Di Stefano Nespor. Le riserve note di gas sono in continuo aumento. Nel 2005 si pensava che sarebbero state sufficienti per circa 60 anni: un rapporto dell’Eni del 2008 formulava la previsione di un esaurimento delle riserve esistenti nello spazio di 60 o 70 anni. Ora, a pochi anni di distanza, molti ritengono che il gas potrà soddisfare i crescenti fabbisogni mondiale per i prossimi 200 anni. Nel 2009 la IEA ha stimato che le riserve di gas utilizzabili a livello mondiale ammontavano al doppio di quanto si supponeva solo un anno prima.
In continuo aumento sono anche l’estrazione e il consumo di gas. Secondo un rapporto del MIT del 2011, la produzione di questo combustibile è cresciuta di quasi la metà nel corso di venti anni, tra il 1990 e il 2009.
Questo stupefacente mutamento, che ha scardinato tutte le previsioni concernenti la disponibilità in futuro di questo combustibile, è dovuto essenzialmente a tre fattori. Un fattore tecnologico, consistente nel progresso delle tecnologie e delle conoscenze geologiche che permettono l’estrazione e l’utilizzo di nuove riserve di gas; un fattore economico, costituito dall’aumento del costo del diretto sostituto del gas, il petrolio, dovuto anche al fatto che molti dei più importanti giacimenti hanno cominciato a dare segni di esaurimento, mentre è diminuita la scoperta di nuove riserve; infine un fattore strategico, dovuto all’esigenza di molti paesi di attenuare la dipendenza energetica da paesi considerati politicamente instabili o inaffidabili.
Si parla diffusamente dell’utilizzo di gas proveniente da giacimenti non convenzionali, o più semplicemente di gas non convenzionale. L’espressione è impropria: in ogni settore industriale o produttivo, convenzionale è ciò che si produce con metodologie esistenti. Ciò significa che ciò che è convenzionale muta continuamente nel tempo con l’innovazione tecnologica o con il proporsi di esigenze prima non esistenti o non soddisfatte. Tuttavia, con l’espressione si fa generalmente riferimento ad alcune principali categorie di gas fino a qualche anno fa considerate non utilizzabili: il gas collocato in giacimenti ad elevata profondità, il gas compresso all’interno di formazioni geologiche di roccia dura estraibile attraverso processi noti con il nome di fracking idraulico, il shale gas, contenuto in bacini formati da roccia morbida contenuta all’interno di strati di roccia più dura.
Oggi si è in grado di affermare che non solo sotto gli Stati Uniti, ma sotto parti dell’Europa, della Cina,e poi l’Argentina, il Brasile, il Messico, l’Australia e il Canada si trovano enormi e ancora sconosciute quantità di gas.
Se gli scenari più ottimistici si realizzano, e quindi se lo sfruttamento di questi depositi di gas procede in altri paesi così come oggi sta procedendo negli Stati Uniti, la quantità di energia globale prodotta mediante questo combustibile, oggi pari al 21% potrebbe aumentare al 25% nel 2035. L’aumento è consistente ben più di quanto non appaia, se si tiene conto del fatto che negli anni considerati aumenterà in modo esponenziale il consumo di energia.
Un altro elemento favorevole da considerare è che gli impianti di produzione di elettricità a gas sono abbastanza economici da realizzare e costano meno non solo di quelli alimentati a energia nucleare ma anche, in molti casi, di quelli basati su energie rinnovabili.
Questo è però anche il vero problema. Il gas ha molti aspetti positivi: ce ne è molto a disposizione, come si è visto, potrà costare poco , è poco inquinante e contribuisce al cambiamento climatico in misura assai inferiore a quella degli altri combustibili fossili, carbone e petrolio. Per questo molte organizzazioni ambientaliste vedono con favore l’impulso dato alla produzione di energia per mezzo di gas: qualsiasi sostituzione di una centrale elettrica a carbone con una centrale elettrica a gas produce riduce le emissioni che aggravano il cambiamento climatico.
Tuttavia, a prescindere da tutti gli altri problemi ambientali che pone l’estrazione di gas non convenzionale (sono temi sui quali torneremo), il pericolo è che si dirottino gli investimenti nel settore energetico previsti o prevedibili per lo sviluppo delle energie rinnovabili verso lo sviluppo di energia prodotta con gas, che pur sempre è un combustibile fossile che, seppure in misura minore di carbone e petrolio, contribuisce al cambiamento climatico.
La realtà è che il gas sarà una fonte di produzione di energia indispensabile per far quadrare i conti della produzione mondiale per molti decenni. Sarà anzi, con tutta probabilità, la fonte di produzione di energia che potrà garantire il passaggio verso un pieno utilizzo delle energie rinnovabili, soprattutto per quei paesi che hanno rinunciato all’impiego di centrali nucleari.
Un commento su “Verso un futuro che va a gas?”
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.
Si deve andare il più possibile nella direzione delle energie rinnovabili, non sono più un’alternativa ma la strada da seguire