Il 22 Marzo, come ogni anno, è la Giornata Mondiale dell’acqua, un evento che è stato istituito dalle Nazioni Unite nel 1992.
Il 2013, in particolare, è anche l’Anno mondiale dell’acqua (o meglio della cooperazione idrica) indetto dall’ONU per sensibilizzare su una risorsa fondamentale per la vita nel pianeta e che viene spesso sprecata nella civiltà occidentale.
Oltre un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua pulita. Ad esempio, nel Mediterraneo uno studio del Noaa (National oceanic and atmospheric administration) pubblicato dal Journal of Climate, conferma che piogge e nevicate invernali sono radicalmente ridotte ormai da 20 anni e che i gas serra ne sono i maggiori responsabili. L’Ispra conferma che fenomeni di vulnerabilità del suolo fino alla desertificazione interesseranno regioni italiane come Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Sardegna, ma anche Piemonte, Liguria, Toscana e Abruzzo. Il Lamma (Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile) nel 2011 affermava, riferendosi alla Toscana, che «due eventi estremi condizionano ormai da anni il nostro territorio: fenomeni piovosi con vere e proprie bombe d’acqua improvvise e su aree ristrette e il rischio siccità che ricorre periodicamente condizionando la ricarica delle falde, delle sorgenti, dei laghi e dei corsi di acqua. Nel 2012 in Toscana è stato registrato un altro periodo siccitoso come non si era mai verificato negli ultimi 100 anni, dove sono cadute fino al 40% di piogge in meno rispetto alla media.
Al nord come al sud del pianeta, fatte le dovute differenze, per la gestione sostenibile delle risorse idriche si dovrà tener conto di questi aspetti e – guardando oltre il 2015 – considerare quanto riportano rapporti come Urbanizing the developing world del Worldwatch Institute, in cui si afferma che tra il 2011 e il 2050 la popolazione urbana mondiale è destinata a crescere di 2,6 miliardi, portando il numero totale di abitanti delle città a 6,3 miliardi, con centri abitati che saranno sempre più caldi, più aridi e più inquinati in particolare nei Paesi in via di sviluppo.
Il cambiamento climatico comporta nuove sfide. Il riscaldamento globale è infatti il principale responsabile dei periodi di siccità sempre più frequenti. A causa del cambiamento climatico si sono intensificati uragani ed inondazioni, che distruggono coltivazioni, contaminano le falde acquifere e danneggiano le strutture dove si conserva e si trasporta l’acqua.
Così, l’acqua è una risorsa che dovremo abituarci a considerare ben più preziosa del petrolio, del gas e di altre materie prime che riteniamo indispensabili. La domanda continua ad aumentare, dal momento che la popolazione mondiale è in costante crescita, ma l’offerta è in diminuzione, sono sempre di più i fiumi in secca e le riserve d’acqua in esaurimento.
Ecco alcuni dati diffusi dalle Nazioni Unite: l’85% della popolazione mondiale vive nella metà più arida del pianeta. Quasi 800 milioni di persone non hanno accesso a fonti di acqua pulita e ben 2 miliardi e mezzo non dispongono di adeguati servizi igienici. Per contro, se tutti gli abitanti della Terra dovessero vivere nelle stesse condizioni privilegiate di cui godono europei e nordamericani, servirebbero circa 3 pianeti e mezzo per soddisfare i bisogni idrici di tutti.
Per produrre 1 kg di riso occorrono 3.500 litri d’acqua, ma per 1 kg di carne ne occorrono 15.000 litri, (fonte sito dell’Onu dedicato alla Giornata mondiale dell’acqua). In un futuro non lontano, potrebbero verificarsi guerre per accaparrarsi risorse idriche sempre più scarse.
Tuttavia, parlare di “acqua come diritto” significa, nella pratica, togliere “l’affare acqua” dalle mani delle multinazionali e dal mercato, lasciandola in mano pubblica (cioè a disposizione di tutti i cittadini come un bene comune e non come merce). Significa risparmiarla, preservarla, minimizzare o eliminare gli sprechi. Significa, rendersi conto del bene prezioso e vitale, significa usarlo con saggezza e altruismo.