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di Carlo Rapicavoli – I Sindaci dei Comuni della Provincia di Belluno hanno approvato un documento per la salvaguardia del territorio provinciale, in virtù della specificità dello stesso, per chiedere alla Regione e al Governo di tenerne conto nella fase di attuazione del processo di riordino delle Province, in attuazione della Legge 135/2012 sulla spending review.

Della specificità delle Province montane – va ricordato che soltanto due Province, Belluno e Sondrio, hanno il territorio interamente montano – si era già occupato il Senato in sede di discussione sulla conversione in legge del D. L. 95/2012.

Il relatore Giaretta, con riferimento all’emendamento 17.100/9 presentato dai senatori Gianvittore Vaccari e Massimo Garavaglia, finalizzato ad introdurre una deroga al processo di riordino, escludendo – e quindi facendo salve – le “Province interamente montane”, pur pronunciandosi in senso contrario aveva osservato che “la problematica relativa alla specificità di alcune province, come quelle interamente montane, non può, tuttavia, essere trascurata, e necessiterà di essere debitamente approfondita. Spiccano, al riguardo, le particolari situazioni delle province di Sondrio (stante l’orografia della stessa e la collocazione geografica), e di Belluno (collocata tra due regioni a statuto speciale in cui molti comuni della stessa vorrebbero essere ricompresi per beneficiare della particolare disciplina di cui godono gli enti territoriali autonomi)”.

Alla luce del parere contrario di Governo e Relatore all’immediato accoglimento, il sen. Garavaglia ha ritirato l’emendamento, trasformato in ordine del giorno di analogo contenuto.

Tale ordine del giorno (n. G/3396/51/5) è stato quindi accolto dal Governo come raccomandazione.

Questo dunque il testo del documento discusso e approvato a larga maggioranza dai Sindaci dei Comuni della Provincia di Belluno il 31 agosto 2012.

“I rappresentanti dei Comuni bellunesi, riuniti oggi 31 agosto 2012 a Belluno, insieme ai Consiglieri regionali bellunesi e ai Parlamentari italiani bellunesi

– valutato con molta preoccupazione il grave rischio che – in sede di attuazione di quanto previsto in ordine al riordino delle Province dall’art. 17 del D. L. 95/2012, convertito con L.135/2012, e dalla conseguente Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso – venga messa in discussione l’unità della Provincia di Belluno, stante la popolazione inferiore alla soglia dei 350.000 abitanti stabilita dal suddetto atto governativo;

– sottolineato anzitutto con forza che l’unità della nostra Provincia, tenuto anche conto di quanto previsto dagli artt. 5 e 133 della Costituzione, non può essere modificata in nome di astratti criteri demografici in contrasto con il sentimento di storica appartenenza alla comunità provinciale di (tutte) le popolazioni locali ivi residenti, che si riconoscono nella Istituzione territoriale autonoma che rappresenta tale unità;

– considerato che in ogni caso il mantenimento dell’attuale ambito territoriale provinciale si giustifica ampiamente per le seguenti inoppugnabili ragioni:

1) si tratta di una Provincia totalmente montana, con evidenti specificità sia in ordine al rapporto tra territorio (ampio) e popolazione insediata (oggettivamente e di necessità assai più ridotta rispetto ad aree non montane), sia con riguardo all’assetto delle infrastrutture e ai servizi pubblici che ne debbono assicurare vita e collegamenti;

2) si tratta di un territorio con peculiari esigenze di autonomia e autogoverno, a maggior ragione perchè contiguo con due Regioni speciali, con conseguenti squilibri socio-economici, che richiedono anche un rafforzamento dell’unità provinciale rispetto ai rischi di disgregazione;

3) la Regione del Veneto ha espressamente riconosciuto nel proprio recente statuto la condizione particolare della Provincia di Belluno come ineludibile punto di riferimento istituzionale, anche per gli enti locali del territorio (art.15, comma 5), vincolandosi a rafforzarne l’autonomia in una serie di campi significativi, a vario titolo connessi con le esigenze della popolazione residente e la realtà transfrontaliera;

