Le misure in materia di contenimento della spesa di personale recate dal decreto-legge n. 78 del 2010, già di per sé severe e impegnative, sono state completate e rafforzate dalle due manovre estive del 2011, dalla legge di stabilità per il 2012 e dal cosiddetto decreto “salva Italia”.
La necessità di procedere, in tempi certi e rapidi, al riequilibrio dei conti pubblici per fronteggiare le tensioni sul mercato dei titoli sovrani, ha portato a privilegiare l’approccio di tipo finanziario alla materia del pubblico impiego. La spesa per redditi da lavoro dipendente rappresenta, del resto, una variabile critica
per gli equilibri di finanza pubblica, con valori che si attestano su livelli pari a circa il 10 per cento del prodotto interno lordo e un andamento, nell’arco dell’ultimo decennio, a lungo disordinato e fuori controllo.
Le misure adottate dall’Italia per il contenimento del costo del lavoro pubblico sono, per molti aspetti, analoghe a quelle avviate, nel medesimo arco temporale, dai paesi dell’Unione europea maggiormente esposti agli effetti della crisi economica.
In tale contesto, la relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico, prevista dall’articolo 60 del d.lgs. n. 165 del 2001, che la Corte dei conti, rispettando la cadenza annuale, sottopone al Parlamento, rappresenta uno dei momenti più rilevanti dell’attività di referto sugli andamenti della finanza pubblica.
La relazione 2012 viene a saldarsi ed a fare sistema con il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, con le relazioni quadrimestrali sulle modalità di copertura delle leggi di spesa, con le numerose audizioni sui documenti programmatici, sulla legge di stabilità e sulle manovre economiche.
Proprio la relazione “sulla gestione delle risorse destinate al personale pubblico” – come recita la rubrica del citato articolo 60 – rappresenta, sotto il profilo temporale, il primo esempio di referto della Corte dei conti avente ad oggetto la valutazione di una voce di spesa riferita a tutte le amministrazioni pubbliche e non solo a quelle statali.
Lo stretto rapporto venutosi a creare tra politiche di personale ed esigenze di contenimento della spesa pubblica – testimoniato dall’estensione di alcuni degli interventi contenuti nella normativa più recente a tutti gli enti inseriti nell’aggregato pubbliche amministrazioni rilevante per la contabilità nazionale – sollecita una ripresa di attenzione sulla necessità di rendere omogenee le rilevazioni dei dati relativi alla consistenza ed alla classificazione dei dipendenti pubblici ed all’andamento delle singole voci di spesa che concorrono a determinare il costo del lavoro.
Ne emerge un quadro caratterizzato da costanti, significativi miglioramenti sotto il profilo della qualità, della completezza e della attendibilità dei dati, della riduzione del numero di enti inadempienti, dell’ampliamento delle aree tematiche in cui le informazioni sono raggruppate, del monitoraggio di specifiche variabili critiche, della facilità di accesso ai dati, della loro disponibilità per successive elaborazioni.
Permangono, tuttavia, profili di criticità dovuti alle difficoltà di dialogo con i sistemi fornitori, non omogenei nei diversi comparti e nei singoli enti, e alle differenti tecniche di rappresentazione contabile dei fenomeni, che rendono tuttora complesse le procedure di acquisizione.
Sotto altro profilo va valutata la fattibilità di un’estensione delle rilevazioni del conto annuale a tutte le pubbliche amministrazioni ricomprese nell’aggregato di contabilità nazionale ormai destinatarie, come detto, delle principali misure per il contenimento della spesa per redditi da lavoro dipendente.
Per gli enti non ricompresi tra i destinatari delle norme del d.lgs. n. 165 del 2001 manca, al momento, una adeguata analitica base informativa per quantificare ex ante gli effetti finanziari attesi dagli interventi normativi in materia di personale e verificare, a consuntivo, l’efficacia delle misure adottate. Per le medesime finalità va sottolineata, altresì, la necessità della predisposizione di un prospetto di raccordo e riconciliazione tra le rilevazioni della Ragioneria generale e quelle di contabilità nazionale, basate su metodologie diverse di acquisizione e aggregazione dei dati e sull’adozione di differenti criteri contabili, allo scopo di sfruttare le sinergie derivanti da un diverso approccio alla materia del costo del lavoro ed elaborare univoci parametri per la programmazione della spesa.
Il diverso arco temporale dei dati a disposizione si riflette sulla struttura della relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico che si articola, come per gli anni precedenti, in due distinte partizioni.
La prima contiene un’analisi degli effetti delle più recenti misure in materia di contenimento della spesa di personale, alla luce dei dati di consuntivo 2011, messi a diposizione dall’ISTAT nel mese di marzo, e del quadro tendenziale degli andamenti di finanza pubblica contenuto nel recente Documento di economia e finanza.
Tratto dalla premessa alla: relazione sul costo del lavoro pubblico