Stralciare le norme sulla giustizia dal decreto “del fare”. Approvare subito i nuovi Parametri forensi. Garantire piena operatività al ministero della giustizia, assegnando le deleghe ai sottosegretari”. Il Consigliere segretario del Consiglio nazionale forense, Andrea Mascherin, in una intervista pubblicata nella Newsletter CNF n. 152 di oggi, fa il punto sui rapporti con il Parlamento e il Governo e sulle attese dell’Avvocatura dopo una settimana piena di eventi.
L’Avvocatura sollecita il Parlamento a riacquistare centralità nella individuazione delle soluzioni in materia di giustizia e dunque a provvedere allo stralcio delle norme su mediazione obbligatoria e smaltimento arretrato dal decreto legge “del fare”.
La richiesta è stata avanzata dal presidente del Consiglio Nazionale Forense, Guido Alpa, nel corso dell’audizione in commissione giustizia della Camera sui contenuti del c.d. decreto del fare dello scorso mercoledì 3 luglio, in occasione della quale è stato depositato un documento articolato di proposte emendative e integrative.
Proposte che sono state accolte con grande interesse dai principali partiti di maggioranza, PD e PDL, e dal Movimento 5 Stelle nel corso degli incontri tra i rispettivi rappresentanti, (Danilo Leva (responsabile forum Giustizia; Francesco Paolo Sisto, presidente della commissione affari costituzionali della Camera; Alfonso Bonfante, competente per la giustizia) e una delegazione del CNF.
Il consigliere segretario Andrea Mascherin fa il punto sugli importanti avvenimenti che hanno coinvolto l’Avvocatura nello scorsa settimana e al ministero della Giustizia dice: “Approviamo subito il decreto sui nuovi Parametri forensi”.
Domanda: Nel corso della settimana trascorsa il CNF ha avuto diverse occasioni di contatto con il Parlamento e la Politica. Quali sono stati i temi principali?
Risposta. Nel corso dell’audizione in Commissione giustizia della Camera, il 3 luglio scorso, il presidente Alpa ha illustrato articolate proposte; fra queste mi limito a ricordare l’offerta di un contributo decisivo degli avvocati allo smaltimento dell’arretrato per una definitiva soluzione del problema, e la disciplina di forme di soluzioni alternative al processo che comportino veri risparmi di tempi e costi per cittadini e per lo Stato, quale la negoziazione assistita curata dagli avvocati, e l’arbitrato presso gli organismi degli Ordini. L’accoglienza dei parlamentari è stato molto positiva, tanto che l’intervento del presidente Alpa è stato accolto da un convinto applauso dei deputati presenti.
Domanda: Nei giorni successivi, il CNF ha avuto diversi incontri con i vari gruppi parlamentari. Ci sono state aperture sulle proposte di intervento suggerite dal CNF?
Risposta. Abbiamo incontrato il PD, il PDL e il Movimento 5 Stelle. I rappresentanti dei gruppi parlamentari hanno manifestato sostanziale condivisione per le proposte e le osservazioni del CNF, tra queste, la necessità di rivedere l’istituto della mediazione.
Domanda. Quali sono state le indicazioni più importanti provenenti dai rappresentanti della politica?
Risposta. In sintesi, sono tutti favorevoli allo sviluppo del progetto della negoziazione assistita e dell’arbitrato presso gli Organismi degli Ordini, quali misure alternative al processo. In secondo luogo, oltre al comune giudizio negativo sulla obbligatorietà dell’istituto, il PD è parso molto determinato nel chiedere che la mediazione sia comunque gratuita; il PDL nel ritenere necessaria l’obbligatorietà dell’assistenza dell’avvocato; il Movimento 5 Stelle nel chiedere lo stralcio del pacchetto giustizia dal “decreto legge del fare”.
Domanda. Cosa dovrebbe fare, ad avviso del CNF, il ministero della giustizia, per dare segno di riconoscere il ruolo dell’Avvocatura?
Risposta. Ci sono molte cose da fare e/o rimaste in sospeso. Innanzitutto, dovrebbe provvedere alla emanazione dei parametri, non più rinviabile. Importante, peraltro, che ciò avvenga nel pieno rispetto della proposta del CNF, che rimedia con equilibrio ed equità alla vergogna dei parametri in essere e conferisce nuovamente dignità alle nostre prestazioni professionali.
