinanti sono state assorbite dal terreno, infiltrandosi nelle falde acquifere destinate anche all’acqua potabile fra il 1980 e 1990.

Per altre stime i danni ambientali ammonterebbero a circa 8,5 miliardi di euro, l’equivalente di una Finanziaria. L’enormità del disastro ecologico nel sito industriale di Bussi sul Tirino (Val Pescara) emerge dalla quantificazione effettuata dall‘Ispra su commissione del ministero dell’Ambiente. E’ stato inquinato suolo e sottosuolo, inquinata l’acqua, chiusi alcuni pozzi che approvvigionavano l’acquedotto. Addirittura si ipotizza che l’Abruzzo possa rimanere privo di fonti proprie di acqua potabile.

Il WWF Abruzzo ha fatto sapere che in quello che è uno dei siti più inquinati d’Europa, l’acqua di falda presentava valori di contaminazione centinaia di migliaia di volte superiore ai limiti di legge per composti tossici e cancerogeni e che i danni sull’intera vallata del fiume Pescara sono stati quantificati dall’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA) in miliardi di euro. Un disastro immane e un processo in corso e le eventuali condanne non ripuliranno uno dei luoghi più contaminati d’Europa, in una valle tra due parchi nazionali dove fluisce dall’Appennino una quantità enorme di acqua.

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