Miniera d'oro
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Miniera d'oro
Miniera d’oro

di Paola Brambilla. Lo scorso 13 giugno le comunità locali colombiane residenti a Bucamaranga, a valle del distretto montuoso e arido del Santurban, caratterizzato da una torbiera e da una vasta zona umida e ricchissimo di sorgenti che riforniscono d’acqua 2,2 milioni d colombiani hanno presentato una denuncia al Mediatore dell’IFC, International Financial Corporation, organismo finanziatore di progetti privati appartentente al gruppo della Banca Mondiale, accusando l’organismo di aver finanziato il progetto della Eco Oro Mineral, società estrattiva canadese, denominato Angostura, senza la previa valutazione di impatto ambientale e sociale dovuta ai sensi della normativa colombiana.
Il Comitato per la Difesa dell’Acqua e della Santurbán Páramo, in cui si sono riuniti quasi 40 comitati locali di residenti, contesta alla IFC la devoluzione di $ 11,79 milioni di euro in un investimento che minaccia l’ambiente e la salute di oltre una ventina di comuni.
Le forti proteste, petizioni ed audizioni, hanno portato il Ministero dell’Ambiente colombiano a denegare l’autorizzazione ambientale richiesta, sulla base della normativa nazionale che vieta attività minerarie nel deserto e nelle zone umide. Le torbiere sono ecosistemi fragili che forniscono circa il 75% dell’acqua dolce della Colombia, compresa l’acqua potabile di milioni di persone, e svolgono un ruolo chiave alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico. L’Associazione Interamericana per la Difesa Ambientale, (AIDA), il Centro per il Diritto Internazionale dell’Ambiente (CIEL), e il MiningWatch Canada, hanno appoggiato la richiesta del Comitato di ottenere il riesame del progetto e la revoca dei fondi IFC.
La nuova vertenza si aggiunge a un lungo elenco di conflitti ambientali originati specificamente dalle politiche di investimento dell’IFC, dirette prevalentemente al settore dell’estrazione di petrolio e risorse minerarie, e caratterizzate da un profondo impatto ambientale e sociale, di cui hanno fatto le spese soprattutto i Paesi dell’America latina. Tra i più colpiti dalle conseguenze di queste attività estrattive di grandi dimensioni, il Perù e la Colombia, la cui legislazione nazionale in materia mineraria è stata profondamente condizionata proprio dall’IFC.
Le attività di estrazione di metalli auriferi, come nel caso in questione, richiedono l’utilizzo di cianuro, arsenico e mercurio che vengono scaricati nei corsi d’acqua finitimi al sito, con un gravissimo inquinamento idrico che si estende a tutto il bacino idrografico di riferimento, e contamina le altre matrici ambientali, pregiudicando attività fondamentali per la popolazione locale come l’agricoltura, l’allevamento e la pesca.
L’inadeguatezza delle politiche di investimento del Gruppo della Banca Mondiale e le sue gravi carenze sotto il profilo della sostenibilità ambientale e sociale sono state del resto confermate da uno studio che la Banca Mondiale, tramite il suo presidente James Wolfensohn, nel luglio 2001 ha affidato ad una commissione indipendente, la Extractive Industry Review (EIR), che dopo due anni di analisi, indagini e consultazioni di parti pubbliche e private ha presentato una relazione da cui emergono questi effetti negativi, frutto dell’inefficiente azione di supervisione ambientale e sociale; sotto il profilo tecnico, infine, la relazione osserva come i risultati attesi da questi progetti di investimento sulla riduzione della povertà ed il risollevamento delle sorti economiche e sociali dei Paesi interessati siano alquanto deludenti. Ciò ha portato addirittura la Commissione a suggerire una moratoria dei finanziamenti ai progetti petroliferi, la sospensione dei finanziamenti alle miniere di carbone nell’ambito della lotta all’effetto serra, ed un più deciso impegno nel finanziamento delle fonti d’energia pulita e rinnovabile e l’efficienza energetica.
Sembrano critiche attuali, quando risalgono a oltre un decennio fa; ma nel frattempo ben poco è cambiato.

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