– rilevato che per la bassa densità abitativa della provincia di Belluno, superficie circa 3.700 km2 ed abitanti 215.000 arr., per rispettare il parametro popolazione della Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso (350.000 ab) sarebbe necessario aumentare l’estensione a 6.000 km2 (!) pari ad un terzo dell’intera regione (!) evidenziando così la non congruità di correlazione tra i due parametri in situazioni particolari quali quelle dei territori interamente montani;

– dato atto che per la superficie del Veneto, di circa 18.400 km2, sono compatibili mediamente le 7 province esistenti rispetto il parametro estensione della Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso (2.500 km2) e che comunque quella di Venezia deve trasformarsi in area metropolitana con quindi una riduzione rispetto la situazione attuale;

– dato atto che per la popolazione del Veneto, di circa 5.000.000 di abitanti, sarebbero possibili 14 province rispetto il parametro popolazione della Deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio scorso (350.000 ab) cioè il doppio di quelle esistenti e che comunque quella di Venezia deve trasformarsi in area metropolitana con quindi una riduzione rispetto la situazione attuale;

– evidenziato che la provincia di Belluno fa parte del club dei 15 cioè le quindici provincie italiane più industrializzate secondo questi criteri:

a) alto reddito (20 000 euro per abitante – primo quartile per l’Italia);

b) contributo dell’industria (comprese costruzioni) al valore aggiunto superiore al 35% – la UE 25 ha una media del 29% (Italia 28%) ed individua la soglia dei territori industriali al 30%;

c) quota dell’occupazione industriale superiore al 40% – la UE 25 ha una media del 27% (Italia 31%).

d) smentendo così la nomea di provincia povera ed arretrata tecnologicamente e che anzi una modifica territoriale sconvolgerebbe drasticamente e negativamente il delicato equilibrio che si è venuto a creare nel tempo;

– apprezzando in modo particolare e ritenendo significativo che è stato accolto come raccomandazione in Senato in sede di conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, recante disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini, l’ordine del giorno che impegna il Governo a valutare di estendere alle Province interamente montane, come quella di Belluno, la deroga e di farle salve ai sensi del comma 2 articolo 17;

– rivendicando il ruolo che deve essere riservato ai Comuni, in base all’art.133 della Costituzione, per le ipotesi di modifica di territori provinciali;

determinano di:

– sollecitare la Conferenza Regioni-Enti locali del Veneto a tener conto di quanto sopra considerato, esprimendo in conseguenza un parere in sintonia, in cui sia espressamente salvaguardata l’unità della Provincia di Belluno;

– chiedere comunque alla Regione del Veneto di essere coerente con il proprio statuto, facendo valere il diritto della Provincia di Belluno di mantenere la sua unità, anche in deroga al criterio demografico indicato dal Consiglio dei Ministri, impegnando in tal senso i Consiglieri regionali ed in particolare quelli bellunesi;

– sollecitare il Governo nazionale a provvedere in conformità a quanto qui evidenziato rispettando anche la raccomandazione accolta in sede di conversione in legge del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95 ed in premessa richiamata, impegnando i Parlamentari nazionali della Regione Veneto ed in particolare quelli bellunesi ad appoggiare tale richiesta;

– invitare tutti i Comuni bellunesi a far proprio questo documento in una seduta straordinaria a breve dei Consigli comunali, trasmettendolo tempestivamente alla Conferenza Regione-Enti locali e a Giunta e Consiglio regionale del Veneto”.

Un commento su “I Sindaci si mobilitano a salvaguardia dell’unità della Provincia di Belluno

  1. Spiegatemi perché il problema delle frane dovrebbe essere diverso in province interamente montane come Belluno e parzialmente montane come Parma. E le alluvioni ci sono pure nelle province interamente pianeggianti come Rovigo.

    Piuttosto che accorpamenti sballati, meglio rispolverare le ottocentesche Deputazioni provinciali. Un Consiglio composto da Prefetto, rappresentante della Regione e tutti i Sindaci eserciterebbe funzioni di snodo e coordinamento a basso costo, e resterebbe eletto quasi interamente dai cittadini.

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