Domanda. Cosa altro? Risposta. Dovrebbe promuovere lo stralcio delle norme sulla giustizia dal “decreto fare”, e collaborare alla individuazione di un binario parlamentare preferenziale per favorire il celere percorso di un disegno di legge che affronti in maniera organica i punti toccati dal decreto. Domanda. Lo stralcio, tuttavia, potrebbe allungare i tempi…
Risposta. In accordo con il Parlamento, il Governo potrebbe condividere con i gruppi parlamentari di fissare al 15 ottobre il termine entro il quale approvare un disegno di legge organico. Se ciò non avvenisse, potrebbe procedere con decreto legge;
Domanda. Note testate quotidiane accusano gli avvocati di voler frenare le riforme in materia di mediazione e geografia giudiziaria. Cosa risponde?
Risposta. Voglio ancora una volta chiarire che l’Avvocatura è favorevole agli istituti che favoriscano la celere soluzione dei conflitti, ma deve rimanere ferma la tutela dei diritti dei cittadini in gioco, la garanzia di tecnicità; l’esclusione di costosi ed insidiosi ostacoli all’ accesso al giudice naturale, garantito dalla Costituzione. D’altra parte, a volerli leggere correttamente, i dati ministeriali dimostrano come la mediazione obbligatoria si sia rivelata un costo in più per i cittadini ed uno strumento inidoneo alla deflazione. L’Avvocatura promuove strumenti alternativi al processo, già richiamati sopra, ed è favorevole anche a una mediazione che possa funzionare; lo ha ribadito il presidente Alpa che ha illustrato precise proposte migliorative alla commissione giustizia della Camera.
Domanda. Altro argomento caldo è quello della geografia giudiziaria. Qual è la posizione dell’Avvocatura?
Risposta. Siamo favorevoli, assolutamente e senza equivoci di sorta, ad una rivisitazione della stessa; ma così come tracciata dal precedente governo porterà, e sta già portando, al caos totale, e davvero non ve ne è bisogno. Ci chiediamo perché non sia possibile fare le cose bene, con tecnicità, sfruttando le competenze e le esperienze dei giuristi e degli operatori del diritto.
Domanda. Forse ci vorrebbe più efficienza anche all’interno dei ministeri?
Risposta. In effetti, e per esempio, sorprende che i due sottosegretari alla giustizia, a quanto ci risulta, siano ancora senza deleghe. Fra l’altro non sappiamo se e chi sia chiamato a seguire la disciplina delle professioni, né quale ne sia la competenza.
Lo sottolineo perché l’ attuazione del nuovo Ordinamento professionale forense passa anche per alcuni importanti regolamenti ministeriali.
Almeno sul punto bisognerebbe dare subito delega ad uno dei due sottosegretari, che provengono dall’ Avvocatura e dalla Magistratura, dunque entrambi operatori di giustizia, con la giusta esperienza e competenza.
Ancora credo che sarebbe necessario verificare chi, tra funzionari e responsabili interni, abbia nel tempo dato buona prova di sé, e chi no, valorizzando i primi e rimuovendo i secondi.
Domanda. La giustizia si dimostra ancora una volta una questione molto sensibile, soprattutto in un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo. Cosa occorrerebbe fare, ad avviso del CNF, per ristabilire equilibrio nell’approccio al tema?
Risposta. E’ tempo che il Parlamento recuperi piena centralità e che le leggi vengano fatte in aula con senso di responsabilità, non attraverso “scorciatoie” come i decreti legge, spesso e volentieri di assai dubbia costituzionalità.
Vi è poi un profilo di opportunità, perché i decreti legge sono culturalmente inaccettabili in una democrazia compiuta. Democrazia compiuta significa anche coinvolgimento delle parti sociali competenti per materia.
Domanda. E’ nota la polemica in corso tra Avvocatura e Ministro della Giustizia; quest’ultimo finora ha dato risposte che sono state ritenute tutt’altro che soddisfacenti dall’Avvocatura. Cosa attendersi?
Risposta. La fase di frattura con gli avvocati è molto più grave di quello che il Ministro, temo mal consigliato, sembri pensare; e rischia d’essere senza ritorno. Del resto, non si sbaglia mai a riconoscere un errore per espressioni , colorite o meno ma comunque obiettivamente sconvenienti per un ministro della giustizia nei confronti dell’Avvocatura, parte della giurisdizione come la Magistratura, e composta da lavoratori come tanti altri, colpiti dalla crisi come tutti gli altri.